I robot sociali sono ancora perlopiù dei prototipi che richiamano solo lontanamente le dinamiche interattive umane. Ingegneri, psicologi, filosofi, sociologi e investitori si stanno adoperando per creare, in tempi record, l’essere che possa assisterci, incoraggiarci, insegnarci e sostenere attività lavorative di precisione e pesanti, diventando – sulla base del proprio scopo d’uso – il partner interattivo possibilmente perfetto. Tuttavia, per fare ciò, bisognerà andare ben oltre le già avanzate implementazioni robotiche che fanno della comunicazione non verbale il perno sul quale si fonda l’interazione tra uomo e robot. Essere fisicamente antropomorfi e muoversi secondo cinematiche umane in grado di attivare meccanismi di riconoscimento del comportamento e delle emozioni, non è sufficiente. È necessario integrare questi agenti robotici di reti neurali in grado di simulare processi mentali simil-umani che permettano loro una comprensione dei nostri stessi stati mentali. Qualcosa di molto simile a una Teoria della Mente. Data la complessità di questi modelli, i robot attuali non sono ancora in grado di sostenere se non una breve, mirata interazione. Ma immaginiamoci un futuro dove si riesca a creare una dinamica tale per cui questi agenti possano apprendere per esperienza un comportamento simil-umano, comprendere i nostri stati mentali e rispondere ad essi in modo appropriato. Ci troveremmo all’interno di una interazione talmente perfetta da risultare artificiosa e dove vigerebbe il timore che l’altro-diverso da me possa predominare e prendere il controllo. Unica possibilità per l’accettazione di queste nuove entità sarebbe dunque dotarle di una imperfezione tutta umana, che non mini la fiducia epistemica nei loro confronti.

Marchetti, A., Massaro, D., Di Dio, C., Il robot è un animale sociale? La Human Robot interaction al confine tra «naturale» e «artificiale», <<GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA>>, 2021; 48 (4): 865-882. [doi:10.1421/104145] [https://hdl.handle.net/10807/210042]

Il robot è un animale sociale? La Human Robot interaction al confine tra «naturale» e «artificiale»

Marchetti, Antonella
Primo
;
Massaro, Davide
Secondo
;
Di Dio, Cinzia
Ultimo
2021

Abstract

I robot sociali sono ancora perlopiù dei prototipi che richiamano solo lontanamente le dinamiche interattive umane. Ingegneri, psicologi, filosofi, sociologi e investitori si stanno adoperando per creare, in tempi record, l’essere che possa assisterci, incoraggiarci, insegnarci e sostenere attività lavorative di precisione e pesanti, diventando – sulla base del proprio scopo d’uso – il partner interattivo possibilmente perfetto. Tuttavia, per fare ciò, bisognerà andare ben oltre le già avanzate implementazioni robotiche che fanno della comunicazione non verbale il perno sul quale si fonda l’interazione tra uomo e robot. Essere fisicamente antropomorfi e muoversi secondo cinematiche umane in grado di attivare meccanismi di riconoscimento del comportamento e delle emozioni, non è sufficiente. È necessario integrare questi agenti robotici di reti neurali in grado di simulare processi mentali simil-umani che permettano loro una comprensione dei nostri stessi stati mentali. Qualcosa di molto simile a una Teoria della Mente. Data la complessità di questi modelli, i robot attuali non sono ancora in grado di sostenere se non una breve, mirata interazione. Ma immaginiamoci un futuro dove si riesca a creare una dinamica tale per cui questi agenti possano apprendere per esperienza un comportamento simil-umano, comprendere i nostri stati mentali e rispondere ad essi in modo appropriato. Ci troveremmo all’interno di una interazione talmente perfetta da risultare artificiosa e dove vigerebbe il timore che l’altro-diverso da me possa predominare e prendere il controllo. Unica possibilità per l’accettazione di queste nuove entità sarebbe dunque dotarle di una imperfezione tutta umana, che non mini la fiducia epistemica nei loro confronti.
2021
Italiano
Marchetti, A., Massaro, D., Di Dio, C., Il robot è un animale sociale? La Human Robot interaction al confine tra «naturale» e «artificiale», <<GIORNALE ITALIANO DI PSICOLOGIA>>, 2021; 48 (4): 865-882. [doi:10.1421/104145] [https://hdl.handle.net/10807/210042]
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