Stampati a Venezia nel 1502 da Giovanni Tacuino, gli "Opuscula" del giurista e poeta ravennate Bernardino Catti, detto Lidio, si presentano come una raccolta di 112 carte che condensa in sei sezioni numerosi generi e sottogeneri della produzione poetica coeva. Lo scopo dell’intervento sarà illustrare le peculiarità letterarie e tipografiche di questa antologia, di cui sto curando l’edizione critica per il mio progetto di dottorato. L’edizione, elogiata nella lettera prefatoria da Girolamo Avanzi e dedicata dal poeta al neoeletto doge Leonardo Loredan, contiene componimenti latini e volgari encomiastici, bucolici e d’occasione, ma soprattutto prove più sperimentali, come la trasposizione in latino del sonetto, della terza rima e della sestina lirica, oppure enigmistiche come i versi reticolati i "carmina anguinea". Questa marcata - e ostentata - vena sperimentale raggiunge il suo culmine col "Processus ordine iudiciario" nella terza sezione della raccolta, ossia un polimetro quasi totalmente in latino in cui il Catti accusa in tribunale la sua amata di avergli rubato il cuore: essa per difendersi presenterà una serie di componimenti a lei dedicati, che altro non sono che il canzoniere in volgare del ravennate, ingegnosamente e perfettamente inserito nel contesto giuridico. Per ottenere un risultato editoriale adeguato all’inventiva della sua produzione, il Catti curò in prima persona la stampa della propria opera. Ciò è dimostrato dall’errata corrige, scritta dal poeta e testimoniante le fasi di correzione dei fascicoli e l’esistenza di più stati delle forme tipografiche, nonché dalla presenza di ulteriori ricomposizioni non segnalate e portate alla luce dalla collazione della ventina di esemplari superstiti degli "Opuscula". La figura di Lidio Catti, pur inquadrabile all’interno del gruppo di umanisti minori, rappresenta appieno il complesso panorama culturale ed editoriale tra i secoli XV e XVI. Un’edizione critica commentata della sua opere, pertanto, potrà fornire preziosi elementi per approfondire un’epoca pre-bembiana tesa tra latino e volgare e segnata dall’affermarsi della stampa, intrecciando così gli strumenti della storia della letteratura italiana e della bibliografia testuale.
Cassini, S., Gli "Opuscula” di Lidio Catti (1502). Stravaganze poetiche di un autore in tipografia, in Le filologie della letteratura italiana. Modelli, esperienze, prospettive. Atti del Convegno internazionale Roma, 28-30 novembre 2019, (Roma, 28-30 November 2019), SFLI - Società dei Filologi della Letteratura Italiana, Firenze 2021: 483-497 [http://hdl.handle.net/10807/206411]
Gli "Opuscula” di Lidio Catti (1502). Stravaganze poetiche di un autore in tipografia
Cassini, Stefano
2021
Abstract
Stampati a Venezia nel 1502 da Giovanni Tacuino, gli "Opuscula" del giurista e poeta ravennate Bernardino Catti, detto Lidio, si presentano come una raccolta di 112 carte che condensa in sei sezioni numerosi generi e sottogeneri della produzione poetica coeva. Lo scopo dell’intervento sarà illustrare le peculiarità letterarie e tipografiche di questa antologia, di cui sto curando l’edizione critica per il mio progetto di dottorato. L’edizione, elogiata nella lettera prefatoria da Girolamo Avanzi e dedicata dal poeta al neoeletto doge Leonardo Loredan, contiene componimenti latini e volgari encomiastici, bucolici e d’occasione, ma soprattutto prove più sperimentali, come la trasposizione in latino del sonetto, della terza rima e della sestina lirica, oppure enigmistiche come i versi reticolati i "carmina anguinea". Questa marcata - e ostentata - vena sperimentale raggiunge il suo culmine col "Processus ordine iudiciario" nella terza sezione della raccolta, ossia un polimetro quasi totalmente in latino in cui il Catti accusa in tribunale la sua amata di avergli rubato il cuore: essa per difendersi presenterà una serie di componimenti a lei dedicati, che altro non sono che il canzoniere in volgare del ravennate, ingegnosamente e perfettamente inserito nel contesto giuridico. Per ottenere un risultato editoriale adeguato all’inventiva della sua produzione, il Catti curò in prima persona la stampa della propria opera. Ciò è dimostrato dall’errata corrige, scritta dal poeta e testimoniante le fasi di correzione dei fascicoli e l’esistenza di più stati delle forme tipografiche, nonché dalla presenza di ulteriori ricomposizioni non segnalate e portate alla luce dalla collazione della ventina di esemplari superstiti degli "Opuscula". La figura di Lidio Catti, pur inquadrabile all’interno del gruppo di umanisti minori, rappresenta appieno il complesso panorama culturale ed editoriale tra i secoli XV e XVI. Un’edizione critica commentata della sua opere, pertanto, potrà fornire preziosi elementi per approfondire un’epoca pre-bembiana tesa tra latino e volgare e segnata dall’affermarsi della stampa, intrecciando così gli strumenti della storia della letteratura italiana e della bibliografia testuale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.