La pieve di S. Andrea a Sarzana conserva sotto all’attuale pavimento i resti archeologici delle fasi di vita più antiche del luogo di culto, fondato alla fine dell’XI secolo. L’area, denominata comunemente e impropriamente ‘cripta’, accessibile al pubblico, e stata realizzata a seguito dei lavori di restauro e riqualificazione avvenuti ad opera dell’allora Soprintendenza ai Monumenti tra il 1969 e il 1973, che hanno comportato purtroppo la perdita della maggior parte del deposito stratificato. Grazie all’intervento, nel 1973, del Gruppo Ricerche di Genova coordinato dal prof. Tiziano Mannoni, si sono potuti salvare i resti di due fornaci per campane medievali, tra le prime indagate archeologicamente in Italia e pubblicate nel 1975 da F. Bonora in “Archeologia Medievale”. Nel febbraio 2019, a causa del cattivo stato di conservazione del deposito archeologico relativo agli impianti produttivi, è stata effettuata la pulitura integrale della zona scavata al fine di eseguire lo studio delle evidenze archeologiche, aggiornando le considerazioni su questi importanti impianti produttivi. La principale novità presentata in questo contributo riguarda la definizione del rapporto stratigrafico tra le due fornaci per campane e il loro funzionamento, con nuove interpretazioni alla luce delle conoscenze attuali sulle fornaci per campane.
Del Galdo, E., Fornaci per campane a Sarzana: il caso di S. Andrea, (Sarzana, 05-05 May 2019), <<QUADERNI CENTRO STUDI LUNENSI>>, 2020; (12): 158-179 [https://hdl.handle.net/10807/230552]
Fornaci per campane a Sarzana: il caso di S. Andrea
Del Galdo, Elisa
2020
Abstract
La pieve di S. Andrea a Sarzana conserva sotto all’attuale pavimento i resti archeologici delle fasi di vita più antiche del luogo di culto, fondato alla fine dell’XI secolo. L’area, denominata comunemente e impropriamente ‘cripta’, accessibile al pubblico, e stata realizzata a seguito dei lavori di restauro e riqualificazione avvenuti ad opera dell’allora Soprintendenza ai Monumenti tra il 1969 e il 1973, che hanno comportato purtroppo la perdita della maggior parte del deposito stratificato. Grazie all’intervento, nel 1973, del Gruppo Ricerche di Genova coordinato dal prof. Tiziano Mannoni, si sono potuti salvare i resti di due fornaci per campane medievali, tra le prime indagate archeologicamente in Italia e pubblicate nel 1975 da F. Bonora in “Archeologia Medievale”. Nel febbraio 2019, a causa del cattivo stato di conservazione del deposito archeologico relativo agli impianti produttivi, è stata effettuata la pulitura integrale della zona scavata al fine di eseguire lo studio delle evidenze archeologiche, aggiornando le considerazioni su questi importanti impianti produttivi. La principale novità presentata in questo contributo riguarda la definizione del rapporto stratigrafico tra le due fornaci per campane e il loro funzionamento, con nuove interpretazioni alla luce delle conoscenze attuali sulle fornaci per campane.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.