Il presente lavoro di analisi dei colloqui di accoglienza svolti dal personale infermieristico con i bambini ed i genitori utenti di un reparto di Neuropsichiatria Infantile si colloca all’interno di un più ampio progetto di ricerca, nato dalla collaborazione tra il Laboratorio di Psicologia della Comunicazione dell’Università Cattolica di Milano l’Istituto Neurologico Besta (Milano). Poiché il colloquio di accoglienza rappresenta il primo momento di contatto tra gli utenti ed il reparto, le modalità con le quali viene realizzato assumono una dimensione strategica nella costruzione di una relazione cooperativa tra pazienti, familiari e personale del reparto e, di conseguenza, nel perseguimento del benessere del bambino ricoverato (Mangini e Rocca, 1996; Monaco e Permiani, 2001). Il corpus oggetto di esame è costituito da 70 colloqui, audioregistrati e trascritti. Diversi i livelli e gli elementi considerati, coerentemente con il modello di analisi dell’atto vocale STREAM (Ciceri, Biassoni, 2005): i movimenti nello spazio dei partecipanti al colloquio (infermiere, bambino e familiare); la durata delle varie fasi in cui il colloquio è diviso; la tipologia e l’efficacia degli interventi di ciascun interlocutore. I risultati mostrano che i bambini sono protagonisti dei colloqui solo dal punto di vista motorio, essendo i soggetti che compiono il maggior numero di movimenti nello spazio, mentre risultano poco presenti sia come protagonisti attivi del dialogo sia in qualità di interlocutori o di fulcro dell’attenzione degli adulti. L’analisi delle conversazioni, infatti, mette in evidenza non solo il numero ridotto di interventi di parola da parte dei bambini, pur presenti durante il colloquio, ma anche il fatto che gli adulti sembrano dialogare tenendo scarsamente in considerazione la presenza del bambino, quindi senza esercitare alcuna azione di filtro rispetto ai contenuti della conversazione né alcuno sforzo di adeguamento delle modalità comunicative all’età e alle risorse cognitive ed emotive del bambino.
Ciceri, M. R., Biassoni, F., Angelini, L., Poddesu, S., Analisi dei colloqui di accoglienza in un reparto di neuropsichiatria infantile, <<LA CURA>>, 2008; 2008 (4): 15-16 [http://hdl.handle.net/10807/21398]
Analisi dei colloqui di accoglienza in un reparto di neuropsichiatria infantile
Ciceri, Maria Rita;Biassoni, Federica;
2008
Abstract
Il presente lavoro di analisi dei colloqui di accoglienza svolti dal personale infermieristico con i bambini ed i genitori utenti di un reparto di Neuropsichiatria Infantile si colloca all’interno di un più ampio progetto di ricerca, nato dalla collaborazione tra il Laboratorio di Psicologia della Comunicazione dell’Università Cattolica di Milano l’Istituto Neurologico Besta (Milano). Poiché il colloquio di accoglienza rappresenta il primo momento di contatto tra gli utenti ed il reparto, le modalità con le quali viene realizzato assumono una dimensione strategica nella costruzione di una relazione cooperativa tra pazienti, familiari e personale del reparto e, di conseguenza, nel perseguimento del benessere del bambino ricoverato (Mangini e Rocca, 1996; Monaco e Permiani, 2001). Il corpus oggetto di esame è costituito da 70 colloqui, audioregistrati e trascritti. Diversi i livelli e gli elementi considerati, coerentemente con il modello di analisi dell’atto vocale STREAM (Ciceri, Biassoni, 2005): i movimenti nello spazio dei partecipanti al colloquio (infermiere, bambino e familiare); la durata delle varie fasi in cui il colloquio è diviso; la tipologia e l’efficacia degli interventi di ciascun interlocutore. I risultati mostrano che i bambini sono protagonisti dei colloqui solo dal punto di vista motorio, essendo i soggetti che compiono il maggior numero di movimenti nello spazio, mentre risultano poco presenti sia come protagonisti attivi del dialogo sia in qualità di interlocutori o di fulcro dell’attenzione degli adulti. L’analisi delle conversazioni, infatti, mette in evidenza non solo il numero ridotto di interventi di parola da parte dei bambini, pur presenti durante il colloquio, ma anche il fatto che gli adulti sembrano dialogare tenendo scarsamente in considerazione la presenza del bambino, quindi senza esercitare alcuna azione di filtro rispetto ai contenuti della conversazione né alcuno sforzo di adeguamento delle modalità comunicative all’età e alle risorse cognitive ed emotive del bambino.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.