L’articolo analizza il rapporto tra Matilde di Canossa e l’episcopato nel contesto della riforma ecclesiastica dell’XI secolo. Attraverso il caso del vescovo Anselmo da Lucca, l’autrice evidenzia le tensioni tra la riforma gregoriana, il crescente centralismo papale e le tradizioni episcopali locali, spesso legate all’influenza imperiale. Matilde sostenne la riforma romana, ma il suo intervento nella nomina e nel controllo dei vescovi mostra una gestione pragmatica del potere, più vicina agli interessi territoriali che a un’adesione ideologica ai principi gregoriani. La contessa favorì vescovi fedeli alla sua causa, intervenendo nelle elezioni e utilizzandoli per il consolidamento del suo dominio. Tuttavia, la sua azione non mirò al rafforzamento dell’autorità episcopale, ma piuttosto a limitare il potere dei presuli a vantaggio del proprio governo e delle autonomie cittadine emergenti. L’articolo conclude che il sostegno di Matilde alla riforma papale fu condizionato dalla necessità di mantenere il controllo politico sui territori in un contesto di conflitto tra Papato e Impero. Il suo cambiamento di alleanza con Enrico V nel 1111 riflette questa strategia: la necessità di garantire la governabilità dei suoi domini la portò ad allontanarsi dalle posizioni più radicali della riforma gregoriana, preferendo soluzioni di compromesso che le consentissero di continuare a esercitare influenza sulle strutture ecclesiastiche locali.
Ciccopiedi, C., Matilde e i vescovi, in Matilde di Canossa e il suo tempo. Atti del 21° congresso internazionale di studio sull'alto medioevo (San Benedetto Po - Revere - Mantova - Quattro Castella, 20-24 ottobre 2015), (San Benedetto Po - Revere - Mantova - Quattro Castella, 20-24 October 2015), CISAM Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo, Spoleto 2016: 371-390 [https://hdl.handle.net/10807/306902]
Matilde e i vescovi
Ciccopiedi, Caterina
2016
Abstract
L’articolo analizza il rapporto tra Matilde di Canossa e l’episcopato nel contesto della riforma ecclesiastica dell’XI secolo. Attraverso il caso del vescovo Anselmo da Lucca, l’autrice evidenzia le tensioni tra la riforma gregoriana, il crescente centralismo papale e le tradizioni episcopali locali, spesso legate all’influenza imperiale. Matilde sostenne la riforma romana, ma il suo intervento nella nomina e nel controllo dei vescovi mostra una gestione pragmatica del potere, più vicina agli interessi territoriali che a un’adesione ideologica ai principi gregoriani. La contessa favorì vescovi fedeli alla sua causa, intervenendo nelle elezioni e utilizzandoli per il consolidamento del suo dominio. Tuttavia, la sua azione non mirò al rafforzamento dell’autorità episcopale, ma piuttosto a limitare il potere dei presuli a vantaggio del proprio governo e delle autonomie cittadine emergenti. L’articolo conclude che il sostegno di Matilde alla riforma papale fu condizionato dalla necessità di mantenere il controllo politico sui territori in un contesto di conflitto tra Papato e Impero. Il suo cambiamento di alleanza con Enrico V nel 1111 riflette questa strategia: la necessità di garantire la governabilità dei suoi domini la portò ad allontanarsi dalle posizioni più radicali della riforma gregoriana, preferendo soluzioni di compromesso che le consentissero di continuare a esercitare influenza sulle strutture ecclesiastiche locali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.