Si deve a una conversazione tra Paul Erdős e Alfréd Rényi, due matematici ungheresi attivi nel secolo scorso, la famosa asserzione “Un matematico è una macchina per trasformare caffè in teoremi”: una descrizione del loro punto di vista non solo sugli effetti eccitanti della caffeina, ma anche sulla finalità del fare matematica. Con questo intervento intendiamo proporre un’analogia tra il senso della matematica e la fase operatoria di un Episodio di Apprendimento Situato. Come sappiamo, nella seconda fase dell’EAS si richiede agli studenti di lavorare in piccolo gruppo per realizzare un artefatto da condividere successivamente con il resto della classe e sul quale riflettere. È il cuore dell’EAS, centrato sulla logica del learning by doing: una fase necessaria per poi passare al reflective learning. Proprio attraverso lo “smontare” oggetti culturali, per poi ricostruirli, si realizza un apprendimento profondo e autentico. Allo stesso tempo però un EAS non può disgiungersi dall’epistemologia delle discipline, cioè il loro modo di generare e operare sui saperi. L’insegnante, “ingegnere didattico”, deve creare un terreno fecondo attraverso il quale gli studenti possano generare conoscenza. L’insegnante crea quindi le condizioni attraverso le quali gli alunni siano al centro del proprio processo di apprendimento, si facciano artefici di un prodotto e siano in grado di esprimere ed argomentare i processi messi in atto per la realizzazione dello stesso. In questo articolo illustreremo alcuni esempi di artefatti che l’insegnante che lavora per EAS (ma non solo) può proporre alla classe: oggetti che vengano creati nel modo in cui si “produce matematica”. Per fare ciò, vediamo prima quali sono i modi in cui la Matematica genera e produce enti e relazioni, e i conseguenti modelli e riflessioni

Montagnoli, L., Marchisoni, E., Produrre matematica, <<ESSERE A SCUOLA>>, 2021; IV (2): 33-35 [http://hdl.handle.net/10807/201193]

Produrre matematica

Montagnoli, Laura
Primo
;
2021

Abstract

Si deve a una conversazione tra Paul Erdős e Alfréd Rényi, due matematici ungheresi attivi nel secolo scorso, la famosa asserzione “Un matematico è una macchina per trasformare caffè in teoremi”: una descrizione del loro punto di vista non solo sugli effetti eccitanti della caffeina, ma anche sulla finalità del fare matematica. Con questo intervento intendiamo proporre un’analogia tra il senso della matematica e la fase operatoria di un Episodio di Apprendimento Situato. Come sappiamo, nella seconda fase dell’EAS si richiede agli studenti di lavorare in piccolo gruppo per realizzare un artefatto da condividere successivamente con il resto della classe e sul quale riflettere. È il cuore dell’EAS, centrato sulla logica del learning by doing: una fase necessaria per poi passare al reflective learning. Proprio attraverso lo “smontare” oggetti culturali, per poi ricostruirli, si realizza un apprendimento profondo e autentico. Allo stesso tempo però un EAS non può disgiungersi dall’epistemologia delle discipline, cioè il loro modo di generare e operare sui saperi. L’insegnante, “ingegnere didattico”, deve creare un terreno fecondo attraverso il quale gli studenti possano generare conoscenza. L’insegnante crea quindi le condizioni attraverso le quali gli alunni siano al centro del proprio processo di apprendimento, si facciano artefici di un prodotto e siano in grado di esprimere ed argomentare i processi messi in atto per la realizzazione dello stesso. In questo articolo illustreremo alcuni esempi di artefatti che l’insegnante che lavora per EAS (ma non solo) può proporre alla classe: oggetti che vengano creati nel modo in cui si “produce matematica”. Per fare ciò, vediamo prima quali sono i modi in cui la Matematica genera e produce enti e relazioni, e i conseguenti modelli e riflessioni
2021
Italiano
Montagnoli, L., Marchisoni, E., Produrre matematica, <<ESSERE A SCUOLA>>, 2021; IV (2): 33-35 [http://hdl.handle.net/10807/201193]
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