Il pensiero di Nietzsche percorre come un fiume carsico la filosofia di Marcel. Ora scorre sotto terra nascosto, ora riaffiora in superficie con sporadici singulti. Marcel dialoga incessantemente con Nietzsche, desiderando «rendere omaggio alla sua grandezza» e facendo di lui «uno dei rappresentanti più eminenti del pensiero esistenziale». Il suo entusiasmo è catalizzato dall’affermazione “Dio è morto”, fil rouge che lega fra loro tutti i riferimenti a Nietzsche sparsi nei testi marceliani. Marcel vuole restituire all’affermazione “Dio è morto” il suo senso originario: un carattere tragico-esistenziale che gli epigoni di Nietzsche sembravano aver irreversibilmente offuscato. Un recupero ermeneutico che compie mirando verso un duplice bersaglio. Da una parte spoglia gli aforismi di Nietzsche del pesante abito metafisico che Heidegger ha fatto loro indossare. Dall’altra rimuove da quelle sentenze un alone di banalizzazione che le decontestualizza e le trasforma in slogan pubblicitari – qui prende di mira Sartre –. Marcel sgombra dunque il terreno da queste due letture riduttive dell’annuncio della morte di Dio. Esso è molto di più di una querelle metafisica e ben al di là di un titolo di giornale. Dietro questo anelito c’è l’esistenza di un uomo angosciato che vive nella propria solitudine il dramma della scomparsa di Dio. Un uomo che prende consapevolezza di avere ucciso Dio con le sue stesse mani, attraversato dal brivido di chi d’ora in avanti dovrà vivere in modo completamente diverso.

Scolari, P., Morte di Dio, esistenza, trascendenza. Gabriel Marcel lettore di Nietzsche, <<QUADERNI DI INSCHIBBOLETH>>, 2017; (7): 131-151 [http://hdl.handle.net/10807/145694]

Morte di Dio, esistenza, trascendenza. Gabriel Marcel lettore di Nietzsche

Scolari, Paolo
2017

Abstract

Il pensiero di Nietzsche percorre come un fiume carsico la filosofia di Marcel. Ora scorre sotto terra nascosto, ora riaffiora in superficie con sporadici singulti. Marcel dialoga incessantemente con Nietzsche, desiderando «rendere omaggio alla sua grandezza» e facendo di lui «uno dei rappresentanti più eminenti del pensiero esistenziale». Il suo entusiasmo è catalizzato dall’affermazione “Dio è morto”, fil rouge che lega fra loro tutti i riferimenti a Nietzsche sparsi nei testi marceliani. Marcel vuole restituire all’affermazione “Dio è morto” il suo senso originario: un carattere tragico-esistenziale che gli epigoni di Nietzsche sembravano aver irreversibilmente offuscato. Un recupero ermeneutico che compie mirando verso un duplice bersaglio. Da una parte spoglia gli aforismi di Nietzsche del pesante abito metafisico che Heidegger ha fatto loro indossare. Dall’altra rimuove da quelle sentenze un alone di banalizzazione che le decontestualizza e le trasforma in slogan pubblicitari – qui prende di mira Sartre –. Marcel sgombra dunque il terreno da queste due letture riduttive dell’annuncio della morte di Dio. Esso è molto di più di una querelle metafisica e ben al di là di un titolo di giornale. Dietro questo anelito c’è l’esistenza di un uomo angosciato che vive nella propria solitudine il dramma della scomparsa di Dio. Un uomo che prende consapevolezza di avere ucciso Dio con le sue stesse mani, attraversato dal brivido di chi d’ora in avanti dovrà vivere in modo completamente diverso.
2017
Italiano
Scolari, P., Morte di Dio, esistenza, trascendenza. Gabriel Marcel lettore di Nietzsche, <<QUADERNI DI INSCHIBBOLETH>>, 2017; (7): 131-151 [http://hdl.handle.net/10807/145694]
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