L’articolo rievoca la vicenda umana e spirituale di tre monaci benedettini della congregazione cassinese vissuti in luoghi e tempi diversi tra il secondo Cinquecento e la fine del Seicento. Sono il napoletano Girolamo Arminio (1559-1626), notevole figura di asceta e di esorcista circondata, ma solo per breve tratto, da una robusta fama di santità; il piacentino Clemente Arcelli, amico e coetaneo di Arminio, del quale per molti anni fu direttore di coscienza e che per primo si premurò di tramandarne la memoria; infine l’erudito siciliano Pietro Antonio Tornamira (1618-1681), autore mezzo secolo più tardi di una narrazione agiografica data in stampa a Palermo nel 1674, ma presto ritirata dal mercato a causa di sopravvenuti provvedimenti censori. L’insieme delle sensibilità che traspare non solo dal dato biografico relativo a questi personaggi, ma ancor più dalla sua rappresentazione sul piano letterario pone in evidenza alcuni caratteri della religiosità monastica cassinese che – di là dalla più consueta insistenza storiografica su un certo atteggiamento ‘moderno’ e razionale nell’accostarsi ai temi della fede che si dice essere stato peculiare dei monaci neri – rivela la compresenza di elementi propri di una spiritualità più calda ed emotiva, che si intreccia con una devozione talvolta persino materica ed esibita.
Ceriotti, L., Memoria religiosa, amnesia storica. Arminio, Arcelli, Tornamira nella congregazione cassinese, <<RIVISTA DI STORIA E LETTERATURA RELIGIOSA>>, 2023; LIX (2): 317-348 [https://hdl.handle.net/10807/260576]
Memoria religiosa, amnesia storica. Arminio, Arcelli, Tornamira nella congregazione cassinese
Ceriotti, Luca
2023
Abstract
L’articolo rievoca la vicenda umana e spirituale di tre monaci benedettini della congregazione cassinese vissuti in luoghi e tempi diversi tra il secondo Cinquecento e la fine del Seicento. Sono il napoletano Girolamo Arminio (1559-1626), notevole figura di asceta e di esorcista circondata, ma solo per breve tratto, da una robusta fama di santità; il piacentino Clemente Arcelli, amico e coetaneo di Arminio, del quale per molti anni fu direttore di coscienza e che per primo si premurò di tramandarne la memoria; infine l’erudito siciliano Pietro Antonio Tornamira (1618-1681), autore mezzo secolo più tardi di una narrazione agiografica data in stampa a Palermo nel 1674, ma presto ritirata dal mercato a causa di sopravvenuti provvedimenti censori. L’insieme delle sensibilità che traspare non solo dal dato biografico relativo a questi personaggi, ma ancor più dalla sua rappresentazione sul piano letterario pone in evidenza alcuni caratteri della religiosità monastica cassinese che – di là dalla più consueta insistenza storiografica su un certo atteggiamento ‘moderno’ e razionale nell’accostarsi ai temi della fede che si dice essere stato peculiare dei monaci neri – rivela la compresenza di elementi propri di una spiritualità più calda ed emotiva, che si intreccia con una devozione talvolta persino materica ed esibita.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.