Nelle pagine degli Elementi di filosofia di Sofia Vanni Rovighi viene “legato con amore in un volume / ciò che per l’universo si squaderna” (Par. XXXIII, vv. 86-87): l’universo della filosofia, s’intende, così come è concepita dalla “maestra” dell’Università Cattolica, e cioè come “conoscenza pienamente valida, dimostrata, ma che ha dei limiti: un limite in alto — per dir così — al di sopra del quale c’è la Religione rivelata e un limite in basso, al di sotto del quale c’è la scienza”. La filosofia è quindi “metafisica”, “metafisica della trascendenza” e, con maggior precisione, “realismo spiritualistico”. Per questo motivo la filosofia si presenta da un lato come “la scienza più universale” che ha per oggetto la totalità del reale e dall’altro “come impostazione e soluzione del problema della vita”. I due momenti della filosofia, lo scientifico e il soteriologico, sono poi di fatto uniti perché “risolvere il problema del tutto significa anche risolvere il problema dell’uomo”; infatti “per sapere quale significato ha la vita umana bisogna vedere d’onde essa venga ed a che cosa termini”. Ma, per condurre a buon fine questa impresa conoscitiva, «”dobbiamo svolgere tutta la filosofia: dobbiamo risolvere il problema di Dio, dell’universo, dell’anima umana” e “della conoscenza”. Così già “in principio”, nell’Introduzione degli Elementi di filosofia, viene espresso in modo sintetico ed inequivocabile un punto di importanza capitale: la soteriologia, etica o religiosa, è veramente efficace e adeguata all’intero antropologico soltanto nel caso in cui sia fondata sulla verità. Il presente saggio prova che l’autentica ratio degli Elementi consiste ultimamente nell’educarealla vita buona, che è opera impossibile senza la conoscenza della verità e senza l’esercizio costante della libertà. Contro l’occultamento dell’idea di creazione, che oggi termina nella minaccia alla stessa identità dell’uomo, gli Elementi mettono in luce i limiti della razionalità scientifica, lo schema soggetto-oggetto e riscoprono il valore della razionalità metafisica, che è in grado di attingere, pur con molti limiti, il divino e l’umano, nella consapevolezza che negare Dio significa negare l’uomo. Quindi l’etica è scienza pratica di ciò che l’uomo “deve essere” è allora un’autentica “azione d’amore” verso Dio, se stessi e il prossimo e contro ogni ipocrisia dell’apparire. Etica del fine, dunque, o etica teleologica che dà ragione del motivo ultimo per il quale si deve compiere un atto per realizzare una vita buona e, quindi, per condurre a perfezione la natura umana. Non solo è vinto l’arbitrio del comando, sia esso divino o umano, ma è anche raggiunta la trasparenza dell’agire: obbedisco alla legge (eteronomia), poiché da un lato ritrovo in me l’esemplare della legge come costitutivo della mia natura (autonomia), tanto che andrei contro me stesso se non obbedissi alla legge, sfigurando la mia natura, e dall’altro al fine, a Dio come mia perfezione (finalismo), del quale la mia natura in certo modo partecipa: sua conformità alla sua idea creatrice. Perciò l’etica degli Elementi non è innanzitutto un’etica del dovere e delle virtù (vs ogni legalismo e utilitarismo), ma un’etica dell’amore del fine. La vita buona si fa mantenendo salda la relazione con l’amato: andando verso l’amato, per amore dell’amato, l’amante si fa forte, cioè acquista virtù, e si realizza; non cerca prima il proprio bene e poi quello dell’amato, ma, al contrario, cercando l’amato fa anche il proprio bene.

Colombo, G., Desire, reason and faith in the inspiration and the structure of The Elements of Philosophy, <<RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA>>, 2008; (4): 209-224 [http://hdl.handle.net/10807/170015]

Desire, reason and faith in the inspiration and the structure of The Elements of Philosophy

Colombo, Giuseppe
2008

Abstract

Nelle pagine degli Elementi di filosofia di Sofia Vanni Rovighi viene “legato con amore in un volume / ciò che per l’universo si squaderna” (Par. XXXIII, vv. 86-87): l’universo della filosofia, s’intende, così come è concepita dalla “maestra” dell’Università Cattolica, e cioè come “conoscenza pienamente valida, dimostrata, ma che ha dei limiti: un limite in alto — per dir così — al di sopra del quale c’è la Religione rivelata e un limite in basso, al di sotto del quale c’è la scienza”. La filosofia è quindi “metafisica”, “metafisica della trascendenza” e, con maggior precisione, “realismo spiritualistico”. Per questo motivo la filosofia si presenta da un lato come “la scienza più universale” che ha per oggetto la totalità del reale e dall’altro “come impostazione e soluzione del problema della vita”. I due momenti della filosofia, lo scientifico e il soteriologico, sono poi di fatto uniti perché “risolvere il problema del tutto significa anche risolvere il problema dell’uomo”; infatti “per sapere quale significato ha la vita umana bisogna vedere d’onde essa venga ed a che cosa termini”. Ma, per condurre a buon fine questa impresa conoscitiva, «”dobbiamo svolgere tutta la filosofia: dobbiamo risolvere il problema di Dio, dell’universo, dell’anima umana” e “della conoscenza”. Così già “in principio”, nell’Introduzione degli Elementi di filosofia, viene espresso in modo sintetico ed inequivocabile un punto di importanza capitale: la soteriologia, etica o religiosa, è veramente efficace e adeguata all’intero antropologico soltanto nel caso in cui sia fondata sulla verità. Il presente saggio prova che l’autentica ratio degli Elementi consiste ultimamente nell’educarealla vita buona, che è opera impossibile senza la conoscenza della verità e senza l’esercizio costante della libertà. Contro l’occultamento dell’idea di creazione, che oggi termina nella minaccia alla stessa identità dell’uomo, gli Elementi mettono in luce i limiti della razionalità scientifica, lo schema soggetto-oggetto e riscoprono il valore della razionalità metafisica, che è in grado di attingere, pur con molti limiti, il divino e l’umano, nella consapevolezza che negare Dio significa negare l’uomo. Quindi l’etica è scienza pratica di ciò che l’uomo “deve essere” è allora un’autentica “azione d’amore” verso Dio, se stessi e il prossimo e contro ogni ipocrisia dell’apparire. Etica del fine, dunque, o etica teleologica che dà ragione del motivo ultimo per il quale si deve compiere un atto per realizzare una vita buona e, quindi, per condurre a perfezione la natura umana. Non solo è vinto l’arbitrio del comando, sia esso divino o umano, ma è anche raggiunta la trasparenza dell’agire: obbedisco alla legge (eteronomia), poiché da un lato ritrovo in me l’esemplare della legge come costitutivo della mia natura (autonomia), tanto che andrei contro me stesso se non obbedissi alla legge, sfigurando la mia natura, e dall’altro al fine, a Dio come mia perfezione (finalismo), del quale la mia natura in certo modo partecipa: sua conformità alla sua idea creatrice. Perciò l’etica degli Elementi non è innanzitutto un’etica del dovere e delle virtù (vs ogni legalismo e utilitarismo), ma un’etica dell’amore del fine. La vita buona si fa mantenendo salda la relazione con l’amato: andando verso l’amato, per amore dell’amato, l’amante si fa forte, cioè acquista virtù, e si realizza; non cerca prima il proprio bene e poi quello dell’amato, ma, al contrario, cercando l’amato fa anche il proprio bene.
2008
Italiano
Colombo, G., Desire, reason and faith in the inspiration and the structure of The Elements of Philosophy, <<RIVISTA DI FILOSOFIA NEOSCOLASTICA>>, 2008; (4): 209-224 [http://hdl.handle.net/10807/170015]
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