Romanzo criminale - La serie costituisce un caso eccentrico nel panorama della fiction tele-visiva italiana, per la sua origine produttiva e per l’elevato livello di sperimentazione nella scrittura, nello stile e nella tecnica espressiva. Nelle due stagioni della serie la rappresentazione del carcere è un motivo ricorrente, con episodi interamente ambientati a Regina Coeli e linee narrative compiute organizzate attorno alla dialettica interno/esterno, in senso fisico e simbolico. L’intento del saggio è analizzare le specifiche modalità attraverso cui il carcere funziona nel testo come dispositivo narrativo. Il carcere è un topos a partire dal quale si organizza e si snoda il racconto seriale. All’interno del suo perimetro e nei diversi luoghi che lo compongono (le celle, il corridoio, la mensa, il cortile, il parlatorio) si innescano traiettorie narrative che non potrebbero essere intraprese all’esterno. La reclusione fisica consente di congelare temporaneamente l’azione crime e di indagare più a fondo la psicologia dei personaggi, così come di portare a termine porzioni di racconto precedentemente lasciate in sospeso. L’analisi chiamerà in causa anche la fitta rete di matrici espressive che fanno di Romanzo criminale – La serie un crocevia di generi. Proprio il carcere costituisce il punto di convergenza di un’ampia gamma di riferimenti cinematografici internazionali e nostrani (dal prison movie al poliziottesco all’italiana) a cui la serie attinge dando vita a una continua ibridazione di generi e sottogeneri.

D'Aloia, A., Penati, C., Catturati dalle storie. Il carcere come figura narrativa in Romanzo criminale - La serie, <<COMUNICAZIONI SOCIALI ON-LINE>>, 2011; (4): 17-29 [http://hdl.handle.net/10807/3051]

Catturati dalle storie. Il carcere come figura narrativa in Romanzo criminale - La serie

D'Aloia, Adriano;Penati, Cecilia
2011

Abstract

Romanzo criminale - La serie costituisce un caso eccentrico nel panorama della fiction tele-visiva italiana, per la sua origine produttiva e per l’elevato livello di sperimentazione nella scrittura, nello stile e nella tecnica espressiva. Nelle due stagioni della serie la rappresentazione del carcere è un motivo ricorrente, con episodi interamente ambientati a Regina Coeli e linee narrative compiute organizzate attorno alla dialettica interno/esterno, in senso fisico e simbolico. L’intento del saggio è analizzare le specifiche modalità attraverso cui il carcere funziona nel testo come dispositivo narrativo. Il carcere è un topos a partire dal quale si organizza e si snoda il racconto seriale. All’interno del suo perimetro e nei diversi luoghi che lo compongono (le celle, il corridoio, la mensa, il cortile, il parlatorio) si innescano traiettorie narrative che non potrebbero essere intraprese all’esterno. La reclusione fisica consente di congelare temporaneamente l’azione crime e di indagare più a fondo la psicologia dei personaggi, così come di portare a termine porzioni di racconto precedentemente lasciate in sospeso. L’analisi chiamerà in causa anche la fitta rete di matrici espressive che fanno di Romanzo criminale – La serie un crocevia di generi. Proprio il carcere costituisce il punto di convergenza di un’ampia gamma di riferimenti cinematografici internazionali e nostrani (dal prison movie al poliziottesco all’italiana) a cui la serie attinge dando vita a una continua ibridazione di generi e sottogeneri.
2011
Italiano
D'Aloia, A., Penati, C., Catturati dalle storie. Il carcere come figura narrativa in Romanzo criminale - La serie, <<COMUNICAZIONI SOCIALI ON-LINE>>, 2011; (4): 17-29 [http://hdl.handle.net/10807/3051]
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