L’ape da miele (Apis mellifera L.), oltre a fornire servizi ecosistemici di regolazione e di approvvigionamento, è anche un noto bioindicatore dello stato di salute dell’ambiente. Durante le attività di bottinamento di polline e di nettare, le api possono raccogliere anche diversi inquinanti ambientali come metalli pesanti, pesticidi, radionuclidi e composti organici volatili (VOCs), i quali possono poi concentrarsi nei prodotti dell’alveare come miele e polline. Recenti studi hanno confermato che gli alveari possono essere ottimi strumenti per monitorare anche il particolato atmosferico aerodisperso. Queste particelle, note come PM (particulate matter), possono avere dimensioni nanometriche e avere origine naturale o antropica. Nel presente lavoro dimostriamo che i prodotti dell’alveare, quali miele e polline, derivanti da famiglie di api che vivono in ambienti fortemente antropizzati possono essere contaminati da PM. La ricerca ha preso in esame un’area ad alto impatto ambientale, corrispondente a una zona industriale del Comune di Parma. L’alveare di studio era collocato nelle vicinanze di una autostrada (Autostrada del Sole A1) e di un termovalorizzatore. Sulle ali e sul polline prelevato dalle tasche polliniche di api bottinatrici sono state effettuate analisi del PM (single particle analysis) mediante l’utilizzo di un microscopio elettronico a scansione (SEM) dotato di microsonda a dispersione di energia di raggi X (EDX), al fine di caratterizzare la morfologia, le dimensioni e la composizione chimica delle polveri. Le analisi sono state condotte anche su un campione di miele proveniente dalla stessa famiglia di api e in particolare sul sedimento estratto dalla matrice zuccherina del prodotto. In tutti i casi, ali, polline e miele presentavano sia particelle di derivazione naturale sia antropica. Tra le prime segnaliamo minerali della famiglia dei fillosilicati, mentre tra le seconde sono state rinvenute polveri di diverse dimensioni, fini ( < 2.5 µm) e ultrafini (< 0.1 µm), come ad esempio particelle sferiche o subsferiche di biossido di silicio o ossido di ferro prodotte da combustioni ad alta temperatura come quelle tipiche dei termovalorizzatori; o il solfato di bario e il biossido di titanio, comuni costituenti del sistema frenante dei veicoli e che quindi potrebbero derivare dal traffico autostradale. In conclusione è possibile affermare che anche i prodotti delle api possono venire contaminati dal particolato inorganico presente nell’ambiente. Ulteriori studi per una valutazione tossicologia dei differenti composti nei confronti delle api e sul possibile impatto tossicologico sull’uomo di prodotti dell’alveare contaminati si rendono dunque necessari.
Negri, I., Papa, G., Desiante, A., Capitani, G., Capri, E., Pellecchia, M., Apis mellifera campionatore di particolato atmosferico (PM) e contaminazione dei prodotti apistici, Comunicazione, in AISASP - XVII Convegno della Associazione Italiana per lo Studio degli Artropodi Sociali e Presociali, (Roma, 04-05 July 2019), Università di Roma "La Sapienza", Roma 2019: 25-25 [http://hdl.handle.net/10807/149195]
Apis mellifera campionatore di particolato atmosferico (PM) e contaminazione dei prodotti apistici
Negri, Ilaria
Primo
;Papa, Giulia;Capri, Ettore;Pellecchia, Marco
2019
Abstract
L’ape da miele (Apis mellifera L.), oltre a fornire servizi ecosistemici di regolazione e di approvvigionamento, è anche un noto bioindicatore dello stato di salute dell’ambiente. Durante le attività di bottinamento di polline e di nettare, le api possono raccogliere anche diversi inquinanti ambientali come metalli pesanti, pesticidi, radionuclidi e composti organici volatili (VOCs), i quali possono poi concentrarsi nei prodotti dell’alveare come miele e polline. Recenti studi hanno confermato che gli alveari possono essere ottimi strumenti per monitorare anche il particolato atmosferico aerodisperso. Queste particelle, note come PM (particulate matter), possono avere dimensioni nanometriche e avere origine naturale o antropica. Nel presente lavoro dimostriamo che i prodotti dell’alveare, quali miele e polline, derivanti da famiglie di api che vivono in ambienti fortemente antropizzati possono essere contaminati da PM. La ricerca ha preso in esame un’area ad alto impatto ambientale, corrispondente a una zona industriale del Comune di Parma. L’alveare di studio era collocato nelle vicinanze di una autostrada (Autostrada del Sole A1) e di un termovalorizzatore. Sulle ali e sul polline prelevato dalle tasche polliniche di api bottinatrici sono state effettuate analisi del PM (single particle analysis) mediante l’utilizzo di un microscopio elettronico a scansione (SEM) dotato di microsonda a dispersione di energia di raggi X (EDX), al fine di caratterizzare la morfologia, le dimensioni e la composizione chimica delle polveri. Le analisi sono state condotte anche su un campione di miele proveniente dalla stessa famiglia di api e in particolare sul sedimento estratto dalla matrice zuccherina del prodotto. In tutti i casi, ali, polline e miele presentavano sia particelle di derivazione naturale sia antropica. Tra le prime segnaliamo minerali della famiglia dei fillosilicati, mentre tra le seconde sono state rinvenute polveri di diverse dimensioni, fini ( < 2.5 µm) e ultrafini (< 0.1 µm), come ad esempio particelle sferiche o subsferiche di biossido di silicio o ossido di ferro prodotte da combustioni ad alta temperatura come quelle tipiche dei termovalorizzatori; o il solfato di bario e il biossido di titanio, comuni costituenti del sistema frenante dei veicoli e che quindi potrebbero derivare dal traffico autostradale. In conclusione è possibile affermare che anche i prodotti delle api possono venire contaminati dal particolato inorganico presente nell’ambiente. Ulteriori studi per una valutazione tossicologia dei differenti composti nei confronti delle api e sul possibile impatto tossicologico sull’uomo di prodotti dell’alveare contaminati si rendono dunque necessari.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.