Negli ultimi anni sono stati numerosi i corsi di formazione sulla “cittadinanza digitale” e sulla “scuola digitale”. Con le diverse forme di didattica a distanza nel periodo pandemico, si è riaperto il dibattito connesso al divario digitale e al suo legame con la dispersione scolastica. Il contributo propone un nuovo costrutto, quello di “povertà educativa digitale”, che sottende una diversa concezione di “competenza digitale” e riflette sulle dimensioni da considerare per rilevarla e sulla sua eventuale misurabilità. La riflessione nasce dalla consulenza del CREMIT dell’Università Cattolica a Save the Children in occasione della pubblicazione dell’Atlante per l’Infanzia 2021, in cui nell’aprile 2021 è stato proposto uno strumento, AbCD – Autovalutazione di base delle Competenze Digitali, per rilevare la povertà educativa digitale. In via sperimentale, AbCD è stato somministrato ad un campione di 772 ragazzi di 13 anni, che frequentano l’ultima classe della scuola secondaria inferiore. In una seconda fase (a.s. 2021-22), CREMIT ha partecipato alla creazione del progetto “Connessioni Digitali” per contrastare la povertà educativa digitale, rivolto a 100 scuole secondarie di I grado. La povertà educativa digitale non è intesa unicamente come privazione dei dispositivi e di accesso alla Rete, e neppure come negata partecipazione alla didattica a distanza. Si fa riferimento alla mancata acquisizione di competenze digitali, intese come nuovi alfabeti necessari nella società postmediale per analizzare la produzione e la fruizione dei diversi contenuti digitali. Il contributo ricostruisce come il progetto coniughi due paradigmi interpretativi sulla “competenza digitale”. Un primo, basato su una prospettiva dei diritti, si ispira al quadro di riferimento per le competenze digitali dell’Unione Europea Digital Competencies 2.1, le cui cinque aree costituiscono un valido punto di riferimento, ma allo stesso tempo è però necessario evitare l’eccesso di semplificazione che tende a ricondurre l’educazione civica digitale al solo framework del DigComp 2.1. Una seconda prospettiva, quella delle New Literacy, è più attenta alla dinamicità e alla transdisciplinarietà delle competenze e sottolinea come un approccio segmentato tradisce la “vocazione di cittadinanza” della competenza digitale. A livello teorico reinterpreta la competenza digitale sulle tre dimensioni della critica (le semantiche, i significati, il senso sociale e culturale), dell’etica (i valori, le responsabilità, la cittadinanza) e dell’estetica (i codici, i linguaggi, le narrazioni) e sul concetto delle Dynamic Literacies. In Italia possiamo ritrovare questa vocazione nel Curriculum di Educazione Civica Digitale (MIUR, 2018) e, a livello internazionale, nei lavori dello Stanford History Education (SHEG), come Students’ Civic Online Reasoning (2019) e Evaluating Information: The Cornerstone of Civic Online Reasoning (2016).
Pasta, S., Rivoltella, P. C., "Superare la “povertà educativa digitale". Ipotesi di un nuovo costrutto per la cittadinanza digitale, in Fiorucci, M., Zizioli, E. (ed.), La formazione degli insegnanti: problemi, prospettive e proposte per una scuola di qualità e aperta a tutti e tutte, Pensa MultiMedia Editore, Lecce 2022: 600- 604 [http://hdl.handle.net/10807/215024]
"Superare la “povertà educativa digitale". Ipotesi di un nuovo costrutto per la cittadinanza digitale
Pasta, Stefano
;Rivoltella, Pier Cesare
2022
Abstract
Negli ultimi anni sono stati numerosi i corsi di formazione sulla “cittadinanza digitale” e sulla “scuola digitale”. Con le diverse forme di didattica a distanza nel periodo pandemico, si è riaperto il dibattito connesso al divario digitale e al suo legame con la dispersione scolastica. Il contributo propone un nuovo costrutto, quello di “povertà educativa digitale”, che sottende una diversa concezione di “competenza digitale” e riflette sulle dimensioni da considerare per rilevarla e sulla sua eventuale misurabilità. La riflessione nasce dalla consulenza del CREMIT dell’Università Cattolica a Save the Children in occasione della pubblicazione dell’Atlante per l’Infanzia 2021, in cui nell’aprile 2021 è stato proposto uno strumento, AbCD – Autovalutazione di base delle Competenze Digitali, per rilevare la povertà educativa digitale. In via sperimentale, AbCD è stato somministrato ad un campione di 772 ragazzi di 13 anni, che frequentano l’ultima classe della scuola secondaria inferiore. In una seconda fase (a.s. 2021-22), CREMIT ha partecipato alla creazione del progetto “Connessioni Digitali” per contrastare la povertà educativa digitale, rivolto a 100 scuole secondarie di I grado. La povertà educativa digitale non è intesa unicamente come privazione dei dispositivi e di accesso alla Rete, e neppure come negata partecipazione alla didattica a distanza. Si fa riferimento alla mancata acquisizione di competenze digitali, intese come nuovi alfabeti necessari nella società postmediale per analizzare la produzione e la fruizione dei diversi contenuti digitali. Il contributo ricostruisce come il progetto coniughi due paradigmi interpretativi sulla “competenza digitale”. Un primo, basato su una prospettiva dei diritti, si ispira al quadro di riferimento per le competenze digitali dell’Unione Europea Digital Competencies 2.1, le cui cinque aree costituiscono un valido punto di riferimento, ma allo stesso tempo è però necessario evitare l’eccesso di semplificazione che tende a ricondurre l’educazione civica digitale al solo framework del DigComp 2.1. Una seconda prospettiva, quella delle New Literacy, è più attenta alla dinamicità e alla transdisciplinarietà delle competenze e sottolinea come un approccio segmentato tradisce la “vocazione di cittadinanza” della competenza digitale. A livello teorico reinterpreta la competenza digitale sulle tre dimensioni della critica (le semantiche, i significati, il senso sociale e culturale), dell’etica (i valori, le responsabilità, la cittadinanza) e dell’estetica (i codici, i linguaggi, le narrazioni) e sul concetto delle Dynamic Literacies. In Italia possiamo ritrovare questa vocazione nel Curriculum di Educazione Civica Digitale (MIUR, 2018) e, a livello internazionale, nei lavori dello Stanford History Education (SHEG), come Students’ Civic Online Reasoning (2019) e Evaluating Information: The Cornerstone of Civic Online Reasoning (2016).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.