Negli ultimi 20 anni la malattia da HIV è andata progressivamente trasformandosi da una patologia invariabilmente letale a una condizione cronica trattabile, grazie alla disponibilità di terapie antiretrovirali sempre più efficaci. Un uso diffuso di queste terapie ha inoltre la potenzialità di contribuire al controllo della diffusione del contagio. È significativamente diminuita nelle persone con HIV l’incidenza di manifestazioni opportunistiche favorite dalla immunodepressione, mentre sono divenute molto più comuni patologie cronico-degenerative, come patologie cardio- e cerebrovascolari, metaboliche, ossee, renali ed epatiche, legate allo stato di infiammazione cronica e all’invecchiamento della popolazione di queste persone. Nel 2030, si prevede che oltre l’80% delle persone con HIV più anziane e avrà almeno una patologia cronico-degenerativa, rispetto al 19% delle persone HIV-negative, e oltre un quarto di esse avrà tre o più patologie. Tra le persone con HIV va incrementandosi la prevalenza di una condizione di fragilità. La scelta delle strategie terapeutiche per la malattia da HIV quindi deve oggi essere basata non più soltanto sulla capacità dei farmaci di indurre una completa soppressione della replicazione virale nel breve/medio termine. Le scelte terapeutiche devono favorire l’aderenza e l’assenza di tossicità sul lungo termine, avere la capacità di ripristinare l’omeostasi immunitaria e ridurre quindi l’infiammazione cronica e il rischio di patologie correlate, avere un impatto positivo nel tempo sulle condizioni complessive di vita della persona con HIV, misurato anche con indicatori quali i patient related oucomes.

Girardi, E., D'Arminio Monforte, A., Camoni, L., Pezzotti, P., Guaraldi, G., Ammassari, A., Antinori, A., Bonora, S., Mussini, C., Cingolani, A., Corbelli, G. M., Adami, S., Degli Esposti, L., Andretta, M., [Treating HIV disease: back to the patient?], <<RECENTI PROGRESSI IN MEDICINA>>, 2016; 107 (10): 525-550-565. [doi:10.1701/2454.25704] [http://hdl.handle.net/10807/124388]

[Treating HIV disease: back to the patient?]

Pezzotti, Patrizio;Ammassari, Adriana;Cingolani, Antonella;
2016

Abstract

Negli ultimi 20 anni la malattia da HIV è andata progressivamente trasformandosi da una patologia invariabilmente letale a una condizione cronica trattabile, grazie alla disponibilità di terapie antiretrovirali sempre più efficaci. Un uso diffuso di queste terapie ha inoltre la potenzialità di contribuire al controllo della diffusione del contagio. È significativamente diminuita nelle persone con HIV l’incidenza di manifestazioni opportunistiche favorite dalla immunodepressione, mentre sono divenute molto più comuni patologie cronico-degenerative, come patologie cardio- e cerebrovascolari, metaboliche, ossee, renali ed epatiche, legate allo stato di infiammazione cronica e all’invecchiamento della popolazione di queste persone. Nel 2030, si prevede che oltre l’80% delle persone con HIV più anziane e avrà almeno una patologia cronico-degenerativa, rispetto al 19% delle persone HIV-negative, e oltre un quarto di esse avrà tre o più patologie. Tra le persone con HIV va incrementandosi la prevalenza di una condizione di fragilità. La scelta delle strategie terapeutiche per la malattia da HIV quindi deve oggi essere basata non più soltanto sulla capacità dei farmaci di indurre una completa soppressione della replicazione virale nel breve/medio termine. Le scelte terapeutiche devono favorire l’aderenza e l’assenza di tossicità sul lungo termine, avere la capacità di ripristinare l’omeostasi immunitaria e ridurre quindi l’infiammazione cronica e il rischio di patologie correlate, avere un impatto positivo nel tempo sulle condizioni complessive di vita della persona con HIV, misurato anche con indicatori quali i patient related oucomes.
2016
Italiano
Girardi, E., D'Arminio Monforte, A., Camoni, L., Pezzotti, P., Guaraldi, G., Ammassari, A., Antinori, A., Bonora, S., Mussini, C., Cingolani, A., Corbelli, G. M., Adami, S., Degli Esposti, L., Andretta, M., [Treating HIV disease: back to the patient?], <<RECENTI PROGRESSI IN MEDICINA>>, 2016; 107 (10): 525-550-565. [doi:10.1701/2454.25704] [http://hdl.handle.net/10807/124388]
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