Il settore sociosanitario rappresenta ormai da tempo un significativo bacino di occupazione: nel 2021, a livello europeo, lavorava nel settore un occupato su dieci (10,7% dell’occupazione totale), l’Italia si attestava poco sotto la media (8%). A fronte di una narrativa spesso differente, rispetto a paesi quali Francia e Germania, in Italia mancano infermieri più che medici. Questo diverso skill mix potrebbe essere un sintomo del ritardo del Paese rispetto alla transizione verso un sistema sanitario orientato alle cure territoriali e potrebbe, nei fatti, impedire questa transizione. Le Aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale continuano ad essere il principale datore di lavoro nel settore, impiegando più di 600 mila dipendenti, il 30% degli occupati nel comparto in base ai dati OCSE. Anche nel mercato del lavoro dei servizi sociosanitari si osservano fenomeni di mismatch, legati ad un eccesso di domanda rispetto all’offerta di lavoro di infermieri e di medici specializzati in alcune discipline come l’emergenza e urgenza, l’anestesia e rianimazione o la medicina territoriale. Oltre ai salari, che però non risultano dissimili da quelli di altri paesi quando si considerano in relazione alle retribuzioni medie, possono contribuire a spiegare il mismatch le possibilità di integrazione salariale offerte dalla libera professione e i rischi per la responsabilità medica.
Arcano, R., Maroccia, I., Turati, G., Alcune riflessioni sul mercato del lavoro dei servizi sociosanitari, <<RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA>>, 2024; 2024 (1): 149-182 [https://hdl.handle.net/10807/293097]
Alcune riflessioni sul mercato del lavoro dei servizi sociosanitari
Turati, Gilberto
2024
Abstract
Il settore sociosanitario rappresenta ormai da tempo un significativo bacino di occupazione: nel 2021, a livello europeo, lavorava nel settore un occupato su dieci (10,7% dell’occupazione totale), l’Italia si attestava poco sotto la media (8%). A fronte di una narrativa spesso differente, rispetto a paesi quali Francia e Germania, in Italia mancano infermieri più che medici. Questo diverso skill mix potrebbe essere un sintomo del ritardo del Paese rispetto alla transizione verso un sistema sanitario orientato alle cure territoriali e potrebbe, nei fatti, impedire questa transizione. Le Aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale continuano ad essere il principale datore di lavoro nel settore, impiegando più di 600 mila dipendenti, il 30% degli occupati nel comparto in base ai dati OCSE. Anche nel mercato del lavoro dei servizi sociosanitari si osservano fenomeni di mismatch, legati ad un eccesso di domanda rispetto all’offerta di lavoro di infermieri e di medici specializzati in alcune discipline come l’emergenza e urgenza, l’anestesia e rianimazione o la medicina territoriale. Oltre ai salari, che però non risultano dissimili da quelli di altri paesi quando si considerano in relazione alle retribuzioni medie, possono contribuire a spiegare il mismatch le possibilità di integrazione salariale offerte dalla libera professione e i rischi per la responsabilità medica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.