L’articolo analizza il contributo di Ovidio Capitani alla storiografia medievale italiana, con particolare attenzione al suo approccio alla cosiddetta riforma vescovile dell’XI secolo. Attraverso un confronto con altri storici come Giovanni Tabacco, Cinzio Violante e Gabriella Rossetti, l’autrice mette in luce il dibattito storiografico sulla natura del potere vescovile nel contesto della riforma gregoriana. Capitani rifiuta l’idea di una riforma vescovile intesa come movimento strutturato e centralizzato, sostenendo invece che l’episcopato dell’XI secolo fosse caratterizzato da un forte realismo politico e da una frammentazione locale. La sua analisi delle fonti canoniche mostra come, prima del Dictatus Papae di Gregorio VII, la Chiesa romana cercasse di integrare i vescovi in un sistema di coordinamento piuttosto che eliminarne l’autonomia. Tuttavia, il consolidamento del papato portò a una progressiva erosione delle immunità episcopali, ridefinendo il rapporto tra episcopato, papato e impero. L’articolo conclude che l’opera di Capitani offre una prospettiva critica sulla dialettica tra riforma e politica vescovile, suggerendo che le trasformazioni dell’XI secolo non furono solo il risultato della riforma gregoriana, ma anche delle dinamiche locali dei vescovi, spesso in equilibrio tra esigenze religiose e potere temporale.
Ciccopiedi, C., Ovidio Capitani e la medievistica di metà Novecento, tra riforma e politica dei vescovi del secolo XI, in Chierici e laici, poteri politici e poteri religiosi nei secoli XI e XII. Un omaggio a Ovidio Capitani, (Trieste, 26-27 November 2012), CERM, Trieste 2014: 69-80 [https://hdl.handle.net/10807/306906]
Ovidio Capitani e la medievistica di metà Novecento, tra riforma e politica dei vescovi del secolo XI
Ciccopiedi, Caterina
2014
Abstract
L’articolo analizza il contributo di Ovidio Capitani alla storiografia medievale italiana, con particolare attenzione al suo approccio alla cosiddetta riforma vescovile dell’XI secolo. Attraverso un confronto con altri storici come Giovanni Tabacco, Cinzio Violante e Gabriella Rossetti, l’autrice mette in luce il dibattito storiografico sulla natura del potere vescovile nel contesto della riforma gregoriana. Capitani rifiuta l’idea di una riforma vescovile intesa come movimento strutturato e centralizzato, sostenendo invece che l’episcopato dell’XI secolo fosse caratterizzato da un forte realismo politico e da una frammentazione locale. La sua analisi delle fonti canoniche mostra come, prima del Dictatus Papae di Gregorio VII, la Chiesa romana cercasse di integrare i vescovi in un sistema di coordinamento piuttosto che eliminarne l’autonomia. Tuttavia, il consolidamento del papato portò a una progressiva erosione delle immunità episcopali, ridefinendo il rapporto tra episcopato, papato e impero. L’articolo conclude che l’opera di Capitani offre una prospettiva critica sulla dialettica tra riforma e politica vescovile, suggerendo che le trasformazioni dell’XI secolo non furono solo il risultato della riforma gregoriana, ma anche delle dinamiche locali dei vescovi, spesso in equilibrio tra esigenze religiose e potere temporale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.