Lorenzo Lotto e l’intarsiatore fra Damiano Zambelli (1480 circa - 1549) ebbero modo di sperimentare a Bergamo una convivenza pluriennale, nei cantieri patrocinati dal capitano Alessandro Martinengo Colleoni per i Domenicani del convento dei Santi Stefano e Domenico: Lotto dal 1513 fu incaricato di realizzare la monumentale pala per l’altare maggiore e in seguito eseguì affreschi per il pontile della chiesa; mentre Zambelli entro il 1528 si impegnò nella decorazione dei «banchi di tarsia» per la cappella gentilizia. Proprio le tarsie zambelliane, con la loro innovativa predilezione per storie popolate da numerosi personaggi, costituiscono il precedente più significativo dell’evoluzione narrativa che la tarsia bergamasca intraprese qualche tempo dopo nei pannelli eseguiti sui disegni di Lotto per il nuovo coro della basilica di Santa Maria Maggiore. Come è noto, "trait d’union" tra i due cantieri fu il giovane maestro Giovanni Francesco Capoferri, prima attivo presso fra Damiano per il perfezionamento professionale e poi direttore dei lavori nella prestigiosa commessa del Consorzio della Misericordia. Accanto a lui, altri artisti si mossero tra le due fabbriche e risultano documentati a diverse altezze cronologiche in entrambe le imprese, a indicare che nel più tardo coro di Santa Maria Maggiore, almeno nella prima fase dei lavori, si espresse una cultura artigianale locale di impronta zambelliana – nata tra le pareti della chiesa domenicana – con la quale Lotto si trovò presto a fare i conti. Il confronto tra la scuola zambelliana e quella lottesca, ciascuna caratterizzata dal proprio modus operandi, non dovette risolversi del tutto pacificamente. Il tono delle parole usate dallo stesso Lotto in una nota lettera del luglio 1526 indirizzata al Consorzio della Misericordia – parole riprese nel titolo di questo contributo – farebbe pensare a una relazione gravemente compromessa con fra Damiano. Indipendentemente dalle conflittualità personali, gli effetti del confronto non tardarono a manifestarsi. Da un lato il cantiere di Santa Maria Maggiore rimase inevitabilmente condizionato da certe peculiarità del precedente modello zambelliano; dall’altro fra Damiano si servì positivamente del rapporto con la nuova esperienza lottesca.

Mascheretti, L., «Ignorante et di pocha religione de Cristo». Lorenzo Lotto e fra Damiano Zambelli, in Lorenzo Lotto. Contesti, significati, conservazione, (Loreto, 01-03 February 2019), Zel Edizioni, Treviso 2019: 108-121 [http://hdl.handle.net/10807/153701]

«Ignorante et di pocha religione de Cristo». Lorenzo Lotto e fra Damiano Zambelli

Mascheretti, Lorenzo
2019

Abstract

Lorenzo Lotto e l’intarsiatore fra Damiano Zambelli (1480 circa - 1549) ebbero modo di sperimentare a Bergamo una convivenza pluriennale, nei cantieri patrocinati dal capitano Alessandro Martinengo Colleoni per i Domenicani del convento dei Santi Stefano e Domenico: Lotto dal 1513 fu incaricato di realizzare la monumentale pala per l’altare maggiore e in seguito eseguì affreschi per il pontile della chiesa; mentre Zambelli entro il 1528 si impegnò nella decorazione dei «banchi di tarsia» per la cappella gentilizia. Proprio le tarsie zambelliane, con la loro innovativa predilezione per storie popolate da numerosi personaggi, costituiscono il precedente più significativo dell’evoluzione narrativa che la tarsia bergamasca intraprese qualche tempo dopo nei pannelli eseguiti sui disegni di Lotto per il nuovo coro della basilica di Santa Maria Maggiore. Come è noto, "trait d’union" tra i due cantieri fu il giovane maestro Giovanni Francesco Capoferri, prima attivo presso fra Damiano per il perfezionamento professionale e poi direttore dei lavori nella prestigiosa commessa del Consorzio della Misericordia. Accanto a lui, altri artisti si mossero tra le due fabbriche e risultano documentati a diverse altezze cronologiche in entrambe le imprese, a indicare che nel più tardo coro di Santa Maria Maggiore, almeno nella prima fase dei lavori, si espresse una cultura artigianale locale di impronta zambelliana – nata tra le pareti della chiesa domenicana – con la quale Lotto si trovò presto a fare i conti. Il confronto tra la scuola zambelliana e quella lottesca, ciascuna caratterizzata dal proprio modus operandi, non dovette risolversi del tutto pacificamente. Il tono delle parole usate dallo stesso Lotto in una nota lettera del luglio 1526 indirizzata al Consorzio della Misericordia – parole riprese nel titolo di questo contributo – farebbe pensare a una relazione gravemente compromessa con fra Damiano. Indipendentemente dalle conflittualità personali, gli effetti del confronto non tardarono a manifestarsi. Da un lato il cantiere di Santa Maria Maggiore rimase inevitabilmente condizionato da certe peculiarità del precedente modello zambelliano; dall’altro fra Damiano si servì positivamente del rapporto con la nuova esperienza lottesca.
2019
Italiano
Lorenzo Lotto. Contesti, significati, conservazione
Lorenzo Lotto. Contesti, significati, conservazione. Convegno internazionale di studi
Loreto
1-feb-2019
3-feb-2019
978-88-87186-80-2
Zel Edizioni
Mascheretti, L., «Ignorante et di pocha religione de Cristo». Lorenzo Lotto e fra Damiano Zambelli, in Lorenzo Lotto. Contesti, significati, conservazione, (Loreto, 01-03 February 2019), Zel Edizioni, Treviso 2019: 108-121 [http://hdl.handle.net/10807/153701]
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