In questo contributo si darà conto di come l’opera di Shakespeare intersechi e informi la teoria letteraria di uno dei maggiori pensatori dell’Ottocento inglese, John Henry Newman (1801-1890). Uomo di Chiesa, Anglicana prima e Cattolica poi, il Cardinale Newman fu una delle menti che crearono e portarono a compimento l’esperienza Trattariana a Oxford (1833-1845); fine teologo ma anche prolifico ed elegante letterato, Newman fu autore di romanzi di tipo storico e autobiografico, e di poesie. Oggetto di analisi saranno alcuni suoi scritti aventi come tema la pratica letteraria, intendendo in questo modo contribuire a colmare una lacuna importante negli studi newmaniani. La pervasività dell’insegnamento del Cardinale nell’ambito della cultura europea è confermata e sistematizzata in varie branche di studi che vanno dalla pedagogia alla teologia più pura; tuttavia, nonostante l’influenza pervasiva che la figura di Newman ha nel suo presente storico e negli esperimenti modernisti e novecenteschi in ambito anglosassone, la sua pratica letteraria non ha incontrato lo stesso favorevole interesse da parte della critica, a parte qualche validissimo studio. Con quest’intenzione, si vedrà in questa sede come alla base del complesso pensiero di Newman sulla letteratura stiano Shakespeare e la grande tradizione europea; particolare risalto sarà dato all’uso del macrotesto shakespeariano e della tradizione classica come base sulla quale costruire e illustrare la propria idea, la quale poggia sulla considerazione generale che il fatto letterario si dia come evento di natura essenzialmente orale.
Caraceni, F., "Poetry in persons": appunti su Shakespeare e la teoria letteraria di John Henry Newman, in Shakespeare e la modernità. Atti delle Rencontres de l'Archet. Morgex, 12-17 settembre 2016, (Morgex, 12-17 September 2016), Lexis Compagnia Editoriale, Torino 2016: 144-153 [https://hdl.handle.net/10807/129648]
"Poetry in persons": appunti su Shakespeare e la teoria letteraria di John Henry Newman
Caraceni, FrancescaPrimo
2016
Abstract
In questo contributo si darà conto di come l’opera di Shakespeare intersechi e informi la teoria letteraria di uno dei maggiori pensatori dell’Ottocento inglese, John Henry Newman (1801-1890). Uomo di Chiesa, Anglicana prima e Cattolica poi, il Cardinale Newman fu una delle menti che crearono e portarono a compimento l’esperienza Trattariana a Oxford (1833-1845); fine teologo ma anche prolifico ed elegante letterato, Newman fu autore di romanzi di tipo storico e autobiografico, e di poesie. Oggetto di analisi saranno alcuni suoi scritti aventi come tema la pratica letteraria, intendendo in questo modo contribuire a colmare una lacuna importante negli studi newmaniani. La pervasività dell’insegnamento del Cardinale nell’ambito della cultura europea è confermata e sistematizzata in varie branche di studi che vanno dalla pedagogia alla teologia più pura; tuttavia, nonostante l’influenza pervasiva che la figura di Newman ha nel suo presente storico e negli esperimenti modernisti e novecenteschi in ambito anglosassone, la sua pratica letteraria non ha incontrato lo stesso favorevole interesse da parte della critica, a parte qualche validissimo studio. Con quest’intenzione, si vedrà in questa sede come alla base del complesso pensiero di Newman sulla letteratura stiano Shakespeare e la grande tradizione europea; particolare risalto sarà dato all’uso del macrotesto shakespeariano e della tradizione classica come base sulla quale costruire e illustrare la propria idea, la quale poggia sulla considerazione generale che il fatto letterario si dia come evento di natura essenzialmente orale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.