Il prima della coscienza è la sua innocenza e il dopo la colpa. La rappresentazione di ciò è espresso nel racconto del peccato dei progenitori, i quali nati puri divennero ad un certo punto impuri destinando, da allora in poi, l’umanità a rimanere fin dal suo venire al mondo contrassegnata da una macchia che doveva essere lavata e necessariamente o ritualmente tolta. Il fatto della colpa non è senza problema e ci sollecita ad una riflessione sulla sproporzione tra il bene originario e il male radicale, per dirlo con Hannah Arendt. Il percorso che intendiamo intraprendere in questa sede per comprendere e precisare cosa resti dell’idea e della visione religiosa del peccato originale, con la sua storia e la sua progressiva erosione, le cui conseguenze sembrerebbero del tutto evidenti nelle condizioni attuali di vita degli esseri umani, si snoda in tre punti: in primo luogo può essere opportuno ripartire da quella che è stata definita l’invenzione del peccato originale che ha trovato in Agostino d’Ippona il suo referente fondamentale. Accanto a ciò può essere d’aiuto seguire lo sviluppo della sua progressiva erosione in termini di colpevolezza, per approdare al solo termine capace di superare l’errore e di proiettarci oltre i limiti della colpa e del peccato, l’amore.
Pagliacci, D., “Il peccato originale è follia agli occhi degli uomini” (Pascal), <<COSMOPOLIS>>, 2019; 2019 (2): 1-10 [https://hdl.handle.net/10807/309704]
“Il peccato originale è follia agli occhi degli uomini” (Pascal)
Pagliacci, Donatella
2019
Abstract
Il prima della coscienza è la sua innocenza e il dopo la colpa. La rappresentazione di ciò è espresso nel racconto del peccato dei progenitori, i quali nati puri divennero ad un certo punto impuri destinando, da allora in poi, l’umanità a rimanere fin dal suo venire al mondo contrassegnata da una macchia che doveva essere lavata e necessariamente o ritualmente tolta. Il fatto della colpa non è senza problema e ci sollecita ad una riflessione sulla sproporzione tra il bene originario e il male radicale, per dirlo con Hannah Arendt. Il percorso che intendiamo intraprendere in questa sede per comprendere e precisare cosa resti dell’idea e della visione religiosa del peccato originale, con la sua storia e la sua progressiva erosione, le cui conseguenze sembrerebbero del tutto evidenti nelle condizioni attuali di vita degli esseri umani, si snoda in tre punti: in primo luogo può essere opportuno ripartire da quella che è stata definita l’invenzione del peccato originale che ha trovato in Agostino d’Ippona il suo referente fondamentale. Accanto a ciò può essere d’aiuto seguire lo sviluppo della sua progressiva erosione in termini di colpevolezza, per approdare al solo termine capace di superare l’errore e di proiettarci oltre i limiti della colpa e del peccato, l’amore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.