Economy and its Denial: Clare of Assisi and the privilegium paupertatis Every attempt at monastic reform is also expressed in clear choices of an economic nature, as the experience of St. Francis of Assisi shows: the renunciation of land-based economies, as well as monetary economies, reveals a desire to be inspired by the model of the Gospel and the early Church. Clare’s decision to live according to the Gospel is usually associated with the privilegium paupertatis, a document granted to her and to the community of St. Damiano by Gregory IX. The reasons why such a document was requested are primarily to be found in the history of so-called Female Franciscanism. There were at least two components to it: on the one hand, there were the sorores minores, among whom the community of Clare was located; on the other hand, there were the monasteries founded from 1218 by Cardinal Hugo of Ostia, which were to orient their life according to the forma vitae and the Rule of Benedict written by him. Since 1220 the Cardinal had tried to win Clare and her community over to the new papal monastic system. After the death of Francis and the election of Cardinal Hugo as Pope Gregory IX, Clare accepted the attitude of the Pope, but in return obtained a document which allowed her not to be assimilated in all points to the »papal« monastic system. The two forms of Female Franciscanism also differed in their conception of poverty: for Francis and Clare it was understood as sanctissima paupertas. Gregory IX and the theologians of his time, on the other hand, saw in poverty a virtue to strive for, a form of asceticism (altissima paupertas). With the privilegium paupertatis, Gregory IX tried to bend the conception of Clare into an ascetic interpretation of poverty, while Clare considered this document fundamental in order to differ from the positions held by the Pope. The privilegium paupertatis allowed her not to have to accept a feudal gift, but it did not forbid her from handling money, especially for the poor. While the cloistered papal nuns were excluded from economic life, in 1217 Clare and her sisters had enough money to purchase a plot of land in Foligno on which a hospice for the poor and sick was built.
Ogni tentativo di riforma religiosa si esprime in precise scelte di carattere economico, come mostrano le esperienze dei Cisterciensi e di Francesco d’Assisi: la rinuncia all’economia fondiaria come pure a quella monetaria rivelano in entrambi i casi il desiderio di ispirarsi al modello evangelico e della Chiesa primitiva. Anche il numerus clausus nei monasteri come pure la clausura sono strettamente legate all’economia praticata da una comunità religiosa. La scelta di Chiara di vivere secondo il Vangelo è solitamente associata al privilegium paupertatis, un documento concesso a lei e alla sua comunità da Gregorio IX il 17 settembre 1228. Le motivazioni della richiesta di tale atto vanno cercate in primo luogo nella storia del cosiddetto francescanesimo femminile, entro il quale è possibile individuare almeno due componenti: da una parte le sorores minores, vale a dire le religiose che collaboravano con i fratres minores nel servizio ai poveri e ai malati negli ospizi posti al di fuori, ma non distante dalle città, tra le quali si collocavano, oltre alla comunità di S. Damiano di Assisi, quelle di Foligno e di Spello. Dall’altra il gruppo di monasteri fondati dal cardinale Ugo d’Ostia a partire dal 1218, che furono invitati a seguire la forma vitae da lui composta assieme alla regola di Benedetto. Fin dal 1220, inoltre, il cardinale cercò di convincere Chiara ad aderire con la sua comunità al nuovo monachesimo papale da lui avviato, che dagli anni Trenta del XIII sec. fu chiamato Ordo di S. Damiani. Dopo la morte di Francesco e l’elezione del cardinale Ugo a papa con il nome di Gregorio IX, Chiara accettò la sua volontà, ma in cambio ottenne un documento che, in qualche modo, le consentiva di non essere in tutto assimilata al monachesimo „papale“. Grazie ai recenti studi di Michael Blastic, è possibile stabilire che le due forme di “francescanesimo” femminile si differenziavano anche per la diversa concezione della povertà: per Francesco e Chiara la scelta di povertà era un’esperienza esistenziale e significava l’immedesimarsi con la vita di Cristo: era definita sanctissima paupertas e non era premessa alle nozze celesti, era già in sé una scelta nuziale. Gregorio IX e i teologi del suo tempo – soprattutto coloro che si erano formati nelle scuole di Parigi, tra i quali viene qui considerato il maestro generale dei frati Predicatori Giordano di Sassonia – vedevano invece nella povertà una virtù cui tendere, una forma di ascesi finalizzata al conseguimento della ricompensa eterna (altissima paupertas). Con il privilegium paupertatis Gregorio IX cercò di piegare la concezione di Chiara all’interpretazione ascetica della povertà, mentre Chiara, che pure non era d’accordo con il papa circa l’interpretazione della povertà, considerò fondamentale il documento per provare la sua posizione defilata rispetto all’Ordine papale. Il privilegium paupertatis le concedeva di non essere costretta ad accettare donazioni, ma non vietava l’uso del denaro, soprattutto se impiegato per i poveri. La concezione ascetica della povertà nei monasteri direttamente soggetti alla Chiesa romana, conferendo alla povertà un carattere ascetico, di virtù difficile da praticare, rendeva invece impossibile un confronto con la vita sociale ed economica. Se da una parte i nuovi monasteri “papali”, denominati Ordo Sancti Damiani dovettero affidarsi a intermediari o ad amici spirituali per partecipare alla vita sociale, dall’altra un documento del 1217 testimonia che Chiara e sorelle acquistarono con una discreta somma di denaro un terreno a Foligno, sul quale sorse una casa definita ecclesia de Salvetate, probabilmente un ospizio per i poveri e i malati. Chiara e le sorores minores non negavano dunque l’economia dei loro tempi. Fu invece la stretta clausura imposta dal papato a segnare la totale separazione dalla vita sociale ed economica delle monache. A tale condizione Chiara cercò di sottrarsi proprio grazie al privilegium paupertatis.
Alberzoni, M. P., Wirtschaft und deren Verweigerumg: Klara von Assisi und das privilegium paupertatis, in Zwischen Klausur und Welt. Autonomie und Interaktion spätmittelalterlicher geistlicher Frauengemeinschaften, (Reichenau (Konstanz), DE, 10-13 October 2017), Jan Thorbecke, Ostfildern 2022:<<Vorträge und Forschungen>>,vol. 91 309-336 [https://hdl.handle.net/10807/222938]
Wirtschaft und deren Verweigerumg: Klara von Assisi und das privilegium paupertatis
Alberzoni, Maria Pia
2022
Abstract
Economy and its Denial: Clare of Assisi and the privilegium paupertatis Every attempt at monastic reform is also expressed in clear choices of an economic nature, as the experience of St. Francis of Assisi shows: the renunciation of land-based economies, as well as monetary economies, reveals a desire to be inspired by the model of the Gospel and the early Church. Clare’s decision to live according to the Gospel is usually associated with the privilegium paupertatis, a document granted to her and to the community of St. Damiano by Gregory IX. The reasons why such a document was requested are primarily to be found in the history of so-called Female Franciscanism. There were at least two components to it: on the one hand, there were the sorores minores, among whom the community of Clare was located; on the other hand, there were the monasteries founded from 1218 by Cardinal Hugo of Ostia, which were to orient their life according to the forma vitae and the Rule of Benedict written by him. Since 1220 the Cardinal had tried to win Clare and her community over to the new papal monastic system. After the death of Francis and the election of Cardinal Hugo as Pope Gregory IX, Clare accepted the attitude of the Pope, but in return obtained a document which allowed her not to be assimilated in all points to the »papal« monastic system. The two forms of Female Franciscanism also differed in their conception of poverty: for Francis and Clare it was understood as sanctissima paupertas. Gregory IX and the theologians of his time, on the other hand, saw in poverty a virtue to strive for, a form of asceticism (altissima paupertas). With the privilegium paupertatis, Gregory IX tried to bend the conception of Clare into an ascetic interpretation of poverty, while Clare considered this document fundamental in order to differ from the positions held by the Pope. The privilegium paupertatis allowed her not to have to accept a feudal gift, but it did not forbid her from handling money, especially for the poor. While the cloistered papal nuns were excluded from economic life, in 1217 Clare and her sisters had enough money to purchase a plot of land in Foligno on which a hospice for the poor and sick was built.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.