Odio online, razzismi 2.0, hate speech e ostilità verso l’altro: la diffusione di azioni e linguaggi violenti nel Web preoccupa chi cerca risposte educative. Non si tratta di fenomeni nuovi, ma l’ambiente digitale fa acquisire caratteristiche specifiche e particolari. Emerge una novità: online diventa molto più labile la separazione tra razzismi espliciti e latenti, teorizzata negli ultimi decenni. La cultura convergente e la partecipazione 2.0 diffondono e normalizzano contenuti dichiaratamente ostili o violenti. Il processo di accettazione sociale, che spesso passa dalla critica al “politicamente corretto”, dall’ironia e dalla pretesa di “non essere preso sul serio”, si nutre della deresponsabilizzazione degli utenti e della banalizzazione delle pedagogie d’odio. I razzismi si presentano, insomma, come semplificazioni interpretative di un mondo complesso. Il libro – destinato a insegnanti, educatori, operatori sociali, studenti, decisori politici e cittadini – propone un nuovo modo di pensare la media education, facendola uscire dal recinto dell’educazione formale per promuoverne l’incontro con la prevenzione e la cittadinanza. Non basta più educare lo spettatore, serve anche educare il produttore che ogni spettatore è diventato grazie allo smartphone che ha in tasca. Insieme al pensiero critico occorre sviluppare responsabilità; in questa direzione sono analizzate le varie caratteristiche dell’ambiente digitale, come la velocità, l’anonimato, l’autorialità, il ruolo delle immagini e del flaming, nonché alcune conversazioni via social network sulle performances razziste degli adolescenti: un caso di etnografia virtuale, ma anche un tentativo di educazione alla riflessività. Come si risponde all’odio verso l’altro? Come si crea responsabilità sociale? Alla media education si affianca il contributo della pedagogia interculturale e dell’educazione alla cittadinanza. La proposta è un approccio morale che educhi a comportamenti di aiuto e cooperazione, orientando ad essere non solo naturalmente, ma anche culturalmente, “negli” altri e “per” gli altri. Si apre dunque un grande campo educativo, ancora più importante della denuncia: promuovere gli anticorpi della Rete e l’attivismo digitale di cittadini che devono essere formati come agenti morali capaci di soggettività critica, attraverso l’assunzione di responsabilità personale.

Pasta, S., Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online, Scholé - Morcelliana, Brescia 2018:<<QUADERNI PER L'UNIVERSITÀ (BRESCIA. 2017)>>, 218 [http://hdl.handle.net/10807/126421]

Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online

Pasta, Stefano
2018

Abstract

Odio online, razzismi 2.0, hate speech e ostilità verso l’altro: la diffusione di azioni e linguaggi violenti nel Web preoccupa chi cerca risposte educative. Non si tratta di fenomeni nuovi, ma l’ambiente digitale fa acquisire caratteristiche specifiche e particolari. Emerge una novità: online diventa molto più labile la separazione tra razzismi espliciti e latenti, teorizzata negli ultimi decenni. La cultura convergente e la partecipazione 2.0 diffondono e normalizzano contenuti dichiaratamente ostili o violenti. Il processo di accettazione sociale, che spesso passa dalla critica al “politicamente corretto”, dall’ironia e dalla pretesa di “non essere preso sul serio”, si nutre della deresponsabilizzazione degli utenti e della banalizzazione delle pedagogie d’odio. I razzismi si presentano, insomma, come semplificazioni interpretative di un mondo complesso. Il libro – destinato a insegnanti, educatori, operatori sociali, studenti, decisori politici e cittadini – propone un nuovo modo di pensare la media education, facendola uscire dal recinto dell’educazione formale per promuoverne l’incontro con la prevenzione e la cittadinanza. Non basta più educare lo spettatore, serve anche educare il produttore che ogni spettatore è diventato grazie allo smartphone che ha in tasca. Insieme al pensiero critico occorre sviluppare responsabilità; in questa direzione sono analizzate le varie caratteristiche dell’ambiente digitale, come la velocità, l’anonimato, l’autorialità, il ruolo delle immagini e del flaming, nonché alcune conversazioni via social network sulle performances razziste degli adolescenti: un caso di etnografia virtuale, ma anche un tentativo di educazione alla riflessività. Come si risponde all’odio verso l’altro? Come si crea responsabilità sociale? Alla media education si affianca il contributo della pedagogia interculturale e dell’educazione alla cittadinanza. La proposta è un approccio morale che educhi a comportamenti di aiuto e cooperazione, orientando ad essere non solo naturalmente, ma anche culturalmente, “negli” altri e “per” gli altri. Si apre dunque un grande campo educativo, ancora più importante della denuncia: promuovere gli anticorpi della Rete e l’attivismo digitale di cittadini che devono essere formati come agenti morali capaci di soggettività critica, attraverso l’assunzione di responsabilità personale.
2018
Italiano
Monografia o trattato scientifico
Scholé - Morcelliana
Pasta, S., Razzismi 2.0. Analisi socio-educativa dell'odio online, Scholé - Morcelliana, Brescia 2018:<<QUADERNI PER L'UNIVERSITÀ (BRESCIA. 2017)>>, 218 [http://hdl.handle.net/10807/126421]
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