Le domande retoriche (fănwènjù反问句) in lingua cinese vengono utilizzate comunemente in determinati contesti comunicativi per dare rilievo ad una frase e persuadere l’interlocutore del punto di vista del parlante. Li e Thompson (1984) e Liu Yuehua et al. (2001), tra altri linguisti, distinguono le domande orientate da quelle retoriche: le prime sono frasi interrogative in forma negativa (不是……吗? bú shì… ma? “non è forse vero che…?”) che sottendono un’affermazione basata su un punto di vista comune agli interlocutori, o a partire dal sapere comune condiviso o da un fatto evidente; le domande retoriche, d’altra parte, sono formate dai sostituti interrogativi e da particelle modali 呢 ne o 啊 a, occorrenti nel segmento finale della frase (es.: 他怎么知道呢? tā zěnme zhīdao ne? “come può saperlo?”) che implicano un valore semantico opposto a quello espresso tramite i sostituti interrogativi, mettendolo in rilievo. Queste frasi interrogative, sia orientate che retoriche, sono utilizzate in modo diffuso come strumenti retorici (修辞手段 xiūcí shŏuduàn) di persuasione. Nel mio contributo vorrei concentrarmi sull’osservazione di queste costruzioni quando occorrono in due corpora di conversazioni in contesti formativi e nei media, confronterò il numero di occorrenze e le funzioni pragmatiche che essi ricoprono. Infine, verificherò se dalle osservazioni emerge un uso manipolatorio del linguaggio.

Piccinini, C., Le domande orientate e retoriche in cinese: strumento persuasivo o manipolatorio?, <<L'ANALISI LINGUISTICA E LETTERARIA>>, 2019; 2019 (2): 153-169 [http://hdl.handle.net/10807/145196]

Le domande orientate e retoriche in cinese: strumento persuasivo o manipolatorio?

Piccinini, Chiara
2020

Abstract

Le domande retoriche (fănwènjù反问句) in lingua cinese vengono utilizzate comunemente in determinati contesti comunicativi per dare rilievo ad una frase e persuadere l’interlocutore del punto di vista del parlante. Li e Thompson (1984) e Liu Yuehua et al. (2001), tra altri linguisti, distinguono le domande orientate da quelle retoriche: le prime sono frasi interrogative in forma negativa (不是……吗? bú shì… ma? “non è forse vero che…?”) che sottendono un’affermazione basata su un punto di vista comune agli interlocutori, o a partire dal sapere comune condiviso o da un fatto evidente; le domande retoriche, d’altra parte, sono formate dai sostituti interrogativi e da particelle modali 呢 ne o 啊 a, occorrenti nel segmento finale della frase (es.: 他怎么知道呢? tā zěnme zhīdao ne? “come può saperlo?”) che implicano un valore semantico opposto a quello espresso tramite i sostituti interrogativi, mettendolo in rilievo. Queste frasi interrogative, sia orientate che retoriche, sono utilizzate in modo diffuso come strumenti retorici (修辞手段 xiūcí shŏuduàn) di persuasione. Nel mio contributo vorrei concentrarmi sull’osservazione di queste costruzioni quando occorrono in due corpora di conversazioni in contesti formativi e nei media, confronterò il numero di occorrenze e le funzioni pragmatiche che essi ricoprono. Infine, verificherò se dalle osservazioni emerge un uso manipolatorio del linguaggio.
2020
Italiano
Piccinini, C., Le domande orientate e retoriche in cinese: strumento persuasivo o manipolatorio?, <<L'ANALISI LINGUISTICA E LETTERARIA>>, 2019; 2019 (2): 153-169 [http://hdl.handle.net/10807/145196]
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