Durante la pandemia, di fronte all’emergere e intensificarsi di bisogni soprattutto tra le persone e famiglie più vulnerabili, molteplici risposte sono nate dal basso, dalle comunità locali. Ora che il periodo più critico (da un punto di vista strettamente sanitario) è superato, permangono però le conseguenze socio-economiche e gli impatti sul benessere individuale e collettivo. L’attivazione e la partecipazione dal basso, le risorse che le comunità sono state in grado di mettere in campo in termini di solidarietà e mutualismo, possono essere ancora oggi preziose, nonché necessarie, per accompagnare le dinamiche del post-pandemia. Il rischio è però che le soluzioni e azioni nate nell’emergenza fatichino a mantenersi vive nel lungo periodo. Da un lato, queste esperienze devono affrontare il nodo critico del garantire continuità e costante disponibilità di risorse, per non configurarsi come iniziative temporanee. D’altro canto, l’auspicato “ritorno alla normalità” potrebbe portare a smarrire le consapevolezze maturate attraverso tali esperienze comunitarie, riproponendo le dinamiche del prima: diviene allora importante accompagnare questi processi collettivi, affinché possano generare apprendimenti trasformativi e trasformarsi essi stessi, ridefinendosi costantemente in un contesto a sua volta mutato e in continuo mutamento. È allora possibile immaginare il periodo post-pandemico come tempo della sussidiarietà e della responsabilità e cura condivise. In prospettiva pedagogica, un ruolo significativo potrebbe essere assunto in tal senso dalle figure educative: agendo ad un livello “meso” (con riferimento al paradigma sistemico ed ecologico), i professionisti dell’educazione potrebbero configurarsi come facilitatori e accompagnatori di tali processi comunitari, elaborando traiettorie e intenzionalità condivise. In tale prospettiva, le iniziative nate spontaneamente dalle comunità possono essere riconosciute nella propria specificità, dando voce alle istanze che le muovono e alle persone che le animano, riaffermando la necessità e il valore di modalità di intervento diverse, ma non frammentate. Infine, lo sguardo pedagogico potrebbe accompagnare una rilettura riflessiva di queste stesse esperienze, facendo emergere e generando apprendimenti trasformativi attraverso il dialogo e il confronto, entro una prospettiva di empowerment personale e comunitario. In tal senso, l’azione educativa si configurerebbe come volta a sostenere processi di agency nei territori, a partire dal dare parola in prima persona a coloro che li vivono e animano: per, ma soprattutto con, chi vive condizioni di marginalità e vulnerabilità. Il presente contributo prende avvio dalla ricerca “Ripartire dalla comunità: esperienze di solidarietà e coesione sociale al tempo del Covid-19”, che ha approfondito quattro esperienze di mutualismo e solidarietà attive nella città di Brescia, contesto fortemente colpito fin dalle prime fasi dalla pandemia.
Damiola, S., Accompagnare le comunità locali: prospettive pedagogiche dopo la pandemia, in Dare la parola: professionalità pedagogiche, educative e formative. A 100 anni dalla nascita di don MilaniJunior Conference, (Firenze, 15-17 June 2023), Pensa Multimedia Editore S.r.l., Lecce 2024: 113-118 [https://hdl.handle.net/10807/280876]
Accompagnare le comunità locali: prospettive pedagogiche dopo la pandemia
Damiola, Sara
2024
Abstract
Durante la pandemia, di fronte all’emergere e intensificarsi di bisogni soprattutto tra le persone e famiglie più vulnerabili, molteplici risposte sono nate dal basso, dalle comunità locali. Ora che il periodo più critico (da un punto di vista strettamente sanitario) è superato, permangono però le conseguenze socio-economiche e gli impatti sul benessere individuale e collettivo. L’attivazione e la partecipazione dal basso, le risorse che le comunità sono state in grado di mettere in campo in termini di solidarietà e mutualismo, possono essere ancora oggi preziose, nonché necessarie, per accompagnare le dinamiche del post-pandemia. Il rischio è però che le soluzioni e azioni nate nell’emergenza fatichino a mantenersi vive nel lungo periodo. Da un lato, queste esperienze devono affrontare il nodo critico del garantire continuità e costante disponibilità di risorse, per non configurarsi come iniziative temporanee. D’altro canto, l’auspicato “ritorno alla normalità” potrebbe portare a smarrire le consapevolezze maturate attraverso tali esperienze comunitarie, riproponendo le dinamiche del prima: diviene allora importante accompagnare questi processi collettivi, affinché possano generare apprendimenti trasformativi e trasformarsi essi stessi, ridefinendosi costantemente in un contesto a sua volta mutato e in continuo mutamento. È allora possibile immaginare il periodo post-pandemico come tempo della sussidiarietà e della responsabilità e cura condivise. In prospettiva pedagogica, un ruolo significativo potrebbe essere assunto in tal senso dalle figure educative: agendo ad un livello “meso” (con riferimento al paradigma sistemico ed ecologico), i professionisti dell’educazione potrebbero configurarsi come facilitatori e accompagnatori di tali processi comunitari, elaborando traiettorie e intenzionalità condivise. In tale prospettiva, le iniziative nate spontaneamente dalle comunità possono essere riconosciute nella propria specificità, dando voce alle istanze che le muovono e alle persone che le animano, riaffermando la necessità e il valore di modalità di intervento diverse, ma non frammentate. Infine, lo sguardo pedagogico potrebbe accompagnare una rilettura riflessiva di queste stesse esperienze, facendo emergere e generando apprendimenti trasformativi attraverso il dialogo e il confronto, entro una prospettiva di empowerment personale e comunitario. In tal senso, l’azione educativa si configurerebbe come volta a sostenere processi di agency nei territori, a partire dal dare parola in prima persona a coloro che li vivono e animano: per, ma soprattutto con, chi vive condizioni di marginalità e vulnerabilità. Il presente contributo prende avvio dalla ricerca “Ripartire dalla comunità: esperienze di solidarietà e coesione sociale al tempo del Covid-19”, che ha approfondito quattro esperienze di mutualismo e solidarietà attive nella città di Brescia, contesto fortemente colpito fin dalle prime fasi dalla pandemia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.