Recenti studi hanno dimostrato che l’ape da miele (Apis mellifera L.) è un ottimo strumento per monitorare il particolato atmosferico aerodisperso. Queste particelle, note come PM (particulate matter), possono avere diverse dimensioni - dalle più grossolane (PM 10) alle ultrafini (PM 0.1) - e due fonti di origine: naturale - derivante dall’erosione della litosfera, dalle eruzioni vulcaniche etc. - o antropogenica, prodotto ad esempio dalle industrie e dal traffico veicolare. In queste ultime rientrano soprattutto particelle fini e ultrafini particolarmente dannose per la salute umana. Durante le attività di foraggiamento, l’ape bottinatrice oltre a prelevare nettare, polline e acqua per la famiglia, cattura accidentalmente il PM che si deposita sul corpo e sulle setole dell’insetto, e vi resta attaccato. Il presente studio, iniziato nella primavera del 2018, è stato condotto nei pressi di un cementificio in Val d’Arda (PC): ali di api prelevate da un alveare nei pressi del cementificio sono state analizzate per rilevare la presenza di marcatori ambientali legati alla produzione di cemento e suggerire strategie per ridurre la dispersione di PM. Analisi qualitative del PM contaminante le api sono state realizzate attraverso l'uso di un microscopio elettronico a scansione (SEM) dotato di microsonda a dispersione di energia di raggi X (EDX) che ha permesso di studiare la morfologia, le dimensioni e la composizione chimica delle polveri. Sono stati inoltre analizzati un campione di “farina cruda” e uno di cemento per poter effettuare un confronto con il particolato osservato sulle ali delle api. Sui campioni sono stati riscontrati ingredienti essenziali per la produzione del cemento come ad esempio minerali di carbonato di calcio (calcite e dolomite) di diverse granulometrie, quarzo e fillosilicati ricchi sia di silice che di alluminio con tracce di ferro, tutti potenzialmente ascrivibili al trasporto e alla movimentazione delle materie prime e del prodotto finale. Inoltre, sono stati riscontrati minerali come gli ossidi/idrossidi di ferro potenzialmente attribuibili sia alla lavorazione del cemento, in quanto aggiunti al clinker prima della macinazione finale, sia al traffico veicolare per usura del sistema frenante di veicoli. In alcuni campioni sono state osservate particelle nanometriche (< 0.1 µm) di solfato di bario derivante in particolare dall’erosione delle pastiglie dei freni. In conclusione, utilizzare l’ape come campionatore di PM e caratterizzare tramite SEM/EDX le polveri che la contaminano permette l’identificazione di specifiche fonti di emissione, permettendo quindi la promozione di adeguate strategie di controllo e prevenzione delle emissioni.
Papa, G., Desiante, A., Pellecchia, M., Negri, I., Apis mellifera: un esempio di campionamento di particolato atmosferico inquinante nei pressi di un cementificio, Comunicazione, in AISASP - XVII Convegno della Associazione Italiana per lo Studio degli Artropodi Sociali e Presociali, (ROMA -- ITA, 04-05 July 2019), Università di Roma "La Sapienza", ROMA 2019: 26-26 [http://hdl.handle.net/10807/149196]
Apis mellifera: un esempio di campionamento di particolato atmosferico inquinante nei pressi di un cementificio
Papa, Giulia;Pellecchia, Marco;Negri, Ilaria
Ultimo
2019
Abstract
Recenti studi hanno dimostrato che l’ape da miele (Apis mellifera L.) è un ottimo strumento per monitorare il particolato atmosferico aerodisperso. Queste particelle, note come PM (particulate matter), possono avere diverse dimensioni - dalle più grossolane (PM 10) alle ultrafini (PM 0.1) - e due fonti di origine: naturale - derivante dall’erosione della litosfera, dalle eruzioni vulcaniche etc. - o antropogenica, prodotto ad esempio dalle industrie e dal traffico veicolare. In queste ultime rientrano soprattutto particelle fini e ultrafini particolarmente dannose per la salute umana. Durante le attività di foraggiamento, l’ape bottinatrice oltre a prelevare nettare, polline e acqua per la famiglia, cattura accidentalmente il PM che si deposita sul corpo e sulle setole dell’insetto, e vi resta attaccato. Il presente studio, iniziato nella primavera del 2018, è stato condotto nei pressi di un cementificio in Val d’Arda (PC): ali di api prelevate da un alveare nei pressi del cementificio sono state analizzate per rilevare la presenza di marcatori ambientali legati alla produzione di cemento e suggerire strategie per ridurre la dispersione di PM. Analisi qualitative del PM contaminante le api sono state realizzate attraverso l'uso di un microscopio elettronico a scansione (SEM) dotato di microsonda a dispersione di energia di raggi X (EDX) che ha permesso di studiare la morfologia, le dimensioni e la composizione chimica delle polveri. Sono stati inoltre analizzati un campione di “farina cruda” e uno di cemento per poter effettuare un confronto con il particolato osservato sulle ali delle api. Sui campioni sono stati riscontrati ingredienti essenziali per la produzione del cemento come ad esempio minerali di carbonato di calcio (calcite e dolomite) di diverse granulometrie, quarzo e fillosilicati ricchi sia di silice che di alluminio con tracce di ferro, tutti potenzialmente ascrivibili al trasporto e alla movimentazione delle materie prime e del prodotto finale. Inoltre, sono stati riscontrati minerali come gli ossidi/idrossidi di ferro potenzialmente attribuibili sia alla lavorazione del cemento, in quanto aggiunti al clinker prima della macinazione finale, sia al traffico veicolare per usura del sistema frenante di veicoli. In alcuni campioni sono state osservate particelle nanometriche (< 0.1 µm) di solfato di bario derivante in particolare dall’erosione delle pastiglie dei freni. In conclusione, utilizzare l’ape come campionatore di PM e caratterizzare tramite SEM/EDX le polveri che la contaminano permette l’identificazione di specifiche fonti di emissione, permettendo quindi la promozione di adeguate strategie di controllo e prevenzione delle emissioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.