Il suicidio in carcere. Analisi criminologica e prospettive politico-criminali

Within the Italian penitentiary system, suicide has been increasing sharply. This alarming figure, provided by the most recent official statistics, shows clearly how intolerable the current Italian prison situation is, in particular considering the marked difference in suicide rate between prisoners and free population. In light of such a worrisome situation – which raises concerns about new judgments against Italy from the European Court of Human Rights – efficient preventive-action programs have proved to be extremely necessary. However, considering that every case of suicide is unique (and therefore never fully predictable), the most efficient method to reduce the high rate of suicide seems to be the promotion of a new culture of the enforcement of sentences, through the mobilization of cultural resources, which implies a renewed way of considering punishments. After the final document of the General States, this represents an extremely desirable goal, which however must be delayed, considering the recent penitentiary system reform, that still expresses a preference for the traditional vision of punishment focused on prison, consistent with the actual Government’s criminal policy.

Il suicidio nella realtà penitenziaria italiana è in forte aumento. Questo dato allarmante, fornito dalle più recenti statistiche ufficiali, è la dimostrazione più evidente dell’attuale invivibilità delle carceri italiane e ciò soprattutto se si tiene conto del netto scarto tra il tasso di suicidio nella popolazione penitenziaria e quella libera. A fronte di una situazione così preoccupante – al punto da far temere una nuova condanna per l’Italia da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo –, estremamente necessari si rivelano efficaci piani di intervento preventivo. Tuttavia, considerata l’unicità di ogni gesto suicidario (e la sua conseguente mai totale prevedibilità), la via più efficiente ed efficace per ridurre l’alto numero di suicidi sembra essere quella che, attraverso la mobilitazione di risorse di tipo culturale, favorisce una nuova cultura dell’esecuzione penale e, dunque,un ripensamento della pena. Si tratta di traguardi fortemente auspicati dopo il documento finale degli Stati Generali, che dovranno tuttavia ancora farsi attendere, vista la recente riforma dell’ordinamento penitenziario,la quale – in linea con le scelte politiche in materia penale dell’attuale Governo – continua a privilegiare la tradizionale concezione carcerocentrica della pena.