Quarantatre anni per gli uomini e quarantacinque anni per le donne: questa é l’aspettativa di vita media in Tanzania. (Nzomo, 1999: 182-199). Il reddito pro-capite é stimato intorno ai 250 dollari americani all’anno. La Repubblica Unita di Tanzania si estende su un’area di 945.000 chilometri quadrati, è uno dei paesi più poveri del mondo, ha una popolazione di circa 36 milioni, con una crescita annua del 3% circa; l’economia della Tanzania dipende in gran parte dall’agricoltura che costituisce circa il 50% del prodotto nazionale lordo, oltre a rappresentare l’85% delle esportazioni ed è il settore di maggior impiego lavorativo (CIA Worldfactbook, 2004). Secondo queste brevi informazioni – nella maggioranza dei casi mai corrispondenti alla realtà dell’Africa sub-sahariana, dove le statistiche sono altamente inaffidabili – onestamente non si può immaginare che alcun processo di globalizzazione sia realizzabile in questa vasta area, dove il dolore e la disperazione, la violenza, le malattie, l’isolamento e la durata di vita così breve dei suoi abitanti sono così drammaticamente diffusi. Inoltre, durante gli ultimi trenta, quaranta anni del ventesimo secolo, la natalità in Africa orientale sub-sahariana, paragonata ad altri paesi e continenti, é stata molto alta, tanto da rendere estremamente difficoltosa l’attuazione di programmi di sviluppo economico e sociale (Herbst, 2000, passim).
Nicolini, B., Relazioni interculturali e interreligiose nell'Africa Subsahariana: verso quale tipo di globalizzazione?, <<QUADERNI ASIATICI>>, 2004; (68): 141-149 [http://hdl.handle.net/10807/30669]
Autori: | ||
Titolo: | Relazioni interculturali e interreligiose nell'Africa Subsahariana: verso quale tipo di globalizzazione? | |
Data di pubblicazione: | 2004 | |
Abstract: | Quarantatre anni per gli uomini e quarantacinque anni per le donne: questa é l’aspettativa di vita media in Tanzania. (Nzomo, 1999: 182-199). Il reddito pro-capite é stimato intorno ai 250 dollari americani all’anno. La Repubblica Unita di Tanzania si estende su un’area di 945.000 chilometri quadrati, è uno dei paesi più poveri del mondo, ha una popolazione di circa 36 milioni, con una crescita annua del 3% circa; l’economia della Tanzania dipende in gran parte dall’agricoltura che costituisce circa il 50% del prodotto nazionale lordo, oltre a rappresentare l’85% delle esportazioni ed è il settore di maggior impiego lavorativo (CIA Worldfactbook, 2004). Secondo queste brevi informazioni – nella maggioranza dei casi mai corrispondenti alla realtà dell’Africa sub-sahariana, dove le statistiche sono altamente inaffidabili – onestamente non si può immaginare che alcun processo di globalizzazione sia realizzabile in questa vasta area, dove il dolore e la disperazione, la violenza, le malattie, l’isolamento e la durata di vita così breve dei suoi abitanti sono così drammaticamente diffusi. Inoltre, durante gli ultimi trenta, quaranta anni del ventesimo secolo, la natalità in Africa orientale sub-sahariana, paragonata ad altri paesi e continenti, é stata molto alta, tanto da rendere estremamente difficoltosa l’attuazione di programmi di sviluppo economico e sociale (Herbst, 2000, passim). | |
Lingua: | Italiano | |
Rivista: | ||
Citazione: | Nicolini, B., Relazioni interculturali e interreligiose nell'Africa Subsahariana: verso quale tipo di globalizzazione?, <<QUADERNI ASIATICI>>, 2004; (68): 141-149 [http://hdl.handle.net/10807/30669] | |
Appare nelle tipologie: | Articolo in rivista, Nota a sentenza |
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Nicolini RELAZIONI INTERCULTURALI E INTERRELIGIOSE qqaa 68 dic 2004.pdf | N/A | Nessuna Nota | Open Access Visualizza/Apri |