La cultura occidentale ha reso per molti secoli alle donne difficile, se non addirittura impossibile, imporsi nel panorama intellettuale del proprio tempo, dominato da cori di sole voci maschili. Il femminile ha dovuto spesso accontentarsi di abitare spazi segreti, separati. Uno di questi nel Medioevo è stato senz’altro il claustrum, dalle mura del quale poteva trapelare una voce, uno sguardo all’esterno. È il caso dello sguardo di Ildegarda di Bingen, il cui genio femminile supera gli ostacoli legati a un sistema, sociale e politico, condizionato da pesanti retaggi misogini di matrice greco-romana e giudaica. Uno sguardo che non è solo dono della visio, che la rese una mistica e una profetessa, ma anche come straordinaria capacità di leggere il mondo attraverso una sensibilità particolarissima, genuinamente femminile.

Muller, P. A. M., Dai vertici della mistica alla più umana femminilità: Ildegarda di Bingen, <<ORA ET LABORA>>, 2021; LCCVI (1): 25-36 [http://hdl.handle.net/10807/167191]

Dai vertici della mistica alla più umana femminilità: Ildegarda di Bingen

Muller, Paola Anna Maria
2021

Abstract

La cultura occidentale ha reso per molti secoli alle donne difficile, se non addirittura impossibile, imporsi nel panorama intellettuale del proprio tempo, dominato da cori di sole voci maschili. Il femminile ha dovuto spesso accontentarsi di abitare spazi segreti, separati. Uno di questi nel Medioevo è stato senz’altro il claustrum, dalle mura del quale poteva trapelare una voce, uno sguardo all’esterno. È il caso dello sguardo di Ildegarda di Bingen, il cui genio femminile supera gli ostacoli legati a un sistema, sociale e politico, condizionato da pesanti retaggi misogini di matrice greco-romana e giudaica. Uno sguardo che non è solo dono della visio, che la rese una mistica e una profetessa, ma anche come straordinaria capacità di leggere il mondo attraverso una sensibilità particolarissima, genuinamente femminile.
2021
Italiano
Muller, P. A. M., Dai vertici della mistica alla più umana femminilità: Ildegarda di Bingen, <<ORA ET LABORA>>, 2021; LCCVI (1): 25-36 [http://hdl.handle.net/10807/167191]
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