Nell’ambito della prima ricezione cinquecentesca della 'Gerusalemme liberata', il saggio si concentra sui giudizi espressi dal letterato cosentino Sertorio Quattromani (1541-1603), figura culturale di rilievo del secondo Cinquecento meridionale e critico letterario tra i più acuti e versatili della sua generazione. Nei tre affondi sul poema tassiano – a lungo rimasti inediti – Quattromani tocca nodi dilemmatici centrali nella riflessione poetica tardo-rinascimentale: la mimesi poetica e la verosimiglianza, il fondamento storico della narrazione, lo stile magnifico dell’epica, il rapporto con le fonti antiche, la coerenza stilistica e concettuale del proemio. A partire dall’ipotesi di un abboccamento fra Sertorio e Torquato, i rilievi quattromaniani vengono analizzati, contestualizzati storicamente e messi in dialogo con altri simili esempi precedenti o coevi: da Guastavini a Giovanni Talentoni, da Gentili a Giulio Cortese, fino a Galileo Galilei. Ne emerge una peculiare posizione del Quattromani non assimilabile né alla generale celebrazione dell’ambiente campano in cui visse, né, sul versante opposto, alle reprimende del purismo fiorentino: Tasso giudicato troppo poco tassiano per non aver applicato fino in fondo nella prassi poetica i principi enunciati in sede teorica. Le notazioni di Quattromani sono infine osservate dal punto di vista dell’evoluzione del poema, constatando come siano state completamente accolte da Tasso nel passaggio alla 'Conquistata'
Rossini, F., La 'Gerusalemme liberata' al vaglio critico di Sertorio Quattromani, <<TESTO>>, 2024; 45 (1): 33-60 [https://hdl.handle.net/10807/284436]
La 'Gerusalemme liberata' al vaglio critico di Sertorio Quattromani
Rossini, Francesco
2024
Abstract
Nell’ambito della prima ricezione cinquecentesca della 'Gerusalemme liberata', il saggio si concentra sui giudizi espressi dal letterato cosentino Sertorio Quattromani (1541-1603), figura culturale di rilievo del secondo Cinquecento meridionale e critico letterario tra i più acuti e versatili della sua generazione. Nei tre affondi sul poema tassiano – a lungo rimasti inediti – Quattromani tocca nodi dilemmatici centrali nella riflessione poetica tardo-rinascimentale: la mimesi poetica e la verosimiglianza, il fondamento storico della narrazione, lo stile magnifico dell’epica, il rapporto con le fonti antiche, la coerenza stilistica e concettuale del proemio. A partire dall’ipotesi di un abboccamento fra Sertorio e Torquato, i rilievi quattromaniani vengono analizzati, contestualizzati storicamente e messi in dialogo con altri simili esempi precedenti o coevi: da Guastavini a Giovanni Talentoni, da Gentili a Giulio Cortese, fino a Galileo Galilei. Ne emerge una peculiare posizione del Quattromani non assimilabile né alla generale celebrazione dell’ambiente campano in cui visse, né, sul versante opposto, alle reprimende del purismo fiorentino: Tasso giudicato troppo poco tassiano per non aver applicato fino in fondo nella prassi poetica i principi enunciati in sede teorica. Le notazioni di Quattromani sono infine osservate dal punto di vista dell’evoluzione del poema, constatando come siano state completamente accolte da Tasso nel passaggio alla 'Conquistata'I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.