Introduzione. E’ opinione comune che un atteggiamento empatico (emozione vicaria, e.g. Batson, 2008) sia altamente desiderabile per comprendere appieno un’altra persona—per es. un paziente—che ci stia raccontando di sé. In tempi recenti, il contatto empatico è stato elogiato e addirittura posto al centro di una nuova epoca, definita ‘Civiltà dell’empatia’ (Rifkin, 2009). La teoria delle prospettive multiple (Pantaleo, 1997; Wicklund, 1999; Wicklund & Pantaleo, 2001), tuttavia, ipotizza che una forte ‘connessione empatica’ dovrebbe invece renderci ciechi—anziché aperti e ricettivi—alle caratteristiche (anche contraddittorie) altrui, per via dell’inevitabile reazione di chiusura (orienting) indotta dall’empatia (Pantaleo & Canessa, 2011). Metodo. Questa ipotesi è stata testata, per la prima volta, in un vero esperimento. Nella condizione di controllo (n1=11) i partecipanti guardavano una video-intervista a ‘Giulia’ (un’attrice complice), che raccontava di sé e del rapporto col suo fidanzato (nel racconto erano volutamente presenti alcune contraddizioni, anche relative a specifiche preferenze e presunte caratteristiche psicologiche di Giulia). Nella condizione sperimentale (induzione di empatia), prima di far vedere il video, ai partecipanti (n2=11) veniva comunicato che, al momento della registrazione, Giulia non sapeva ancora di un grave incidente occorso al fidanzato. Terminata la visione, i partecipanti indicavano quindi se, nel racconto di Giulia, fossero presenti contraddizioni, eventualmente elencandole. Risultati. A parità di attenzione prestata al racconto, mentre la totalità (100%) dei partecipanti del gruppo di controllo riportava correttamente le contraddizioni presenti, quasi la metà (45%) dei partecipanti del gruppo ‘empatico’ riferiva, invece, di non aver notato assolutamente nulla di strano (Freeman-Halton Fisher exact test: p=.018)—men che meno le contraddizioni relative ai particolari atteggiamenti e/o caratteristiche psicologiche di Giulia. Conclusioni. La consapevolezza di una tale forma di ‘cecità sociale’ indotta dall’empatia—qui per la prima volta dimostrata—potrebbe interessare e tornare utile a tutto il personale socio-sanitario: ‘empatici’ ma socialmente ciechi?

Battaglia, T., Sciara, S., Pantaleo, G., Oltre la civiltà dell’empatia: il contatto empatico può rendere ciechi alle caratteristiche psicologiche di un’altra persona, Abstract de <<XII Congresso Nazionale SIPSA>>, (Firenze, 03-05 November 2017 ), Firenze University Press, Firenze 2017: 89-90 [http://hdl.handle.net/10807/134012]

Oltre la civiltà dell’empatia: il contatto empatico può rendere ciechi alle caratteristiche psicologiche di un’altra persona

Sciara, Simona
Secondo
Conceptualization
;
2017

Abstract

Introduzione. E’ opinione comune che un atteggiamento empatico (emozione vicaria, e.g. Batson, 2008) sia altamente desiderabile per comprendere appieno un’altra persona—per es. un paziente—che ci stia raccontando di sé. In tempi recenti, il contatto empatico è stato elogiato e addirittura posto al centro di una nuova epoca, definita ‘Civiltà dell’empatia’ (Rifkin, 2009). La teoria delle prospettive multiple (Pantaleo, 1997; Wicklund, 1999; Wicklund & Pantaleo, 2001), tuttavia, ipotizza che una forte ‘connessione empatica’ dovrebbe invece renderci ciechi—anziché aperti e ricettivi—alle caratteristiche (anche contraddittorie) altrui, per via dell’inevitabile reazione di chiusura (orienting) indotta dall’empatia (Pantaleo & Canessa, 2011). Metodo. Questa ipotesi è stata testata, per la prima volta, in un vero esperimento. Nella condizione di controllo (n1=11) i partecipanti guardavano una video-intervista a ‘Giulia’ (un’attrice complice), che raccontava di sé e del rapporto col suo fidanzato (nel racconto erano volutamente presenti alcune contraddizioni, anche relative a specifiche preferenze e presunte caratteristiche psicologiche di Giulia). Nella condizione sperimentale (induzione di empatia), prima di far vedere il video, ai partecipanti (n2=11) veniva comunicato che, al momento della registrazione, Giulia non sapeva ancora di un grave incidente occorso al fidanzato. Terminata la visione, i partecipanti indicavano quindi se, nel racconto di Giulia, fossero presenti contraddizioni, eventualmente elencandole. Risultati. A parità di attenzione prestata al racconto, mentre la totalità (100%) dei partecipanti del gruppo di controllo riportava correttamente le contraddizioni presenti, quasi la metà (45%) dei partecipanti del gruppo ‘empatico’ riferiva, invece, di non aver notato assolutamente nulla di strano (Freeman-Halton Fisher exact test: p=.018)—men che meno le contraddizioni relative ai particolari atteggiamenti e/o caratteristiche psicologiche di Giulia. Conclusioni. La consapevolezza di una tale forma di ‘cecità sociale’ indotta dall’empatia—qui per la prima volta dimostrata—potrebbe interessare e tornare utile a tutto il personale socio-sanitario: ‘empatici’ ma socialmente ciechi?
2017
Italiano
Psicologia come scienza della salute
XII Congresso Nazionale SIPSA
Firenze
3-nov-2017
5-nov-2017
978-88-6453-600-2
Firenze University Press
Battaglia, T., Sciara, S., Pantaleo, G., Oltre la civiltà dell’empatia: il contatto empatico può rendere ciechi alle caratteristiche psicologiche di un’altra persona, Abstract de <<XII Congresso Nazionale SIPSA>>, (Firenze, 03-05 November 2017 ), Firenze University Press, Firenze 2017: 89-90 [http://hdl.handle.net/10807/134012]
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10807/134012
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact