Nella prima metà del Novecento i due grandi orfanotrofi di Reggio Emilia, uno femminile e l’altro maschile, si occupavano di accogliere e assistere i numerosi bambini senza famiglia del territorio, ma anche quelli che a causa di gravi difficoltà dei genitori non potevano permanere nel proprio nucleo parentale originario. Tali strutture, la cui fondazione risale all’epoca moderna, presentavano un’organizzazione interna ancorata a caratteri tradizionali, quali l’alto numero dei ricoverati, l’organico non specializzato, la mancanza di rapporti individualizzati fra ragazzi e personale adulto, la rigida disciplina, la gestione standardizzata dei tempi e degli spazi. Nel 1953 il professore liceale Ermanno Dossetti, posto alla presidenza del Consiglio d’amministrazione degli orfanotrofi, propose l’interruzione della consuetudinaria prassi assistenziale. Proprio per merito della sua sensibilità e lungimiranza educativa, si decise di abbandonare i vecchi istituti e di edificare un nuovo complesso residenziale, inaugurato nel 1962 con il nome di “Villaggio Belvedere”. Il Villaggio, organizzato in dieci case a schiera che ospitavano piccoli gruppi di minori, permise la formulazione di interventi fondati su una più moderna visione dell’assistenza, in un clima educativo che ricalcava quello familiare. La trasformazione di questo ente si collocava in un periodo storico contrassegnato dalla generale critica agli istituti operanti sul territorio nazionale, che portò alla loro progressiva chiusura, o quantomeno riconversione. Fu tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo che l’ondata di deistituzionalizzazione raggiunse la sua massima intensità, grazie soprattutto alle tensioni riformatrici apportate dal movimento del Sessantotto, alle denunce agli istituti pervenute da note voci del mondo intellettuale europeo (come quelle di Goffman, Basaglia, Erikson), al nuovo ruolo affidato alle autonomie locali nell’ambito del welfare sociale e alla riforma del diritto di famiglia. L’esperienza del Villaggio Belvedere risulta pertanto di sicuro interesse, perché rappresentativa – e per certi versi precorritrice – di una nuova visione dell’assistenza verso i bambini e gli adolescenti fuori famiglia, caratterizzata dal distacco da una logica di ricovero e spersonalizzazione dei servizi in favore di un sistema fondato sulla cura e sull’educazione del minore. Il contributo qui presentato ne ripercorrerà l’evoluzione, anche tramite l’utilizzo di inediti documenti d’archivio. Particolare attenzione sarà rivolta al collegamento con il più ampio contesto storico-educativo del tempo, nell’ottica di evidenziare le istanze sociali, politiche, culturali che influenzarono la definizione della proposta pedagogica dell’ente.

Debe', A., Gli anni Sessanta e l’avvio del processo di deistituzionalizzazione. L’assistenza ai minori fuori famiglia nell’esperienza del Villaggio Belvedere di Reggio Emilia, in Autorità in crisi. Scuola, famiglia, società prima e dopo il ‘68, (Firenze, 29-November 01-December 2018), Aracne, Roma 2020:<<NODI DI STORIA DELL’EDUCAZIONE>>,4 491-497. [10.4399/978882553255550] [http://hdl.handle.net/10807/156858]

Gli anni Sessanta e l’avvio del processo di deistituzionalizzazione. L’assistenza ai minori fuori famiglia nell’esperienza del Villaggio Belvedere di Reggio Emilia

Debe', Anna
2020

Abstract

Nella prima metà del Novecento i due grandi orfanotrofi di Reggio Emilia, uno femminile e l’altro maschile, si occupavano di accogliere e assistere i numerosi bambini senza famiglia del territorio, ma anche quelli che a causa di gravi difficoltà dei genitori non potevano permanere nel proprio nucleo parentale originario. Tali strutture, la cui fondazione risale all’epoca moderna, presentavano un’organizzazione interna ancorata a caratteri tradizionali, quali l’alto numero dei ricoverati, l’organico non specializzato, la mancanza di rapporti individualizzati fra ragazzi e personale adulto, la rigida disciplina, la gestione standardizzata dei tempi e degli spazi. Nel 1953 il professore liceale Ermanno Dossetti, posto alla presidenza del Consiglio d’amministrazione degli orfanotrofi, propose l’interruzione della consuetudinaria prassi assistenziale. Proprio per merito della sua sensibilità e lungimiranza educativa, si decise di abbandonare i vecchi istituti e di edificare un nuovo complesso residenziale, inaugurato nel 1962 con il nome di “Villaggio Belvedere”. Il Villaggio, organizzato in dieci case a schiera che ospitavano piccoli gruppi di minori, permise la formulazione di interventi fondati su una più moderna visione dell’assistenza, in un clima educativo che ricalcava quello familiare. La trasformazione di questo ente si collocava in un periodo storico contrassegnato dalla generale critica agli istituti operanti sul territorio nazionale, che portò alla loro progressiva chiusura, o quantomeno riconversione. Fu tra la fine degli anni Sessanta e il decennio successivo che l’ondata di deistituzionalizzazione raggiunse la sua massima intensità, grazie soprattutto alle tensioni riformatrici apportate dal movimento del Sessantotto, alle denunce agli istituti pervenute da note voci del mondo intellettuale europeo (come quelle di Goffman, Basaglia, Erikson), al nuovo ruolo affidato alle autonomie locali nell’ambito del welfare sociale e alla riforma del diritto di famiglia. L’esperienza del Villaggio Belvedere risulta pertanto di sicuro interesse, perché rappresentativa – e per certi versi precorritrice – di una nuova visione dell’assistenza verso i bambini e gli adolescenti fuori famiglia, caratterizzata dal distacco da una logica di ricovero e spersonalizzazione dei servizi in favore di un sistema fondato sulla cura e sull’educazione del minore. Il contributo qui presentato ne ripercorrerà l’evoluzione, anche tramite l’utilizzo di inediti documenti d’archivio. Particolare attenzione sarà rivolta al collegamento con il più ampio contesto storico-educativo del tempo, nell’ottica di evidenziare le istanze sociali, politiche, culturali che influenzarono la definizione della proposta pedagogica dell’ente.
2020
Italiano
Autorità in crisi. Scuola, famiglia, società prima e dopo il ‘68
Convegno triennale del Centro Italiano per la Ricerca Storico–educativa (CIRSE)
Firenze
29-nov-2018
1-dic-2018
978-88-255-3255-5
Aracne
Debe', A., Gli anni Sessanta e l’avvio del processo di deistituzionalizzazione. L’assistenza ai minori fuori famiglia nell’esperienza del Villaggio Belvedere di Reggio Emilia, in Autorità in crisi. Scuola, famiglia, società prima e dopo il ‘68, (Firenze, 29-November 01-December 2018), Aracne, Roma 2020:<<NODI DI STORIA DELL’EDUCAZIONE>>,4 491-497. [10.4399/978882553255550] [http://hdl.handle.net/10807/156858]
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