Il saggio colloca il cinema al centro del paesaggio sonoro dell’Italia dell’immediato dopoguerra, nel momento in cui il grande schermo assume la massima importanza nel suo ruolo di catalizzatore dell’immaginario, non solo tecnologico, nazionale, ma alo stesso tempo si prepara a cedere il campo a un nuovo sistema audiovisivo. L’evidenza è quella di un percorso di ri-mediazione abbastanza noto che porta il cinema all’apogeo dell’immaginario pubblico tricolore negli anni Cinquanta, per poi riposizionarlo nel nascente sistema audiovisivo sotto la spinta dell’industrializzazione disuguale del paese. Fondamentale per capire questo sviluppo è il rapporto di consanguineità del cinema con i media acusmatici della radio e del disco. Le emergenze sono consequenzialmente quelle, da un lato, di un processo di mediazione che porta gli italiani a ricollocarsi nel sistema sociale in formazione attraverso l’apprendimento di nuove tecniche di ascolto (spazializzazione del suono, posizione e postura del corpo nello spazio sonoro, ridefinizione degli standard percettivi e del gusto estetico, elettrificazione del suono sia a livello di produzione che di riproduzione), di cui il cinema degli anni Cinquanta è chiamato a sanare lo iato con i modelli produttivi, distributivi e di fruizione preesistenti. Dall’altro, ci sono le molte formule di negoziazione discorsiva che accompagnano, sospingono o intralciano questo processo, tra cui un ruolo fondamentale hanno quelle legate alla tecnologia, e non in ultimo alle tecnologie di riproduzione del sonoro.
Locatelli, M., Il dolce inganno. Cinema e paesaggio sonoro nell'Italia della ricostruzione e del boom, <<COMUNICAZIONI SOCIALI>>, 2004; (1): 62-70 [https://hdl.handle.net/10807/222068]
Il dolce inganno. Cinema e paesaggio sonoro nell'Italia della ricostruzione e del boom
Locatelli, Massimo
2004
Abstract
Il saggio colloca il cinema al centro del paesaggio sonoro dell’Italia dell’immediato dopoguerra, nel momento in cui il grande schermo assume la massima importanza nel suo ruolo di catalizzatore dell’immaginario, non solo tecnologico, nazionale, ma alo stesso tempo si prepara a cedere il campo a un nuovo sistema audiovisivo. L’evidenza è quella di un percorso di ri-mediazione abbastanza noto che porta il cinema all’apogeo dell’immaginario pubblico tricolore negli anni Cinquanta, per poi riposizionarlo nel nascente sistema audiovisivo sotto la spinta dell’industrializzazione disuguale del paese. Fondamentale per capire questo sviluppo è il rapporto di consanguineità del cinema con i media acusmatici della radio e del disco. Le emergenze sono consequenzialmente quelle, da un lato, di un processo di mediazione che porta gli italiani a ricollocarsi nel sistema sociale in formazione attraverso l’apprendimento di nuove tecniche di ascolto (spazializzazione del suono, posizione e postura del corpo nello spazio sonoro, ridefinizione degli standard percettivi e del gusto estetico, elettrificazione del suono sia a livello di produzione che di riproduzione), di cui il cinema degli anni Cinquanta è chiamato a sanare lo iato con i modelli produttivi, distributivi e di fruizione preesistenti. Dall’altro, ci sono le molte formule di negoziazione discorsiva che accompagnano, sospingono o intralciano questo processo, tra cui un ruolo fondamentale hanno quelle legate alla tecnologia, e non in ultimo alle tecnologie di riproduzione del sonoro.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.