Al volgere del diciottesimo secolo i desideri e i progetti napoleonici d'invadere l'India per annientare la Gran Bretagna che si tradussero nella campagna d'Egitto , nell'invio di missioni consolari francesi alla corte dello Shah di Persia Fath Ali Qajar e, infine, nei contatti con le monarchie ai confini nordoccidentali dell'India britannica e con i sovrani di Maskat, rappresentarono l'inizio di una strategia difensiva da parte della Gran Bretagna, mai prima d'ora minacciata nella sua via verso l'India da una potenza europea. La debolezza delle relazioni diplomatiche fra la Gran Bretagna e la Persia quale baluardo difensivo, costrinse gli inglesi ad interventi immediati; ciò diede vita all'estrema ed urgente necessità di scoprire cosa vi fosse in quelle terre misteriose e, soprattutto, verificare se un esercito europeo, naturalmente francese, fosse stato in grado di invadere l'India via terra, attraversando il Makran. Solamente di fronte ad una crisi europea la desolante assenza di documentazioni cartografiche e topografiche riguardo alla regione del Makran venne a costituire oggetto di preoccupazione e tensione da parte della classe politico-militare del governo anglo-indiano . I rappresentanti dell'impero anglo-indiano erano inoltre a conoscenza della fondamentale verità che la forza europea in Oriente era in realtà una cosa fragile, tutto dipendeva dalla potenza navale della Gran Bretagna e che l'elemento inglese presente nelle guarnigioni delle tre principali agenzie della compagnia, Bengala, Madras e Bombay, era esiguo, debole e dipendente quanto ad efficacia logistico-militare dall'appoggio delle truppe locali; in Gran Bretagna l'India e la sicurezza dei suoi confini nordoccidentali erano ormai divenuti oggetto e fonte di intense dispute politiche.

Nicolini, B., Note e memorie sull'oceano Indiano (XVIII-XIX secolo) seconda parte, <<QUADERNI ASIATICI>>, 2005; 2005 (71): 89-108 [http://hdl.handle.net/10807/29174]

Note e memorie sull'oceano Indiano (XVIII-XIX secolo) seconda parte

Nicolini, Beatrice
2005

Abstract

Al volgere del diciottesimo secolo i desideri e i progetti napoleonici d'invadere l'India per annientare la Gran Bretagna che si tradussero nella campagna d'Egitto , nell'invio di missioni consolari francesi alla corte dello Shah di Persia Fath Ali Qajar e, infine, nei contatti con le monarchie ai confini nordoccidentali dell'India britannica e con i sovrani di Maskat, rappresentarono l'inizio di una strategia difensiva da parte della Gran Bretagna, mai prima d'ora minacciata nella sua via verso l'India da una potenza europea. La debolezza delle relazioni diplomatiche fra la Gran Bretagna e la Persia quale baluardo difensivo, costrinse gli inglesi ad interventi immediati; ciò diede vita all'estrema ed urgente necessità di scoprire cosa vi fosse in quelle terre misteriose e, soprattutto, verificare se un esercito europeo, naturalmente francese, fosse stato in grado di invadere l'India via terra, attraversando il Makran. Solamente di fronte ad una crisi europea la desolante assenza di documentazioni cartografiche e topografiche riguardo alla regione del Makran venne a costituire oggetto di preoccupazione e tensione da parte della classe politico-militare del governo anglo-indiano . I rappresentanti dell'impero anglo-indiano erano inoltre a conoscenza della fondamentale verità che la forza europea in Oriente era in realtà una cosa fragile, tutto dipendeva dalla potenza navale della Gran Bretagna e che l'elemento inglese presente nelle guarnigioni delle tre principali agenzie della compagnia, Bengala, Madras e Bombay, era esiguo, debole e dipendente quanto ad efficacia logistico-militare dall'appoggio delle truppe locali; in Gran Bretagna l'India e la sicurezza dei suoi confini nordoccidentali erano ormai divenuti oggetto e fonte di intense dispute politiche.
2005
Italiano
Nicolini, B., Note e memorie sull'oceano Indiano (XVIII-XIX secolo) seconda parte, <<QUADERNI ASIATICI>>, 2005; 2005 (71): 89-108 [http://hdl.handle.net/10807/29174]
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