Le vicende del colpo di stato del 411 mostrano, attraverso gli interventi dei rivoluzionari, il ricorso al linguaggio della continuità, certamente adatto a convincere il popolo; lo stesso linguaggio, gradito all’opinione pubblica democratica, è utilizzato dai controrivoluzionari democratici di Samo. Nelle trattative dopo la sconfitta del 404 si evidenzia, da parte di Teramene, ancora una certa prudenza; ma col progredire delle vicende Teramene parla un linguaggio più duro e più apertamente sovversivo: avendo fiaccato la resistenza ateniese ed eliminato i leader avversari, appare molto meno preoccupato del consenso. Con l’avvento dei Trenta il problema si sposta dal come stabilire un governo oligarchico a come mantenerlo. Teramene intende garantire stabilità al regime con l’attuazione di una propaganda capace di garantire un consenso; Crizia promuove invece una aperta tirannide, da esercitare spregiudicatamente, e accoglie pienamente la prospettiva della sovversione. Il richiamo all’osservanza degli archaioi nomoi da parte di Trasibulo dopo il rientro in Atene ripropone anche alla caduta dei Trenta, come già nella controrivoluzione di Samo contro i Quattrocento, la vera continuità democratica, quella della democrazia come patrios politeia di Atene: a riprova che il cuore del dibattito, nell’alternativa continuità/sovversione, verteva sulla corretta interpretazione, o sull’abuso, della tradizione costituzionale ateniese.
Bearzot, C. S., La sovversione dell ordine costituito nei discorsi degli oligarchici ateniesi, Relazione, in Ordine e sovversione nel mondo greco e romano, (Cividale del Friuli, 25-27 September 2008), ETS, Siena 2009:<<I convegni della Fondazione Niccolò Canussio 8>>, 69-86 [http://hdl.handle.net/10807/2933]
La sovversione dell ordine costituito nei discorsi degli oligarchici ateniesi
Bearzot, Cinzia Susanna
2009
Abstract
Le vicende del colpo di stato del 411 mostrano, attraverso gli interventi dei rivoluzionari, il ricorso al linguaggio della continuità, certamente adatto a convincere il popolo; lo stesso linguaggio, gradito all’opinione pubblica democratica, è utilizzato dai controrivoluzionari democratici di Samo. Nelle trattative dopo la sconfitta del 404 si evidenzia, da parte di Teramene, ancora una certa prudenza; ma col progredire delle vicende Teramene parla un linguaggio più duro e più apertamente sovversivo: avendo fiaccato la resistenza ateniese ed eliminato i leader avversari, appare molto meno preoccupato del consenso. Con l’avvento dei Trenta il problema si sposta dal come stabilire un governo oligarchico a come mantenerlo. Teramene intende garantire stabilità al regime con l’attuazione di una propaganda capace di garantire un consenso; Crizia promuove invece una aperta tirannide, da esercitare spregiudicatamente, e accoglie pienamente la prospettiva della sovversione. Il richiamo all’osservanza degli archaioi nomoi da parte di Trasibulo dopo il rientro in Atene ripropone anche alla caduta dei Trenta, come già nella controrivoluzione di Samo contro i Quattrocento, la vera continuità democratica, quella della democrazia come patrios politeia di Atene: a riprova che il cuore del dibattito, nell’alternativa continuità/sovversione, verteva sulla corretta interpretazione, o sull’abuso, della tradizione costituzionale ateniese.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.