La proporzione della popolazione over 65 sta crescendo a livello globale. Oggi, l’8,5% della popolazione globale è già over 65 e questo dato è destinato a raggiungere il 17% entro il 2050 (He et al., 2016). In Europa, questa fascia d’età rappresenta il 19% della popolazione, mentre In Italia, ha già superato il 22%. La loro distribuzione non è omogenea sul territorio nazionale, con una maggiore presenza nelle aree rurali. Si tratta di persone che, con il crescere dell’età, si troveranno a interfacciarsi con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), il quale presenta forti squilibri nell’erogazione di servizi tra aree urbane e rurali (Jakovljevic et al., 2018). Si tratta quindi di persone a rischio dell’esclusione sociale e fragilità (Burholt, Dobbs, 2012). In questo contesto, i caregiver informali giocano un ruolo fondamentale nel permettere alle persone anziane di poter continuare a vivere nei contesti a loro cari, attraverso pratiche di “aging in place”, nonostante la minore presenza di servizi. “Aging in place” è riconosciuto come uno degli obiettivi cruciali per migliorare la qualità di vita delle persone anziane e per la sostenibilità del welfare e del sistema sociale (Rodríguez-Rodríguez, Sánchez-González, 2016). Tuttavia, i passi da fare in questa direzione sono ancora molti. Infatti, il peso dell’“aging in place”, soprattutto in zone rurali dove l’accesso ai servizi è arduo, ricade sui caregiver informali, cioè parenti o amici, che si prendono cura del paziente anziano. Se sul lato dei servizi verso i pazienti sono stati fatti dei passi avanti, ad oggi, le ricerche sui bisogni dei caregiver sono ancora esigue e non sono presenti studi che prevedano la partecipazione e l’engagement dei caregiver per progettare servizi a loro dedicati. In particolare, è interessante notare come vi sia una mancanza di ricerche empiriche sull’invecchiamento nelle zone rurali rispetto all’alto numero di anziani che vivono in queste aree (Wenger, 2001). L’engagement dei caregiver familiari è riconosciuto come uno dei fattori fondamentali per migliorare le loro condizioni fisiche e mentali, l’efficacia dei servizi, la loro sostenibilità e la posizione centrale del paziente (Graffigna, Barello, 2018), specialmente nelle aree rurali dove si può sperimentare un burden psico-fisico più elevato rispetto ai caregiver familiari presenti nei contesti urbani. Tuttavia, fare ricerca in queste zone presenta una serie di difficoltà peculiari: la collocazione in aree remote e con carenze infrastrutturali (Shaghaghi et al., 2011), la difficoltà di coinvolgere persone anziane e/o raramente incluse in percorsi di ricerca sui loro bisogni (Mayan, 2016), spesso non abituata a sentirsi legittimata nell’offrire la propria prospettiva sui servizi. All’interno di questo capitolo verrà presentata una riflessione teorica e pratica sui potenziali rischi di iniquità e le difficoltà nel produrre servizi socio-sanitari mediante l’engagement dei caregiver familiari delle zone rurali. Per fare ciò saranno discusse le riflessioni condotte sulla base del caso della ricerca partecipata realmente svolto dagli Autori che ha visto la co-creazione di un servizio socio-sanitario (progetto Place4Carers, https://www.place4carers.it/) nell’area della Val Camonica mediante il coinvolgimento attivo dei caregiver di persone anziane

Morelli, N., Graffigna, G., Barello, S., Masella, C., Corbo., M., Rischi di iniquità dell’engagement dei caregiver familiari nei territori montani: riflessioni dal progetto Place4Carer, in Barello, S., Maturo, M. A. (ed.), La tripla etica: Etica, Engagement, Equità., Franco Angeli, Milano 2020: 36- 50 [http://hdl.handle.net/10807/174657]

Rischi di iniquità dell’engagement dei caregiver familiari nei territori montani: riflessioni dal progetto Place4Carer

Morelli, Niccolo'
;
Graffigna, Guendalina;Barello, Serena;
2020

Abstract

La proporzione della popolazione over 65 sta crescendo a livello globale. Oggi, l’8,5% della popolazione globale è già over 65 e questo dato è destinato a raggiungere il 17% entro il 2050 (He et al., 2016). In Europa, questa fascia d’età rappresenta il 19% della popolazione, mentre In Italia, ha già superato il 22%. La loro distribuzione non è omogenea sul territorio nazionale, con una maggiore presenza nelle aree rurali. Si tratta di persone che, con il crescere dell’età, si troveranno a interfacciarsi con il Sistema Sanitario Nazionale (SSN), il quale presenta forti squilibri nell’erogazione di servizi tra aree urbane e rurali (Jakovljevic et al., 2018). Si tratta quindi di persone a rischio dell’esclusione sociale e fragilità (Burholt, Dobbs, 2012). In questo contesto, i caregiver informali giocano un ruolo fondamentale nel permettere alle persone anziane di poter continuare a vivere nei contesti a loro cari, attraverso pratiche di “aging in place”, nonostante la minore presenza di servizi. “Aging in place” è riconosciuto come uno degli obiettivi cruciali per migliorare la qualità di vita delle persone anziane e per la sostenibilità del welfare e del sistema sociale (Rodríguez-Rodríguez, Sánchez-González, 2016). Tuttavia, i passi da fare in questa direzione sono ancora molti. Infatti, il peso dell’“aging in place”, soprattutto in zone rurali dove l’accesso ai servizi è arduo, ricade sui caregiver informali, cioè parenti o amici, che si prendono cura del paziente anziano. Se sul lato dei servizi verso i pazienti sono stati fatti dei passi avanti, ad oggi, le ricerche sui bisogni dei caregiver sono ancora esigue e non sono presenti studi che prevedano la partecipazione e l’engagement dei caregiver per progettare servizi a loro dedicati. In particolare, è interessante notare come vi sia una mancanza di ricerche empiriche sull’invecchiamento nelle zone rurali rispetto all’alto numero di anziani che vivono in queste aree (Wenger, 2001). L’engagement dei caregiver familiari è riconosciuto come uno dei fattori fondamentali per migliorare le loro condizioni fisiche e mentali, l’efficacia dei servizi, la loro sostenibilità e la posizione centrale del paziente (Graffigna, Barello, 2018), specialmente nelle aree rurali dove si può sperimentare un burden psico-fisico più elevato rispetto ai caregiver familiari presenti nei contesti urbani. Tuttavia, fare ricerca in queste zone presenta una serie di difficoltà peculiari: la collocazione in aree remote e con carenze infrastrutturali (Shaghaghi et al., 2011), la difficoltà di coinvolgere persone anziane e/o raramente incluse in percorsi di ricerca sui loro bisogni (Mayan, 2016), spesso non abituata a sentirsi legittimata nell’offrire la propria prospettiva sui servizi. All’interno di questo capitolo verrà presentata una riflessione teorica e pratica sui potenziali rischi di iniquità e le difficoltà nel produrre servizi socio-sanitari mediante l’engagement dei caregiver familiari delle zone rurali. Per fare ciò saranno discusse le riflessioni condotte sulla base del caso della ricerca partecipata realmente svolto dagli Autori che ha visto la co-creazione di un servizio socio-sanitario (progetto Place4Carers, https://www.place4carers.it/) nell’area della Val Camonica mediante il coinvolgimento attivo dei caregiver di persone anziane
2020
Italiano
La tripla etica: Etica, Engagement, Equità.
9788835107293
Franco Angeli
Morelli, N., Graffigna, G., Barello, S., Masella, C., Corbo., M., Rischi di iniquità dell’engagement dei caregiver familiari nei territori montani: riflessioni dal progetto Place4Carer, in Barello, S., Maturo, M. A. (ed.), La tripla etica: Etica, Engagement, Equità., Franco Angeli, Milano 2020: 36- 50 [http://hdl.handle.net/10807/174657]
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