La cessazione della materia del contendere è configurabile solo ove il provvedimento impugnato sia rimosso ex tunc. Pertanto, nel caso in cui gli effetti dell’atto lesivo vengano meno in dipendenza dell’adozione di un altro provvedimento privo di effetti retroattivi, detta causa di definizione della controversia non può intendersi realizzata. La L. 28 febbraio 1985 n. 47 ha predisposto una disciplina esaustiva e puntuale delle ipotesi di sanatoria, anche ai fini amministrativi. Essendo richiesto dall’art. 13 il requisito della «doppia conformità» ai fini del rilascio della sanatoria, non vi è alcun margine interpretativo per consentire la sopravvivenza della sanatoria c.d. giurisprudenziale. Il potere di annullamento d’ufficio delle concessioni di costruzione illegittime, conferito al Sindaco dagli artt. 10 della L. 6 agosto 1967 n. 765 e 1 della L. 28 gennaio 1977 n. 10, diverge da quello conferito alla Regione dagli artt. 7 della L. n. 765 cit. e 1 D.P.R. 15 gennaio 1972 n. 8. Infatti, mentre il primo deve valutare l’interesse pubblico alla rimozione dell’ atto invalido alla stregua delle altre possibilità di eliminare, in via alternativa, il vizio riscontrato (modifica agli strumenti urbanistici, offerta di integrazione delle opere di urbanizzazione, ecc.), la seconda - che è titolare solo di poteri di vigilanza e di controllo ma priva della facoltà di sostituirsi all’Ente locale nell’adottare determinate scelte - è tenuta a valutare l’interesse pubblico con riferimento esclusivo all’interesse alla conservazione della situazione esistente. Il sistema di democraticità delle decisioni amministrative, a cui è preordinato l’art. 7 L. 7 agosto 1990 n. 241, va presidiato nella sostanza e non nella mera forma, sicché ogni qual volta l’interessato sia stato informato dell’esistenza di un procedimento diretto ad incidere sulla sua sfera giuridica e sia stato messo in condizione di utilmente rappresentare il proprio punto di vista, così da integrare la nozione di partecipazione, non può ritenersi violato alcun canone del giusto procedimento. Il termine di diciotto mesi previsto dall’art. 27 della L. 17 agosto 1942 n. 1150 decorre dalla formale contestazione degli addebiti al costruttore, al progettista ed al Comune, ove questa contenga una compiuta esposizione dei fatti, delle valutazioni di diritto e delle relative conclusioni. La funzione della motivazione si può dir soddisfatta anche quando nell’atto impugnato non siano esplicitamente e compiutamente esplicitate le ragioni sottese alla statuizione, ma queste possano essere agevolmente colte dalla lettura degli atti afferenti alle varie fasi in cui si articola il procedimento.

Cortesi, A. D., I termini del dibattito in corso in tema di «sanatoria giurisprudenziale», <<URBANISTICA E APPALTI>>, 2003; (9): 1091-1097 [http://hdl.handle.net/10807/177587]

I termini del dibattito in corso in tema di «sanatoria giurisprudenziale»

Cortesi, Alessandro Dario
2003

Abstract

La cessazione della materia del contendere è configurabile solo ove il provvedimento impugnato sia rimosso ex tunc. Pertanto, nel caso in cui gli effetti dell’atto lesivo vengano meno in dipendenza dell’adozione di un altro provvedimento privo di effetti retroattivi, detta causa di definizione della controversia non può intendersi realizzata. La L. 28 febbraio 1985 n. 47 ha predisposto una disciplina esaustiva e puntuale delle ipotesi di sanatoria, anche ai fini amministrativi. Essendo richiesto dall’art. 13 il requisito della «doppia conformità» ai fini del rilascio della sanatoria, non vi è alcun margine interpretativo per consentire la sopravvivenza della sanatoria c.d. giurisprudenziale. Il potere di annullamento d’ufficio delle concessioni di costruzione illegittime, conferito al Sindaco dagli artt. 10 della L. 6 agosto 1967 n. 765 e 1 della L. 28 gennaio 1977 n. 10, diverge da quello conferito alla Regione dagli artt. 7 della L. n. 765 cit. e 1 D.P.R. 15 gennaio 1972 n. 8. Infatti, mentre il primo deve valutare l’interesse pubblico alla rimozione dell’ atto invalido alla stregua delle altre possibilità di eliminare, in via alternativa, il vizio riscontrato (modifica agli strumenti urbanistici, offerta di integrazione delle opere di urbanizzazione, ecc.), la seconda - che è titolare solo di poteri di vigilanza e di controllo ma priva della facoltà di sostituirsi all’Ente locale nell’adottare determinate scelte - è tenuta a valutare l’interesse pubblico con riferimento esclusivo all’interesse alla conservazione della situazione esistente. Il sistema di democraticità delle decisioni amministrative, a cui è preordinato l’art. 7 L. 7 agosto 1990 n. 241, va presidiato nella sostanza e non nella mera forma, sicché ogni qual volta l’interessato sia stato informato dell’esistenza di un procedimento diretto ad incidere sulla sua sfera giuridica e sia stato messo in condizione di utilmente rappresentare il proprio punto di vista, così da integrare la nozione di partecipazione, non può ritenersi violato alcun canone del giusto procedimento. Il termine di diciotto mesi previsto dall’art. 27 della L. 17 agosto 1942 n. 1150 decorre dalla formale contestazione degli addebiti al costruttore, al progettista ed al Comune, ove questa contenga una compiuta esposizione dei fatti, delle valutazioni di diritto e delle relative conclusioni. La funzione della motivazione si può dir soddisfatta anche quando nell’atto impugnato non siano esplicitamente e compiutamente esplicitate le ragioni sottese alla statuizione, ma queste possano essere agevolmente colte dalla lettura degli atti afferenti alle varie fasi in cui si articola il procedimento.
2003
Italiano
Cortesi, A. D., I termini del dibattito in corso in tema di «sanatoria giurisprudenziale», <<URBANISTICA E APPALTI>>, 2003; (9): 1091-1097 [http://hdl.handle.net/10807/177587]
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