L’articolo esamina l’attività creditizia di cinque enti religiosi dell’Italia nord-occidentale tra i secoli XII e XIV, analizzandone le modalità operative nel contesto della normativa ecclesiastica sull’usura. La ricerca evidenzia come la condanna del prestito a interesse, sancita dal Decretum di Graziano e dalla legislazione successiva, si accompagnasse a un'elaborazione giuridica che consentiva agli enti ecclesiastici di gestire il credito in forme ritenute lecite. Attraverso lo studio di documenti relativi a ospedali e monasteri, l’autrice dimostra che tali istituzioni disponevano di liquidità derivante da donazioni e lasciti, che veniva impiegata per concedere prestiti su pegno fondiario. Le fonti indicano un’evoluzione da pratiche di prestito mascherato, riscontrabili fino al secolo XI, a transazioni esplicite registrate nei documenti successivi. L'analisi dei casi dell'ospizio del Gran San Bernardo, dell’ospedale di Sant’Andrea di Vercelli e di altri enti evidenzia un ruolo centrale di queste istituzioni nel sistema economico locale. L’articolo conclude che, nonostante le restrizioni ecclesiastiche, gli enti religiosi riuscirono a operare nel settore creditizio adattandosi al quadro normativo e giuridico dell’epoca, svolgendo un ruolo chiave nella circolazione della ricchezza e nella stabilità economica delle comunità medievali.
Ciccopiedi, C., Attività di prestito di cinque enti religiosi dell'Italia nord-occidentale: spunti per analisi comparate., <<BOLLETTINO STORICO-BIBLIOGRAFICO SUBALPINO>>, 2014; (112): 341-385 [https://hdl.handle.net/10807/306905]
Attività di prestito di cinque enti religiosi dell'Italia nord-occidentale: spunti per analisi comparate.
Ciccopiedi, Caterina
2014
Abstract
L’articolo esamina l’attività creditizia di cinque enti religiosi dell’Italia nord-occidentale tra i secoli XII e XIV, analizzandone le modalità operative nel contesto della normativa ecclesiastica sull’usura. La ricerca evidenzia come la condanna del prestito a interesse, sancita dal Decretum di Graziano e dalla legislazione successiva, si accompagnasse a un'elaborazione giuridica che consentiva agli enti ecclesiastici di gestire il credito in forme ritenute lecite. Attraverso lo studio di documenti relativi a ospedali e monasteri, l’autrice dimostra che tali istituzioni disponevano di liquidità derivante da donazioni e lasciti, che veniva impiegata per concedere prestiti su pegno fondiario. Le fonti indicano un’evoluzione da pratiche di prestito mascherato, riscontrabili fino al secolo XI, a transazioni esplicite registrate nei documenti successivi. L'analisi dei casi dell'ospizio del Gran San Bernardo, dell’ospedale di Sant’Andrea di Vercelli e di altri enti evidenzia un ruolo centrale di queste istituzioni nel sistema economico locale. L’articolo conclude che, nonostante le restrizioni ecclesiastiche, gli enti religiosi riuscirono a operare nel settore creditizio adattandosi al quadro normativo e giuridico dell’epoca, svolgendo un ruolo chiave nella circolazione della ricchezza e nella stabilità economica delle comunità medievali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.