Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo diversi elementi di incertezza gravavano sul voto, dalla nuova legge elettorale ai cambiamenti nella geografia dell’offerta politica, ai fatti di cronaca che avevano dominato la campagna elettorale. Come spesso accade, queste incertezze sono svanite all’alba del 5 marzo, quando molti politici, commentatori ed elettori hanno sottolineato come l’affermazione di Movimento 5 Stelle e Lega e la sconfitta del Partito Democratico fossero esiti largamente prevedibili e radicati in dinamiche di lungo corso. Il “senno di poi”, ovvero la tendenza a sovrastimare la prevedibilità di un evento dopo che l’evento si è realizzato, è un fenomeno molto comune in ambito politico ed è un’importante distorsione (o bias) che influenza i giudizi politici con conseguenze rilevanti sulla valutazione degli attori coinvolti e sulle intenzioni di voto future. La ricerca psicosociale ha evidenziato che questo bias si manifesta a più livelli: come fenomeno mnemonico, quando le persone non riescono a ricordare correttamente le proprie previsioni; come errore cognitivo, quando le persone utilizzano le informazioni sull’esito per creare nessi causali illusori; come prodotto di fattori motivazionali, quando le persone distorcono i propri giudizi in funzione dei propri bisogni e obiettivi (ad esempio mantenere un’alta stima di sé e del proprio gruppo, o giustificare un fallimento) e delle proprie reazioni emotive. La forza e la direzione di questi effetti, così come i fattori che potrebbero influenzarli, sono però ancora poco chiari. Nella nostra ricerca abbiamo chiesto a un gruppo di 1000 partecipanti al panel ITANES 2018 di fare una previsione sui risultati delle elezioni del 4 marzo. Nella rilevazione post-elettorale, due settimane dopo il voto, abbiamo chiesto agli stessi partecipanti di ricordare le previsioni fatte e abbiamo confrontato le stime pre- e post-elettorali e di esprimere una serie di giudizi soggettivi sulla prevedibilità dell’esito e sulle emozioni suscitate da esso. La nostra ipotesi era che l’esito del voto interferisse con il ricordo delle previsioni fatte prima del voto stesso e con la percezione della sua prevedibilità. Il grado di soddisfazione (o, al contrario, di delusione) per il risultato elettorale sarebbe alla base di tale interferenza, spingendo gli elettori più soddisfatti a ritenere l’esito prevedibile e quelli più delusi a riconsiderare non solo le proprie previsioni, ma anche i propri giudizi sulla responsabilità dell’esito deludente. La discussione analizzerà come il senno di poi ha influenzato i giudizi dati sull’esito delle elezioni in funzione delle scelte di voto degli elettori, e in che modo questi giudizi possono a loro volta influenzare la valutazione dei partiti e dei leader emersi come vincitori o sconfitti e le intenzioni di voto future degli elettori.
Bertolotti, M. M., Catellani, P., Il senno di poi degli elettori. Illusioni, delusioni, sorprese, in Itane, I. (ed.), Vox populi. Il voto ad alta voce del 2018, Il Mulino, Bologna 2018: 225- 238 [http://hdl.handle.net/10807/130890]
Il senno di poi degli elettori. Illusioni, delusioni, sorprese
Bertolotti, Mauro MariaPrimo
;Catellani, PatriziaSecondo
2018
Abstract
Alla vigilia delle elezioni del 4 marzo diversi elementi di incertezza gravavano sul voto, dalla nuova legge elettorale ai cambiamenti nella geografia dell’offerta politica, ai fatti di cronaca che avevano dominato la campagna elettorale. Come spesso accade, queste incertezze sono svanite all’alba del 5 marzo, quando molti politici, commentatori ed elettori hanno sottolineato come l’affermazione di Movimento 5 Stelle e Lega e la sconfitta del Partito Democratico fossero esiti largamente prevedibili e radicati in dinamiche di lungo corso. Il “senno di poi”, ovvero la tendenza a sovrastimare la prevedibilità di un evento dopo che l’evento si è realizzato, è un fenomeno molto comune in ambito politico ed è un’importante distorsione (o bias) che influenza i giudizi politici con conseguenze rilevanti sulla valutazione degli attori coinvolti e sulle intenzioni di voto future. La ricerca psicosociale ha evidenziato che questo bias si manifesta a più livelli: come fenomeno mnemonico, quando le persone non riescono a ricordare correttamente le proprie previsioni; come errore cognitivo, quando le persone utilizzano le informazioni sull’esito per creare nessi causali illusori; come prodotto di fattori motivazionali, quando le persone distorcono i propri giudizi in funzione dei propri bisogni e obiettivi (ad esempio mantenere un’alta stima di sé e del proprio gruppo, o giustificare un fallimento) e delle proprie reazioni emotive. La forza e la direzione di questi effetti, così come i fattori che potrebbero influenzarli, sono però ancora poco chiari. Nella nostra ricerca abbiamo chiesto a un gruppo di 1000 partecipanti al panel ITANES 2018 di fare una previsione sui risultati delle elezioni del 4 marzo. Nella rilevazione post-elettorale, due settimane dopo il voto, abbiamo chiesto agli stessi partecipanti di ricordare le previsioni fatte e abbiamo confrontato le stime pre- e post-elettorali e di esprimere una serie di giudizi soggettivi sulla prevedibilità dell’esito e sulle emozioni suscitate da esso. La nostra ipotesi era che l’esito del voto interferisse con il ricordo delle previsioni fatte prima del voto stesso e con la percezione della sua prevedibilità. Il grado di soddisfazione (o, al contrario, di delusione) per il risultato elettorale sarebbe alla base di tale interferenza, spingendo gli elettori più soddisfatti a ritenere l’esito prevedibile e quelli più delusi a riconsiderare non solo le proprie previsioni, ma anche i propri giudizi sulla responsabilità dell’esito deludente. La discussione analizzerà come il senno di poi ha influenzato i giudizi dati sull’esito delle elezioni in funzione delle scelte di voto degli elettori, e in che modo questi giudizi possono a loro volta influenzare la valutazione dei partiti e dei leader emersi come vincitori o sconfitti e le intenzioni di voto future degli elettori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.