Il processo, diretto all’applicazione della legge nel caso concreto e svolgentesi all’interno di un universo linguistico, implica un’attività ermeneutica concernente la ricostruzione del fatto non solo per il necessario legame tra quaestio facti e quaestio iuris, bensì pure per l’esigenza di comprendere l’imputazione e le allegazioni di parte, nonché le formulazioni e le valutazioni probatorie. In esso, la verifica dell’enunciato posto a fondamento della domanda giudiziale si compie con le cadenze di una dialettica probatoria sia esterna (in cui si realizza il contraddittorio) che interna. Questa riguarda i criteri razionali di verosimiglianza, pertinenza e rilevanza per l’ammissione probatoria, garantendosi la neutralità metodologica del giudice, che non deve aderire durante l’istruzione ad alcuna ipotesi di ricerca.
Ubertis, G., Dialettica probatoria e terzietà del giudice, <<ARS INTERPRETANDI>>, 2018; (1): 57-70 [http://hdl.handle.net/10807/128511]
Dialettica probatoria e terzietà del giudice
Ubertis, Giulio
2018
Abstract
Il processo, diretto all’applicazione della legge nel caso concreto e svolgentesi all’interno di un universo linguistico, implica un’attività ermeneutica concernente la ricostruzione del fatto non solo per il necessario legame tra quaestio facti e quaestio iuris, bensì pure per l’esigenza di comprendere l’imputazione e le allegazioni di parte, nonché le formulazioni e le valutazioni probatorie. In esso, la verifica dell’enunciato posto a fondamento della domanda giudiziale si compie con le cadenze di una dialettica probatoria sia esterna (in cui si realizza il contraddittorio) che interna. Questa riguarda i criteri razionali di verosimiglianza, pertinenza e rilevanza per l’ammissione probatoria, garantendosi la neutralità metodologica del giudice, che non deve aderire durante l’istruzione ad alcuna ipotesi di ricerca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.