Nel dedalo delle ermeneutiche nietzscheane merita di essere valorizzata la riflessione di Nietzsche sulla stampa moderna. Dalle opere edite, dal Nachlass e dall’epistolario viene alla luce un’accesa diatriba contro i giornali; il giornalismo non esce mai dalle mire polemiche di Nietzsche, rappresentando ai suoi occhi un vero e proprio problema filosofico-culturale. Egli si dimostra un attento osservatore dell’influsso dei giornali sulla società della sua epoca: il suo sguardo oscilla tra considerazioni teoriche circa il rapporto cultura-giornalismo e più concrete osservazioni sull’influenza dei giornali sulle esistenze dei suoi contemporanei. Una battaglia lunga dunque un’intera esistenza, sedimentatasi purtroppo in un materiale quantitativamente limitato e infarcito di rancori personali: tutto quello che Nietzsche ci ha lasciato sul mondo dei giornali è disseminato in brevi passaggi, dal tono quasi sempre esagerato. C’è tuttavia un unico momento della vita di Nietzsche in cui la sua critica al giornalismo non resta circoscritta a ironiche e sprezzanti invettive, scagliate tanto rabbiosamente quanto frammentariamente contro la carta stampata. È il periodo basileese, durante il quale le frecciate del giovane Nietzsche alla stampa trovano un comune denominatore, raccogliendosi tutte attorno al problema della Bildung: giornali e giornalisti diventano il segno tangibile di una crisi ben più ampia che riguarda la Bildung tout court. Nella carta stampata si rispecchia una cultura che Nietzsche, per l’appunto, non tarda a chiamare con disprezzo «Zeitungscultur» (Nachlass, 1873, 29 [22]), termine coniato ad hoc per dimostrare come tutto ciò che è “giornale” tenga davvero sotto scacco l’intero sistema culturale dell’epoca moderna. Nelle Basler Vorträge Über die Zukunft unserer Bildungsanstalten, Nietzsche mette sotto processo la stampa. I giornali sono indagati quali principali responsabili della «Pseudo-Bildung» e della «Bildungsbarbarei» e il giornalismo è il culmine del vero indirizzo culturale dell’epoca moderna, la sua forma più istituzionale di volgarizzazione (Vortrag I). Addirittura esso rappresenta il punto di approdo del tradimento della cultura stessa e dell’ipocrita inversione di valori tipica della modernità: «die schmählichsten Anzeichen der Unkultur, die plebejische Öffentlichkeit der sogenannten „Kulturinteressen“ in Journal und Zeitung wird angepriesen als das Fundament einer ganz neuen allerhöchsten reifsten Bildungsform» (Vortrag III). Fugaci pennellate dalle quali sembra emergere l’immagine di un Nietzsche ben consapevole che l’esperienza della modernità arrivi spesso a combaciare in toto con l’esperienza dei giornali. Da un frammento postumo degli anni 1875-1876, viene addirittura allo scoperto come “stampa” era uno dei temi per quelle nuove Unzeitgemässe Betrachtungen che, stando al progetto originario mai portato a termine, Nietzsche avrebbe dovuto aggiungere alle quattro già in circolazione. Forse in quel momento gli mancò il tempo, oppure preferì dedicarsi ad altro. Fatto sta che, anche se non si verrà mai a sapere che cosa avrebbe voluto scrivere in questo pamphlet mai realizzato, di una cosa si può essere certi: Nietzsche osserva con attenzione la vita quotidiana degli uomini moderni, riflettendo sul ruolo di stampa e giornali in modo estremamente sensibile. La sua inattualità ci restituisce un vivace “spaccato fenomenologico” di un aspetto fondamentale della modernità, tutt’oggi ancora estremamente attuale e problematico.

Scolari, P., Fenomenologie della carta stampata. Friedrich Nietzsche e i giornali, <<COMUNICAZIONE FILOSOFICA>>, 2017; (39): 157-166 [http://hdl.handle.net/10807/145693]

Fenomenologie della carta stampata. Friedrich Nietzsche e i giornali

Scolari, Paolo
2017

Abstract

Nel dedalo delle ermeneutiche nietzscheane merita di essere valorizzata la riflessione di Nietzsche sulla stampa moderna. Dalle opere edite, dal Nachlass e dall’epistolario viene alla luce un’accesa diatriba contro i giornali; il giornalismo non esce mai dalle mire polemiche di Nietzsche, rappresentando ai suoi occhi un vero e proprio problema filosofico-culturale. Egli si dimostra un attento osservatore dell’influsso dei giornali sulla società della sua epoca: il suo sguardo oscilla tra considerazioni teoriche circa il rapporto cultura-giornalismo e più concrete osservazioni sull’influenza dei giornali sulle esistenze dei suoi contemporanei. Una battaglia lunga dunque un’intera esistenza, sedimentatasi purtroppo in un materiale quantitativamente limitato e infarcito di rancori personali: tutto quello che Nietzsche ci ha lasciato sul mondo dei giornali è disseminato in brevi passaggi, dal tono quasi sempre esagerato. C’è tuttavia un unico momento della vita di Nietzsche in cui la sua critica al giornalismo non resta circoscritta a ironiche e sprezzanti invettive, scagliate tanto rabbiosamente quanto frammentariamente contro la carta stampata. È il periodo basileese, durante il quale le frecciate del giovane Nietzsche alla stampa trovano un comune denominatore, raccogliendosi tutte attorno al problema della Bildung: giornali e giornalisti diventano il segno tangibile di una crisi ben più ampia che riguarda la Bildung tout court. Nella carta stampata si rispecchia una cultura che Nietzsche, per l’appunto, non tarda a chiamare con disprezzo «Zeitungscultur» (Nachlass, 1873, 29 [22]), termine coniato ad hoc per dimostrare come tutto ciò che è “giornale” tenga davvero sotto scacco l’intero sistema culturale dell’epoca moderna. Nelle Basler Vorträge Über die Zukunft unserer Bildungsanstalten, Nietzsche mette sotto processo la stampa. I giornali sono indagati quali principali responsabili della «Pseudo-Bildung» e della «Bildungsbarbarei» e il giornalismo è il culmine del vero indirizzo culturale dell’epoca moderna, la sua forma più istituzionale di volgarizzazione (Vortrag I). Addirittura esso rappresenta il punto di approdo del tradimento della cultura stessa e dell’ipocrita inversione di valori tipica della modernità: «die schmählichsten Anzeichen der Unkultur, die plebejische Öffentlichkeit der sogenannten „Kulturinteressen“ in Journal und Zeitung wird angepriesen als das Fundament einer ganz neuen allerhöchsten reifsten Bildungsform» (Vortrag III). Fugaci pennellate dalle quali sembra emergere l’immagine di un Nietzsche ben consapevole che l’esperienza della modernità arrivi spesso a combaciare in toto con l’esperienza dei giornali. Da un frammento postumo degli anni 1875-1876, viene addirittura allo scoperto come “stampa” era uno dei temi per quelle nuove Unzeitgemässe Betrachtungen che, stando al progetto originario mai portato a termine, Nietzsche avrebbe dovuto aggiungere alle quattro già in circolazione. Forse in quel momento gli mancò il tempo, oppure preferì dedicarsi ad altro. Fatto sta che, anche se non si verrà mai a sapere che cosa avrebbe voluto scrivere in questo pamphlet mai realizzato, di una cosa si può essere certi: Nietzsche osserva con attenzione la vita quotidiana degli uomini moderni, riflettendo sul ruolo di stampa e giornali in modo estremamente sensibile. La sua inattualità ci restituisce un vivace “spaccato fenomenologico” di un aspetto fondamentale della modernità, tutt’oggi ancora estremamente attuale e problematico.
2017
Italiano
Scolari, P., Fenomenologie della carta stampata. Friedrich Nietzsche e i giornali, <<COMUNICAZIONE FILOSOFICA>>, 2017; (39): 157-166 [http://hdl.handle.net/10807/145693]
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