Il saggio propone un raffronto di due libri di poesia di ambientazione bellica fondamentali per la nostra letteratura: Il Porto Sepolto (1916) di Giuseppe Ungaretti e Diario d’Algeria (1947) di Vittorio Sereni. Il raffronto prevede una comparazione di prospettiva: si è considerata “interna” quella del Porto Sepolto, per la diretta partecipazione alla guerra di trincea di Ungaretti, ed “esterna” quella di Diario d’Algeria, per l’esperienza di prigionia che non tarda a tagliar fuori Sereni non solo dai “campi di guerra”, ma dall’esistenza stessa. Il primo paragrafo analizza la duplice liminarità a cui la guerra costringe il soggetto - da un lato esponendolo al limite-morte, dall’altro chiamandolo al limite-parola, entrambi appuntamenti tragicomicamente imminenti, ancora di più se il soldato in questione è un letterato. Il secondo paragrafo approfondisce la relazione tra dimensione onirica e realtà. Si definisce il realismo ungarettiano un “realismo esperienziale” e quello sereniano un “realismo esistenziale per approssimazione”. Dal focus sul realismo ci si sofferma sul “sogno” e sulla sua funzione: nel caso di Sereni esso è adibito a gesto sottrattivo, mentre nel caso di Ungaretti si declina prevalentemente in visione, utopia, stupore, apparentandosi alla concezione sereniana solo laddove affiora come “mezzo sonno” mirato a coprirsi gli occhi sull’orrore. Col saggio si intende gettare luce sulla portata inconscia della parentela tra le due opere, oltrepassando i rimandi notoriamente consapevoli e giungendo a considerare la rete di lapsus generata nei due casi dall’interferenza costante dell’esperienza bellica contingente.
Mazzotta, F., Poesia dentro e fuori la guerra. il Porto Sepolto e Diario d'Algeria, <<PARAGONE. LETTERATURA>>, LXXI; febbraio-giugno 2020 (147-148-149): 128-143 [http://hdl.handle.net/10807/178161]
Poesia dentro e fuori la guerra. il Porto Sepolto e Diario d'Algeria
Mazzotta, Francesca
2020
Abstract
Il saggio propone un raffronto di due libri di poesia di ambientazione bellica fondamentali per la nostra letteratura: Il Porto Sepolto (1916) di Giuseppe Ungaretti e Diario d’Algeria (1947) di Vittorio Sereni. Il raffronto prevede una comparazione di prospettiva: si è considerata “interna” quella del Porto Sepolto, per la diretta partecipazione alla guerra di trincea di Ungaretti, ed “esterna” quella di Diario d’Algeria, per l’esperienza di prigionia che non tarda a tagliar fuori Sereni non solo dai “campi di guerra”, ma dall’esistenza stessa. Il primo paragrafo analizza la duplice liminarità a cui la guerra costringe il soggetto - da un lato esponendolo al limite-morte, dall’altro chiamandolo al limite-parola, entrambi appuntamenti tragicomicamente imminenti, ancora di più se il soldato in questione è un letterato. Il secondo paragrafo approfondisce la relazione tra dimensione onirica e realtà. Si definisce il realismo ungarettiano un “realismo esperienziale” e quello sereniano un “realismo esistenziale per approssimazione”. Dal focus sul realismo ci si sofferma sul “sogno” e sulla sua funzione: nel caso di Sereni esso è adibito a gesto sottrattivo, mentre nel caso di Ungaretti si declina prevalentemente in visione, utopia, stupore, apparentandosi alla concezione sereniana solo laddove affiora come “mezzo sonno” mirato a coprirsi gli occhi sull’orrore. Col saggio si intende gettare luce sulla portata inconscia della parentela tra le due opere, oltrepassando i rimandi notoriamente consapevoli e giungendo a considerare la rete di lapsus generata nei due casi dall’interferenza costante dell’esperienza bellica contingente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.