TRATAMENTO MÉDICO-PSIQUIÁTRICO NA ITÁLIA. A LEI VERSUS A PRÁTICA

The aim of this article is to describe and investigate the evolution (or involution, depending on the different points of view) of the institution of compulsory health treatment for mental illness in Italy. The legal coordinates of this treatment were established by law no. 180/1978, the so-called Basaglia law. The interpretations to which the law was subjected in practice produced an increase in the coercive space in the treatment of psychiatric disorders. The resulting “new” treatments, however, present some significant problems of compatibility not only with the provisions of the law, but also with constitutional provisions. The result of the analysis of administrative practices (the actions of territorial public services) and judicial practices leads to the conclusion that in Italy, despite Basaglia’s teachings and intentions, the scope for coercion and the use of force have increased significantly, so much so that it is doubtful whether the recent legislation on informed consent will actually be respected in relation to psychiatric patients.

L’obiettivo di questo articolo è descrivere e analizzare l’evoluzione (o l’involuzione, a seconda dei punti di vista) dell’istituto del trattamento sanitario obbligatorio (TSO) per malattia mentale in Italia. Le coordinate giuridiche di questo trattamento sono state stabilite dalla Legge 180/1978, la cosiddetta Legge Basaglia. Le interpretazioni a cui la legge è stata sottoposta nella pratica hanno prodotto un aumento dello spazio coercitivo nel trattamento dei disturbi psichiatrici. I “nuovi” trattamenti che ne sono derivati, tuttavia, presentano alcuni significativi problemi di compatibilità non solo con le disposizioni di legge, ma anche con le norme costituzionali. L’analisi delle prassi amministrative (le azioni dei servizi pubblici territoriali) e giudiziarie porta a concludere che in Italia, nonostante gli insegnamenti e contro le intenzioni di Basaglia, gli spazi di coercizione e l’uso della forza sono aumentati in modo significativo, tanto da far dubitare che la recente normativa sul consenso informato venga effettivamente rispettata nei confronti dei pazienti psichiatrici.