Già nel 1920 Thorndike definiva l’intelligenza sociale come "the ability to understand and manage [others], to act wisely in human relations” (p. 228). A differenza degli oggetti, le persone hanno intenzioni, emozioni e motivazioni. A parità di condizioni, quindi, dimostrare “intelligenza” nei confronti di una persona dovrebbe essere più complicato che dimostrarla verso un oggetto. Tuttavia, garantito un livello minimo di intelligenza generale (v. Sciara & Pantaleo 2015), l’espressione di comportamenti socialmente intelligenti (i.e. reciprocamente vantaggiosi e soddisfacenti) dovrebbe dipendere in maniera critica dalla riattivazione di specifiche conoscenze sociali, precedentemente apprese attraverso attività di tipo vario e eterogeneo (e.g. Pantaleo e Canessa 2011). Per dimostrare che la riattivazione di conoscenze sociali interagisce con l’apprendimento e l’esercizio di attività relazionali di vario genere nel determinare la scelta di condotte socialmente intelligenti, i partecipanti (N=150) venivano casualmente assegnati a una di due condizioni di priming procedurale (descrizione funzionale di oggetti vs. rievocazione di reali relazioni sociali) (e.g. Higgins 1989). Il grado di attività sociale veniva misurato attraverso un’apposita scheda di rilevazione (Pantaleo 1997); l’intelligenza sociale, utilizzando un esempio classico fornito da Goleman (2006) per illustrare la capacità di risolvere una situazione sociale in maniera reciprocamente vantaggiosa e soddisfacente vs. più discutibile e socialmente ottusa. Come previsto, la più alta espressione di “intelligenza sociale” si è manifestata soltanto nella condizione mirata a riattivare – attraverso la procedura di priming procedurale – quelle specifiche conoscenze sociali fondate su un elevato grado di attività [Interazione: F(1,146)=3.98, p=.048]. La totale assenza di effetti principali ha dimostrato, poi, che né un’intensa attività sociale [F(1,146)=.88, n.s.], né la semplice riattivazione di conoscenze socio-relazionali [F(1,146)=.22, n.s.] sarebbero in grado, da sole, di portare una persona alla scelta di condotte “socialmente intelligenti”. In presenza di adeguati livelli di intelligenza generale l’intelligenza sociale dipenderebbe, infatti, dalla combinazione di entrambi i fattori.
Pantaleo, G., Sciara, S., Prospettive multiple e intelligenza sociale: quando la riattivazione dei legami sociali porta a scegliere condotte socialmente intelligenti, Abstract de <<Congresso Nazionale delle Sezioni di "Psicologia per le Organizzazioni" e di "Psicologia Sociale"dell'AIP>>, (Palermo, 17-19 September 2015 ), Edizioni arti grafiche palermitane, Palermo 2015: 178-179 [http://hdl.handle.net/10807/133897]
Prospettive multiple e intelligenza sociale: quando la riattivazione dei legami sociali porta a scegliere condotte socialmente intelligenti
Sciara, SimonaSecondo
2015
Abstract
Già nel 1920 Thorndike definiva l’intelligenza sociale come "the ability to understand and manage [others], to act wisely in human relations” (p. 228). A differenza degli oggetti, le persone hanno intenzioni, emozioni e motivazioni. A parità di condizioni, quindi, dimostrare “intelligenza” nei confronti di una persona dovrebbe essere più complicato che dimostrarla verso un oggetto. Tuttavia, garantito un livello minimo di intelligenza generale (v. Sciara & Pantaleo 2015), l’espressione di comportamenti socialmente intelligenti (i.e. reciprocamente vantaggiosi e soddisfacenti) dovrebbe dipendere in maniera critica dalla riattivazione di specifiche conoscenze sociali, precedentemente apprese attraverso attività di tipo vario e eterogeneo (e.g. Pantaleo e Canessa 2011). Per dimostrare che la riattivazione di conoscenze sociali interagisce con l’apprendimento e l’esercizio di attività relazionali di vario genere nel determinare la scelta di condotte socialmente intelligenti, i partecipanti (N=150) venivano casualmente assegnati a una di due condizioni di priming procedurale (descrizione funzionale di oggetti vs. rievocazione di reali relazioni sociali) (e.g. Higgins 1989). Il grado di attività sociale veniva misurato attraverso un’apposita scheda di rilevazione (Pantaleo 1997); l’intelligenza sociale, utilizzando un esempio classico fornito da Goleman (2006) per illustrare la capacità di risolvere una situazione sociale in maniera reciprocamente vantaggiosa e soddisfacente vs. più discutibile e socialmente ottusa. Come previsto, la più alta espressione di “intelligenza sociale” si è manifestata soltanto nella condizione mirata a riattivare – attraverso la procedura di priming procedurale – quelle specifiche conoscenze sociali fondate su un elevato grado di attività [Interazione: F(1,146)=3.98, p=.048]. La totale assenza di effetti principali ha dimostrato, poi, che né un’intensa attività sociale [F(1,146)=.88, n.s.], né la semplice riattivazione di conoscenze socio-relazionali [F(1,146)=.22, n.s.] sarebbero in grado, da sole, di portare una persona alla scelta di condotte “socialmente intelligenti”. In presenza di adeguati livelli di intelligenza generale l’intelligenza sociale dipenderebbe, infatti, dalla combinazione di entrambi i fattori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.