La produzione degli organari milanesi fu condizionata, almeno fino ai primi anni dell’Ottocento, da una serie di elementi che le conferirono una fisionomia particolare. Le restrizioni in merito agli strumenti musicali da utilizzare nelle chiese ed il Rito ambrosiano vigente nella Diocesi di Milano condizionarono gli organari locali che realizzarono, fino alla fine del Settecento, strumenti di dimensioni medio-piccole dotati di un numero limitato di registri di colore. Milano dal punto di vista organario restò una città impermeabile alle innovazioni tecniche e timbriche che organari della scuola bergamasca o varesina avevano già cominciato a sperimentare. Fu soltanto con l’inizio dell’Ottocento che Eugenio Biroldi e Giuseppe II Serassi riuscirono ad infrangere il monopolio e a realizzare qualche organo per Milano. Non mancarono però organari locali che seppero far tesoro della tradizione ed allo stesso tempo si conformarono al gusto musicale ottocentesco. Lo studio si è concentrato proprio sulla ricostruzione della vicenda biografica e lavorativa degli organari più rappresentativi della scuola milanese: Antonio Fontana, Guglielmo Schieppati, Antonio e Giovanni Brunelli, Paolo e Gaspare Chiesa, Ferdinando ed Enrico Carcano, Natale Morelli e Giuseppe Valli.
Marni, M., L’organaria milanese fra Sette e Ottocento, Arte Organaria Italiana XI-2019, Associazione Giuseppe Serassi, Guastalla 2019 11: 141-176 [https://hdl.handle.net/10807/229877]
L’organaria milanese fra Sette e Ottocento
Marni, Matteo
2019
Abstract
La produzione degli organari milanesi fu condizionata, almeno fino ai primi anni dell’Ottocento, da una serie di elementi che le conferirono una fisionomia particolare. Le restrizioni in merito agli strumenti musicali da utilizzare nelle chiese ed il Rito ambrosiano vigente nella Diocesi di Milano condizionarono gli organari locali che realizzarono, fino alla fine del Settecento, strumenti di dimensioni medio-piccole dotati di un numero limitato di registri di colore. Milano dal punto di vista organario restò una città impermeabile alle innovazioni tecniche e timbriche che organari della scuola bergamasca o varesina avevano già cominciato a sperimentare. Fu soltanto con l’inizio dell’Ottocento che Eugenio Biroldi e Giuseppe II Serassi riuscirono ad infrangere il monopolio e a realizzare qualche organo per Milano. Non mancarono però organari locali che seppero far tesoro della tradizione ed allo stesso tempo si conformarono al gusto musicale ottocentesco. Lo studio si è concentrato proprio sulla ricostruzione della vicenda biografica e lavorativa degli organari più rappresentativi della scuola milanese: Antonio Fontana, Guglielmo Schieppati, Antonio e Giovanni Brunelli, Paolo e Gaspare Chiesa, Ferdinando ed Enrico Carcano, Natale Morelli e Giuseppe Valli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.