Nonostante l’attenzione si sia concentrata sullo scontro tra Hamas e Israele, la recente escalation di violenza ha presenta- to elementi diversi rispetto al passato. Il cessate il fuoco non garantisce che questa fase conflittuale sia davvero conclusa. A partire dall’epilogo della Seconda intifada (2005) si era gradualmente conso- lidata la convinzione che il conflitto israe- lo-palestinese, ancorché irrisolto e sempre fonte di possibile instabilità, fosse di per sé ormai “gestibile” e “contenibile”. Tale convincimento è in larga parte frutto di una lettura statica di questo nodo politico. Un conflitto intrattabile, come spesso il gergo accademico lo definisce, in una terra senza pace che pare condannata alla ciclica riproposizione del medesimo canovaccio senza un’apparente via d’uscita. Così fa- cendo, la questione israelo-palestinese sembra ormai ridursi alla sola conflittualità tra Hamas e Israele, sorvolando sia sui molti aspetti ir- risolti di un percorso negoziale di pace fallito troppo presto sia sulle molteplici esperienze che con difficoltà cercano di costruire percorsi di convivenza e dialogo a dispetto degli schieramenti che si combatto- no militarmente. Tra queste troviamo quelle animate dalle comunità cristiane in terra di Israele e Palestina, sempre più compresse dal con- flitto e da una dinamica demografica e migratoria che ne mette a re- pentaglio da tempo la presenza, ma che ciononostante non rinunciano a richiamare, insieme a una parte della sfera ebraica e musulmana, alla necessità di trovare strade alternative a quelle della violenza per dipanare questo antico nodo politico.
Maggiolini, P. M. L. C., Il nodo israelo-palestinese e il pericolo di nuove contese, <<VITA E PENSIERO>>, 2021; (4): 46-54 [http://hdl.handle.net/10807/186729]
Il nodo israelo-palestinese e il pericolo di nuove contese
Maggiolini, Paolo Maria Leo Cesare
Primo
2021
Abstract
Nonostante l’attenzione si sia concentrata sullo scontro tra Hamas e Israele, la recente escalation di violenza ha presenta- to elementi diversi rispetto al passato. Il cessate il fuoco non garantisce che questa fase conflittuale sia davvero conclusa. A partire dall’epilogo della Seconda intifada (2005) si era gradualmente conso- lidata la convinzione che il conflitto israe- lo-palestinese, ancorché irrisolto e sempre fonte di possibile instabilità, fosse di per sé ormai “gestibile” e “contenibile”. Tale convincimento è in larga parte frutto di una lettura statica di questo nodo politico. Un conflitto intrattabile, come spesso il gergo accademico lo definisce, in una terra senza pace che pare condannata alla ciclica riproposizione del medesimo canovaccio senza un’apparente via d’uscita. Così fa- cendo, la questione israelo-palestinese sembra ormai ridursi alla sola conflittualità tra Hamas e Israele, sorvolando sia sui molti aspetti ir- risolti di un percorso negoziale di pace fallito troppo presto sia sulle molteplici esperienze che con difficoltà cercano di costruire percorsi di convivenza e dialogo a dispetto degli schieramenti che si combatto- no militarmente. Tra queste troviamo quelle animate dalle comunità cristiane in terra di Israele e Palestina, sempre più compresse dal con- flitto e da una dinamica demografica e migratoria che ne mette a re- pentaglio da tempo la presenza, ma che ciononostante non rinunciano a richiamare, insieme a una parte della sfera ebraica e musulmana, alla necessità di trovare strade alternative a quelle della violenza per dipanare questo antico nodo politico.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.