Lo studio della cosiddetta “architettura rurale”, attraverso il metodo archeologico, consente di identificare attività costruttive che sono meno “spontanee” di quanto non si possa immaginare, e che hanno caratteri permanenti nel tempo. Partendo dalle ricerche sulla cosiddetta architettura spontanea dall’inizio del secolo scorso, si ragionerà sulle modalità che hanno generato il costruito rurale in territori periferici, presentando alcuni casi indagati in Val Brembana. Le azioni costruttive sono da interpretarsi come gesti di trasformazione del paesaggio da parte di un gruppo specifico di persone, oppure dall’intera comunità, con una lunga durata nel corso del tempo: l’architettura, dunque, può essere anche letta con un risvolto antropologico, nella definizione del “saper fare” ad opera dell’uomo. Ad importanti azioni di tipo costruttivo, corrispondono, per generazione successive di uomini, la manutenzione e la sopravvivenza del bene, sia per questioni pratiche di utilizzo, sia per promuovere il valore estetico dell’intrinseca funzionalità. La trasmissione nel tempo del sapere empirico, di azioni e gesti ripetuti con e senza intenzionalità, concorre a formare un modo di costruire tipico di un territorio, ancora oggi leggibile attraverso l’edilizia conservata. Le attività edilizie non sono da associare unicamente a realizzazioni monumentali, ma vengono qui ricondotte a tecniche semplificate e all’utilizzo di materiale di estrazione locale, incanalati nella definizione di disegni puntuali per la trasformazione di un paesaggio costruito comunitario.
Matteoni, F. B., Pupella, C., “Architetture senza architetti”: esempi di costruito rurale della Valle Brembana (BG), in IX Ciclo di Studi medievali. Atti del Convegno (Firenze, 6-7 Giugno 2023), (Firenze, 06-07 June 2023), Libritalia.net, 2023 2023: 369-374 [https://hdl.handle.net/10807/271500]
“Architetture senza architetti”: esempi di costruito rurale della Valle Brembana (BG)
Matteoni, Federica Barbara
;Pupella, Chiara
2023
Abstract
Lo studio della cosiddetta “architettura rurale”, attraverso il metodo archeologico, consente di identificare attività costruttive che sono meno “spontanee” di quanto non si possa immaginare, e che hanno caratteri permanenti nel tempo. Partendo dalle ricerche sulla cosiddetta architettura spontanea dall’inizio del secolo scorso, si ragionerà sulle modalità che hanno generato il costruito rurale in territori periferici, presentando alcuni casi indagati in Val Brembana. Le azioni costruttive sono da interpretarsi come gesti di trasformazione del paesaggio da parte di un gruppo specifico di persone, oppure dall’intera comunità, con una lunga durata nel corso del tempo: l’architettura, dunque, può essere anche letta con un risvolto antropologico, nella definizione del “saper fare” ad opera dell’uomo. Ad importanti azioni di tipo costruttivo, corrispondono, per generazione successive di uomini, la manutenzione e la sopravvivenza del bene, sia per questioni pratiche di utilizzo, sia per promuovere il valore estetico dell’intrinseca funzionalità. La trasmissione nel tempo del sapere empirico, di azioni e gesti ripetuti con e senza intenzionalità, concorre a formare un modo di costruire tipico di un territorio, ancora oggi leggibile attraverso l’edilizia conservata. Le attività edilizie non sono da associare unicamente a realizzazioni monumentali, ma vengono qui ricondotte a tecniche semplificate e all’utilizzo di materiale di estrazione locale, incanalati nella definizione di disegni puntuali per la trasformazione di un paesaggio costruito comunitario.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.