Recensione a L. Manovich, Cultural Analytics. L'analisi computazionale della cultura

In Cultural Analytics, Manovich's reflection considers the centrality of aesthetics in reference to the transformations of technology, the importance of the semantic evolutions of the so-called interfaces and the need to develop a sort of poetics of the archive, both in an artistic perspective and in the capacity to consider the interactive practices between users and technological environments, in a constant and growing dialectic of prosumerization, which sees the distinction between those who produce and those who consume media and information content, between spectator and author, becoming increasingly blurred. The book is divided into three large sections. In the first part there are different examples and analyzes of computational cultural analytics and the development of the transition from the "new media" of the 1990s to the "more media" of the 2000s. The second part deals with the definition of the types of cultural data and the techniques necessary to be able to represent cultural processes as computational data, reflecting on the need to do more and more research on methodologies and models of data representation and visualization, to define a " scale of digital culture”. In the third and final part, some basic concepts are proposed to be able to use data visualization as an opportunity to explore enormous cultural datasets, combining statistical rigor with aesthetic and artistic creativity.

In Cultural Analytics la riflessione di Manovich considera la centralità dell’estetica in riferimento alle trasformazioni della tecnologia, l’importanza delle evoluzioni semantiche delle cosiddette interfacce e la necessità di elaborare una sorta di poetica dell’archivio, sia in una prospettiva artistica che nella capacità di considerare le pratiche interattive tra utenti e ambienti tecnologici, in una costante e crescente dialettica di prosumerizzazione, che vedono sempre più labile la distinzione tra chi produce e chi consuma contenuti mediali e informativi, tra spettatore e autore. Il libro si articola in tre grandi sezioni. Nella prima parte si trovano differenti esempi e analisi di cultural analytics computazionale e lo sviluppo del passaggio dai “nuovi media” degli anni Novanta a “più media” degli anni Duemila. Nella seconda parte si affronta la definizione delle tipologie di dati culturali e delle tecniche necessarie per poter rappresentare i processi culturali come dati computazionali, riflettendo sulla necessità di fare sempre più ricerca sulle metodologie e sui modelli di rappresentazione e visualizzazione dei dati, per definire una “scala della cultura digitale”. Nella terza e ultima parte vengono proposti alcuni concetti basilari per poter utilizzare la visualizzazione dei dati come opportunità di esplorazione di enormi dataset culturali, unendo il rigore statistico alla creatività estetica e artistica.