Il necessitarismo greco-arabo implicava un netto ridimensionamento della potenza divina, mediante un’evidente sopravvalutazione di un determinismo naturalistico fondato su un’interpretazione (eterodossa) di alcuni princìpi aristotelici. Di qui, il massiccio ricorso – non solo in sede teologica – alla pur già esistente distinzione istituita tra potentia Dei absoluta e potentia Dei ordinata. Una denuncia emblematica di tale determinismo è rappresentata dall’articolo 147 della Condanna del 1277 come quello che in modo più chiaro testimonia lo spirito dell’intervento di Tempier: «Quod impossibile simpliciter non potest fieri a Deo, vel ab agente alio. – Error, si de impossibili secundum naturam intelligatur». La rilevanza di tale intervento ha evidentemente una portata determinante anche nell’ambito relativo alla filosofia naturale. Ci proponiamo qui di rintracciare l’eco di tale condanna che risuona nell’applicazione di princìpi di filosofia naturale nelle questioni relative all’Eucaristia, osservatorio privilegiato da cui assistere e verificare il concorso in questo ambito delle due discipline: teologica e filosofica. In particolare, saranno tre i nuclei tematici, tra loro reciprocamente innestati, che si innervano nella teologia eucaristica di Duns Scoto a partire dalla fede nella presenza reale: luogo, quantità, movimento
Riserbato, D., Multa videntur hic impossibilia implicari. Duns Scoto e la «fisica dell’Eucaristia» in Ordinatio IV, <<COLLECTANEA FRANCISCANA>>, 2012; 82 (1-2): 57-85 [http://hdl.handle.net/10807/185730]
Multa videntur hic impossibilia implicari. Duns Scoto e la «fisica dell’Eucaristia» in Ordinatio IV
Riserbato, Davide
2012
Abstract
Il necessitarismo greco-arabo implicava un netto ridimensionamento della potenza divina, mediante un’evidente sopravvalutazione di un determinismo naturalistico fondato su un’interpretazione (eterodossa) di alcuni princìpi aristotelici. Di qui, il massiccio ricorso – non solo in sede teologica – alla pur già esistente distinzione istituita tra potentia Dei absoluta e potentia Dei ordinata. Una denuncia emblematica di tale determinismo è rappresentata dall’articolo 147 della Condanna del 1277 come quello che in modo più chiaro testimonia lo spirito dell’intervento di Tempier: «Quod impossibile simpliciter non potest fieri a Deo, vel ab agente alio. – Error, si de impossibili secundum naturam intelligatur». La rilevanza di tale intervento ha evidentemente una portata determinante anche nell’ambito relativo alla filosofia naturale. Ci proponiamo qui di rintracciare l’eco di tale condanna che risuona nell’applicazione di princìpi di filosofia naturale nelle questioni relative all’Eucaristia, osservatorio privilegiato da cui assistere e verificare il concorso in questo ambito delle due discipline: teologica e filosofica. In particolare, saranno tre i nuclei tematici, tra loro reciprocamente innestati, che si innervano nella teologia eucaristica di Duns Scoto a partire dalla fede nella presenza reale: luogo, quantità, movimentoI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.