Il Makran, la regione costiera del Baluchistan pakistano, affacciata sulle propaggini settentrionali dell’oceano Indiano occidentale, costituisce uno snodo essenziale per il collegamento di quest’ultimo con il retroterra asiatico. Area povera e marginale, segnata da una profonda instabilità politica, esso ha visto crescere progressivamente la sua importanza nel corso degli anni. In particolare, dalla fine degli anni Duemila, un volume significativo di investimenti ha cominciato a indirizzarsi verso di esso, nel quadro del progetto per la realizzazione del China-Pakistan Economic Corridor (CPEC). Il porto di Gwadar, nei pressi della frontiera con l’Iran, costituisce, insieme alla Makran Coastal Highway, il principale fra questi progetti ed è uno dei simboli dell’impegno politico ed economico di Pechino nella realizzazione della Belt and Road Initiative (BRI). Nonostante i benefici che questi progetti hanno apportato sul piano economico e infrastrutturale, il Makran resta, comunque, un’area problematica. Pur con una ricca dotazione di risorse naturali, il Makran è significativamente più povero e meno sviluppato del resto del Pakistan. Con il resto del Baluchistan, il Makran condivide, inoltre, un rapporto difficile con il governo di Islamabad; un rapporto che, alla metà degli anni 2000, ha portato a una recrudescenza della guerriglia endemica nella regione. Negli anni seguenti, a questa guerriglia si è affiancato un tasso crescente di violenza settaria, in parte legato allo spillover dell’instabilità afgana, in parte a quello delle violenze che, nello stesso periodo, interessano i territori confinanti del Sistan-va-Baluchestan iraniano, dove da tempo opera un attivo movimento di resistenza alle autorità di Teheran. La capacità di affrontare questi problemi in modo efficace è un passaggio importante per mettere a valore il potenziale geopolitico del Makran; un potenziale accresciuto dalle tensioni che il rischio di una chiusura dallo stretto di Hormoz alimenta periodicamente. La prossimità di Gwadar al porto iraniano di Chabahar (unico porto iraniano di rilievo fuori dal Golfo) costituisce un altro punto critico, anche alla luce dei capitali che, dal 2016, l’India ha investito nell’ammodernamento e nel potenziamento delle sue infrastrutture. In quest’ottica, un possibile scenario è quello di un confronto a distanza fra New Delhi e Pechino per controllo delle vie d’accesso ai territori interni del Medio asiatico; un confronto che passa per fascia costiera dell’oceano Indiano occidentale e che può avere ricadute importanti sul ruolo internazionale di Iran e Pakistan.
Pastori, G., Terra incognita no more? La fascia costiera del Makran/Baluchestan fra dinamiche di influenza e questioni di sicurezza, <<GEOPOLITICA>>, 2023; XII (2): 136-161 [https://hdl.handle.net/10807/273854]
Terra incognita no more? La fascia costiera del Makran/Baluchestan fra dinamiche di influenza e questioni di sicurezza
Pastori, Gianluca
2023
Abstract
Il Makran, la regione costiera del Baluchistan pakistano, affacciata sulle propaggini settentrionali dell’oceano Indiano occidentale, costituisce uno snodo essenziale per il collegamento di quest’ultimo con il retroterra asiatico. Area povera e marginale, segnata da una profonda instabilità politica, esso ha visto crescere progressivamente la sua importanza nel corso degli anni. In particolare, dalla fine degli anni Duemila, un volume significativo di investimenti ha cominciato a indirizzarsi verso di esso, nel quadro del progetto per la realizzazione del China-Pakistan Economic Corridor (CPEC). Il porto di Gwadar, nei pressi della frontiera con l’Iran, costituisce, insieme alla Makran Coastal Highway, il principale fra questi progetti ed è uno dei simboli dell’impegno politico ed economico di Pechino nella realizzazione della Belt and Road Initiative (BRI). Nonostante i benefici che questi progetti hanno apportato sul piano economico e infrastrutturale, il Makran resta, comunque, un’area problematica. Pur con una ricca dotazione di risorse naturali, il Makran è significativamente più povero e meno sviluppato del resto del Pakistan. Con il resto del Baluchistan, il Makran condivide, inoltre, un rapporto difficile con il governo di Islamabad; un rapporto che, alla metà degli anni 2000, ha portato a una recrudescenza della guerriglia endemica nella regione. Negli anni seguenti, a questa guerriglia si è affiancato un tasso crescente di violenza settaria, in parte legato allo spillover dell’instabilità afgana, in parte a quello delle violenze che, nello stesso periodo, interessano i territori confinanti del Sistan-va-Baluchestan iraniano, dove da tempo opera un attivo movimento di resistenza alle autorità di Teheran. La capacità di affrontare questi problemi in modo efficace è un passaggio importante per mettere a valore il potenziale geopolitico del Makran; un potenziale accresciuto dalle tensioni che il rischio di una chiusura dallo stretto di Hormoz alimenta periodicamente. La prossimità di Gwadar al porto iraniano di Chabahar (unico porto iraniano di rilievo fuori dal Golfo) costituisce un altro punto critico, anche alla luce dei capitali che, dal 2016, l’India ha investito nell’ammodernamento e nel potenziamento delle sue infrastrutture. In quest’ottica, un possibile scenario è quello di un confronto a distanza fra New Delhi e Pechino per controllo delle vie d’accesso ai territori interni del Medio asiatico; un confronto che passa per fascia costiera dell’oceano Indiano occidentale e che può avere ricadute importanti sul ruolo internazionale di Iran e Pakistan.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.