Tanto nella prima quanto nella seconda Critica kantiana, la divinità, lungi dall'essere una presenza attualmente agente nel mondo, od un principio ordinativo, è una sorta di presupposto necessario, sul piano metafisico. Kant non rinuncia ad attribuire a questo concetto la prescientia, tuttavia esso rappresenta la più alta idea trascendentale, h a cioè una funzione regolativa e limitante nei confronti della ragione teoretica, ed è il postulato che rende attuale la sfera della moralità. Proprio sul piano della moralità Kant segna il punto di maggior distanza dalle concezioni scolastiche della provvidenza, identificando quest’ultima con la disposizione dell’uomo ad essere morale.
Lorini, G., La “provvidenza” dell’età kantiana, <<QUAESTIO>>, 11; 11 (2011): 502-506 [http://hdl.handle.net/10807/143546]
La “provvidenza” dell’età kantiana
Lorini, Gualtiero
Primo
2011
Abstract
Tanto nella prima quanto nella seconda Critica kantiana, la divinità, lungi dall'essere una presenza attualmente agente nel mondo, od un principio ordinativo, è una sorta di presupposto necessario, sul piano metafisico. Kant non rinuncia ad attribuire a questo concetto la prescientia, tuttavia esso rappresenta la più alta idea trascendentale, h a cioè una funzione regolativa e limitante nei confronti della ragione teoretica, ed è il postulato che rende attuale la sfera della moralità. Proprio sul piano della moralità Kant segna il punto di maggior distanza dalle concezioni scolastiche della provvidenza, identificando quest’ultima con la disposizione dell’uomo ad essere morale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.