Poiché la “conoscenza giudiziaria oggettiva” è un’illusione, nel processo non può mai essere compiuto un “accertamento” immediato di un fatto nella sua “datità”. Ciò che si ottiene, piuttosto, è una sua “ricostruzione” attraverso la dialettica probatoria. La decisione, poi, è fondata su una “verità giudiziale” che è sia contestuale che funzionale all’obiettivo della giustizia storicamente determinato. Peraltro, nell’universo linguistico giudiziario non può prescindersi dalla concezione semantica della verità per acquisire il consenso di tutti i consociati al risultato del processo.
Ubertis, G., Prova, verità e processo, <<ARCHIVIO PENALE>>, 2020; (2): 547-556 [http://hdl.handle.net/10807/179944]
Prova, verità e processo
Ubertis, Giulio
2020
Abstract
Poiché la “conoscenza giudiziaria oggettiva” è un’illusione, nel processo non può mai essere compiuto un “accertamento” immediato di un fatto nella sua “datità”. Ciò che si ottiene, piuttosto, è una sua “ricostruzione” attraverso la dialettica probatoria. La decisione, poi, è fondata su una “verità giudiziale” che è sia contestuale che funzionale all’obiettivo della giustizia storicamente determinato. Peraltro, nell’universo linguistico giudiziario non può prescindersi dalla concezione semantica della verità per acquisire il consenso di tutti i consociati al risultato del processo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.