L’attivazione fuori mercato nelle misure di contrasto alla povertà: i Progetti utili alla collettività come opportunità per i più vulnerabili

Anti-poverty measures and minimum income schemes, entirely situated within the paradigm of social investment and activation, have incorporated the underlying logic of active inclusion and conditionality constraints for using economic income support transfers throughout Europe. In most countries, this approach has taken on a workfarist profile over time, preferring the workfarist declination of both conditionality and activation. Italy fits into this vein with some specificities. The article focuses on Community Service Projects, included among the forms of conditionality and activation by the Citizenship Income, and – also looking at the recent measures introduced by the Meloni Government, the Inclusion Allowance and the Support for Training and Work - investigates their implementation. The aim is to understand whether the compulsory adherence to PUCs for all the RdC recipients without exemptions, without considering the actual degree of employability of the recipients, accentuates the purpose of mere counter-payment at the expense of the intention of empowerment that could be deployed with a better targeting on the most vulnerable people, more distant from the labor market, as international experience seems to suggest. Specifically, the article questions the workfarist shift in anti-poverty policies by framing Italy in the European context, using PUCs as a point of observation concerning their ambivalence between welfare ordeals and capacitation aims.

Le misure di contrasto alla povertà e in particolare gli schemi di reddito minimo, pienamente collocate dentro il paradigma del social investment e dell’attivazione, hanno incorporato in tutta Europa la logica di fondo dell’inclusione attiva e i vincoli di condizionalità per la fruizione dei trasferimenti economici di sostegno del reddito. Nella maggior parte dei Paesi questo approccio ha assunto nel tempo un profilo workfarista, prediligendo la declinazione lavorista sia delle condizionalità sia dell’attivazione. In questo solco si inserisce, con alcune specificità, l’Italia. L’articolo si concentra sui Progetti utili alla collettività, inseriti tra le forme di condizionalità e attivazione dal Reddito di Cittadinanza e - guardando anche alle recenti misure introdotte dal Governo Meloni, l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro - ne investiga l’attuazione. L’obiettivo è comprendere se l’obbligatorietà di adesione ai PUC per tutti i beneficiari del RdC privi di esenzioni, senza considerare l’effettivo grado di occupabilità dei percettori, accentui la finalità di mera controprestazione a discapito della finalità di empowerment che si potrebbe dispiegare con una più mirata targettizzazione sui soggetti maggiormente vulnerabili e lontani dal mercato del lavoro, come sembra suggerire l’esperienza internazionale. Nello specifico l’articolo si interroga sulla torsione workfarista delle politiche di contrasto alla povertà inquadrando l’Italia nel contesto europeo, utilizzando i PUC come punto di osservazione in relazione all’ambivalenza che li caratterizza tra welfare ordeals e capacitazione.